Ior, Apsa e media vaticani. In atto le riforme di Francesco
La vigorosa spinta di papa Francesco per riformare le strutture della Santa Sede dal punto di vista economico ha raggiunto nuovi obbiettivi. Le principali modifiche comunicate dal Vaticano riguardano lo Ior, l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica e il sistema dei mezzi di comunicazione. Per quanto concerne la banca vaticana, si è provveduto alla nomina del nuovo presidente del Consiglio di sovrintendenza, l’organismo composto da esperti laici, che ora sarà guidato dall’economista francese Jean-Batptiste de Franssu (a sinistra nella foto).
«Ci siamo concentrati sull’obbiettivo di conformare lo Ior alla regolamentazione finanziaria e di renderlo più sicuro e trasparente», ha spiegato il presidente uscente, l’avvocato tedesco Ernst von Freyberg, ricordando la sua promessa di inizio mandato, quella cioè di perseguire con «tolleranza zero ogni attività sospetta». Tracciando un consuntivo dell’operato, ha precisato che «abbiamo posto le fondamenta per consentire a una nuova equipe dirigenziale di fare dello Ior un fornitore di servizio davvero eccezionale nel mondo della finanza cattolica».
Si chiude così la fase 1 della ristrutturazione della banca vaticana, il cui organismo di controllo sarebbe scaduto a settembre, ma il papa ne ha voluto anticipare i tempi per accelerare il passaggio allo stadio successivo. Nel nuovo organismo, come annunciato dal prefetto per l’Economia, card. George Pell, entrano il tedesco Clemens Boersig, l’americana Mary Ann Glendon e il britannico Michael Hintze, più altri due membri laici non ancora comunicati. Monsignor Alfred Xuereb, segretario generale della Segreteria per l’economia, sarà segretario senza diritto di voto del Consiglio dello Ior, mentre monsignor Battista Ricca rimane il prelato dell'Istituto per le Opere di Religione.
Significativi i risultati comunicati relativi al riesame dei clienti dell’Ior a partire dal maggio 2013, perché è stato comunicato che sono stati chiusi rapporti con ben 3.355 clienti, di cui 2.600 con conti da tempo non operativi e con saldi minimi, e 755 non appartenenti alle categorie autorizzate di istituzioni cattoliche, religiosi, dipendenti vaticani, ambasciate e diplomatici. Per questi ultimi, viene precisato, che i rapporti con 396 clienti sono già cessati, mentre con 359 è in corso l’indagine di accertamento. Con altri 2.100 titolari di depositi è stato invece provveduto al blocco del conto in attesa che vengano forniti precisi dati identificativi che risultano al momento mancanti o incompleti.
Verifiche, queste, che sicuramente incontrano il favore di papa Francesco, che non sarà dispiaciuto di un’uscita dalle casse dello Ior di 44 milioni di euro per la chiusura dei conti di 396 clienti. Una banca un po’ più magra, ma ora nella condizione di attuare le norme internazionali di trasparenza e antiriciclaggio. Il consuntivo complessivo 2013 della banca segnala un crollo dell’utile da 86,6 milioni di euro a soli 2,9. Motivo? «È stato significativamente influenzato – si legge nel comunicato – da oneri di natura straordinaria, da rilevanti rettifiche sul valore dei fondi di investimento gestiti da terzi negoziati nel 2012 e inizio 2013 (prima cioè dell’intervento di Bergoglio, ndr) e dalla forte diminuzione del valore dell'oro».
Cosa ha pesato in particolare? «I 14,4 milioni di passivo – riporta l’agenzia Ansa – dell’operazione Lux Vide voluta a partire dal 2011 dal cardinale Tarcisio Bertone (prestito obbligazionario alla casa produttrice tv fondata da Ettore Bernabei poi convertito in azioni della società trasferite a una fondazione vaticana), vero e proprio “buco” nel bilancio». Sono registrati pure «5,7 milioni di “svalutazioni” che comprendono il deprezzamento di 3,2 milioni per il sostegno finanziario alla diocesi di Terni, finanziariamente in pessime acque». Una buona notizia emerge, comunque, dall’esame del bilancio. Nonostante i minori utili e l’addio a oltre tremila clienti (ne sono rimasti 15.495), «lo Ior si rende disponibile – viene precisato nel comunicato – a contribuire per 54 milioni di euro al budget della Santa Sede», con una cifra analoga, quindi, a quella del 2012 (54,7 milioni). La somma sarà destinata alle opere caritative e di evangelizzazione di papa Francesco.
Per la riforma dell’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (Apsa), si è provveduto a trasferire la sezione ordinaria alla neonata Segreteria per l’economia. Di conseguenza l’Apsa concentrerà le proprie attività esclusivamente sul ruolo di tesoreria della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano.
Trasformazioni in vista anche per il complesso dei media d’Oltretevere (Radio Vaticana, Centro televisivo vaticano, Sala Stampa, Osservatore Romano, Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali, Vatican information service) che necessitano di «provvedimenti per adeguare tali strumenti di comunicazione alle nuove tendenze di consumo dei media, di migliorarne il coordinamento e di raggiungere progressivamente e sensibilmente considerevoli risparmi finanziari», come indicato dal rapporto elaborato dalla società di consulenza McKinsey, voluto da Bergoglio.
Si tratta perciò di una riforma globale, ora affidata ad un apposito comitato, appena nominato, presieduto dall’inglese Lord Cristopher Patten, rettore dell’università di Oxford e presidente della Bbc. Il lavoro sarà impegnativo, perché le operazioni di coordinamento tentate da Wojtyla e Ratzinger non hanno sortito gli effetti sperati. Consapevole di questo, papa Francesco ha coinvolto autorevoli soggetti esterni e ha assegnato tempi stretti, solo dodici mesi. Una prova ulteriore della fretta che ha di cambiare organismi e strutture della Santa Sede per renderli più aderenti al Vangelo e alla missione della Chiesa.