Io corvo nero della Chiesa

Un lettore ci scrive sulle vicende vaticane: «La nave perde pezzi arrugginiti, ossidati, e Pietro sperimenta il tradimento come il suo Maestro»
basilica san pietro

Mi giro, mi rigiro, mi rotolo, insonne! Sono le prime ore del giorno e sono turbato e angosciato.
La Chiesa è nella grande bufera e molto, molto di più. Ne sto conoscendo ogni dettaglio, divulgato senza pietà alcuna! E proprio perché sono "laico”, cioè “il tutto cristiano”, me ne sento responsabile: di qui il mio dramma!
Mi frullano nella testa due frasi, fondanti la mia personalità umana, scolpite in me, indelebili, in epopea giovanile: «Mio il dolore che mi sfiora nel presente… Mio il dolore delle anime accanto…». E dunque non posso, né devo giudicare alcuno.
 
Attorno a Pietro sembra si stia scatenando un inferno. Anche la sua naturale riservatezza è messa in piazza! Essa, la Chiesa, viene purificata dei suoi peccati! Ma i suoi peccati sono la somma di tutti quelli dei suoi uomini. Dunque la Chiesa è intrisa anche dei miei peccati, dei miei fronzoli, inadeguatezze; anche quelli la abbrutiscono, la imbrattano, le tolgono la “veste candida”. La veste non solo è macchiata, lacerata: quasi non c’è più. E così appare in difficoltà, indifesa, nuda. Nuda, come nudo sono io che la abito!
 
Pietro sobbalza, immerso nella grande bufera. Questa volta è lui che viene tradito. Sembra non possa contare neppure sui suoi fedelissimi, come è accaduto al Maestro suo, al mio, al nostro. L’ho visto, sazio di anni, leggermente incurvato e i suoi occhi sereni mi leniscono un po’. Mi celano il disagio, non lo mostrano. È dolore che si fa sé e che conferisce “stabilità” alla sua carne dilaniata. I suoi occhi risaltano “tra il groviglio di macerie”: sono puri. Sono occhi che sanno guardarsi dentro dove trovano senso e misura.
In fondo lui sa che non praevalebunt (non prevarranno) e rivive sulla sua pelle il tradimento al Maestro del “primigenio Pietro”. I due occhi restano fermi tra tanto  turbinio. I puri di cuore vedranno Dio e sono beati, per guardare oltre.
 
Anch’io vedo, guardo i miei peccati: anch’essi abbrutiscono la Chiesa. Anch’io la tradisco! E, Pietro, timoniere, sente i sussulti della barca!
Ma la barca sta cambiando lo scafo e si prepara “ perdendo” i pezzi arrugginiti e ossidati. Si annuncia una nuova vela, alta e di candido lino, intessuto da mani raffinate e un nuovissimo scafo, appena tornito di ulivo antico tagliato da mani sicure.
Nell’intimità della Chiesa in burrasca c'è anche il nuovo cuore che pulsa vivo e vivace, che freme giovane. Lo vedo che già si contrae, ricco di ossigeno, a rinvigorire ogni fibra, e tessuto e organo fino a rivitalizzare l’ultimo polpastrello.
 
Dentro i due occhi, spauriti, ma fermi di Pietro, sbattuto dai venti impetuosi, c’è il nuovo “cuore di carne” che spinge sangue rosso, rutilante, ma anche capace di raccogliere quello più venoso che ritorna, scurito d’inferno, per respirare, purificato, nuovo ossigeno. Il loglio dei miei peccati ha sporcato la veste candida, ma il grano cresce, abbondante. Gli occhi di Pietro lo vedono perché sanno guardare lontano, oltre la tempesta.
“Mi ami tu?”
 
Il tradimento del Maestro lo rivive, oggi, Pietro sulla sua pelle di carne. E il Grido si rinnova, il Grido del Maestro: «Dio mio, Dio mio, perché anche tu mi hai abbandonato?» In quel Grido anche la Chiesa rispererà ed anch’io rinascerò, ricco di spirito coloratissimo. Avrò, disegnata, nella mia  veste la nuova immagine di me, impressa dalla Luce Potente, nel sudario delle mie miserie.
 
Ma il grano, cresce abbondante, insieme al loglio e il grano produce sempre pane fragrante, da spezzare insieme. La nave perde pezzi arrugginiti, ossidati che non servono più! La vela torna a gonfiarsi di aria, purissima, rarefatta e la barca corre spedita oltre il tempo, misero, dei miei peccati.
Dentro la barca, come nell’Arca, c’è il nuovo Regno, ormai trasparente: la Chiesa-comunione, Gesù-corpo sociale, il paradiso terrestre!

                                                        Beppe Porqueddu  

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