Nilde Iotti: donna carismatica
È anche un film sui nostri tempi, Storia di Nilde, la docu-fiction proposta da Rai Uno nel ventennale della morte della prima donna presidente della Camera dei Deputati, scomparsa il 4 dicembre del 1999. Lo è per stile, per forma, per come mescola (in prima serata) materiali di diverso tipo: la fiction, i materiali di repertorio (filmati Luce, fotografie) e le interviste a giornalisti, storici, ex politici o amici del personaggio raccontato.
«La forma è sostanza» ripetono prima Togliatti e poi la stessa Nilde Iotti nel film andato in onda ieri sera, diretto da Emanuele Imbucci. E dunque la scelta di fondere la ricostruzione artificiale con la forza espressiva dei filmati d’epoca è figlia di un presente in cui le barriere tra finzione e documentario si sono quantomeno abbassate e il fiume di immagini che quotidianamente ci travolge è eterogeneo, spurio, ed anche la fiction italiana in chiaro, la più popolare, può esserne – positivamente – condizionata.
Era già accaduto nel 2018 con Aldo Moro, il professore, e riaccadrà a breve per i cinquant’anni dalla strage di Piazza Fontana, giovedì 12 dicembre, con la docu-fiction Piazza Fontana, Io ricordo, di Francesco Miccichè: è una strada ormai battuta, e vedremo se diventerà consuetudine, normalità.
Fatto sta che in Storia di Nilde c’è un bel lavoro di integrazione tra immagini vere e immagini ricostruite, con un montaggio, specie nella parte iniziale, che alterna frammenti di un tipo e frammenti dell’altro amalgamandoli fino a quasi ad eliminarne la differenza. Dentro questa confezione che appunto diventa strumento espressivo, e che va dal bianco e nero al colore, dal volto e la voce reale di Nilde Iotti al viso e ai suoni mimetici, evocativi, non calcati, ma precisi di Anna Foglietta che la interpreta, si muove la storia della nostra Repubblica, a dire il vero anche quella che l’ha immediatamente preceduta, con l’occupazione nazista e la lotta partigiana. Poi la Liberazione, l’elezione dell’Assemblea Costituente, le elezioni del ’48 e l’amore discusso, osteggiato, divenuto per forza di cose politica, tra Palmiro Togliatti e una giovane Nilde Iotti.
E poi ancora l’attentato al segretario del Pci, nell’estate del ’48, e il rischio della guerra civile, fino alla morte del leader politico nel 1964 e al successivo cammino della ragazza di Reggio Emilia, con il referendum sul divorzio per arrivare al completamento di un cerchio che si apre e si chiude con le storiche immagini di quel 20 giugno 1979 in cui la Iotti fu eletta presidente della camera.
Colpiscono, ripassando rapidamente questi quasi ottant’anni di Storia italiana, l’attenzione della protagonista per le classi più svantaggiate e soprattutto la sua costante battaglia per l’avanzamento, la crescita, l’emancipazione delle donne nella società italiana. Per rafforzare questa sua radicata inclinazione, la fiction costruisce un sottile filo di fantasia a partire da una lettera realmente scritta da una ragazza stanca del fatto che le sue scelte di vita fossero condizionate dal fidanzato. A quella lettera Nilde Iotti aveva risposto realmente, invitando l’autrice a una maggiore autonomia e libertà.
Questa ragazza nel film diventa il personaggio di Rosanna e fa da voce narrante, da collante ad un racconto che vede tra i testimoni reali Giorgio Napolitano, Emanuele Macaluso, Giuliano Amato, lo storico Giorgio Vacca, i giornalisti Filippo Ceccarelli e Marcello Sorgi, la biografa di Nilde Iotti Luisa Lama, il regista Giorgio Ferrara e infine Marisa Malagoli, la bambina adottata da Togliatti e Nilde Iotti in seguito agli scontri tra operai e polizia avvenuti a Modena, nel 1950.
La bambina era la sorella minore, già orfana, di uno dei sei lavoratori uccisi, ed oggi offre i suoi ricordi di quel tempo ormai lontano, rafforzando l’unione tra gli aspetti pubblici e privati di Nilde Iotti, una relazione tra intimo e pubblico che è il cuore di questo denso racconto per immagini, di questo omaggio della televisione pubblica a una donna carismatica e importante per l’Italia del dopoguerra.