Intramontabile West Side Story

Presentato al San Carlo di Napoli dalla Compagnia BB Promotion il capolavoro che cambiò la storia del musical, nella prima tappa del tour europeo. Regia di Joey McKneely, dirige l'orchestra Donald Chan  
West Side Story

A dargli fama fu la versione cinematografica del 1961 di Robert Wise vincitrice di ben 10 premi Oscar. Nacque però sul palcoscenico di Broadway. La musica era di Leonard Bernstein, compositore, direttore d’orchestra e pianista, a 39 anni ancora un ragazzo prodigio, artista eclettico, curioso, audace, innovatore. Il soggetto era di Arthur Laurents, commediografo e romanziere, anch’egli trentanovenne. Le coreografie erano di un altro ragazzo prodigio, Jerome Robbins. Il libretto, infine, era firmato da Stephen Sondheim, all’epoca un “bambino” di 27 anni, al suo debutto a Broadway.

Una congiunzione di talenti che provocò un vero uragano. Ma quando debuttò il 26 settembre del 1957 al Winter Garden, non fu certo accolto con grande entusiamo, né provocò grandi ovazioni, né diventò subito popolare. Unendo mirabilmente canto, recitazione, musica e danza, cambiò, però, radicalmente il concetto di musical perché fino ad allora nessuno aveva mai osato portare nel tempio del teatro leggero le “ferite della periferia”, una storia di odio razziale.

Dalle atmosfere pastorali di Oklahoma! e di Annie, prendi il fucile – queste erano le ambientazioni dei musical fino ad allora in scena – gli autori scaraventarono il racconto nel paesaggio desolato del selvaggio West Side, dove si agitavano bande giovanili, dove i Capuleti e i Montecchi diventavano gli Shark e i Jets, in questo rifacimento moderno della notissima vicenda shakespeariana ambientata a Verona. Questo Romeo e Giulietta dei diseredati fu il primo musical antirazziale a mostrarci una situazione per i tempi esplosiva, là in quel quartiere di New York dove i vecchi emigrati non intendevano cedere spazio vitale ai nuovi.

Gli ingredienti ci sono tutti per piacere a un pubblico di massa ancora oggi. C’è una lei giovanissima, ingenua quanto basta, di nome Maria. C’è un lui donnaiolo e malandrino, ma pronto a ravvedersi, di nome Tony. Aggiungeteci che lei è portoricana – col fratello a capo della banda degli Sharks – e che lui è americano (ma di origini polacche), e fa parte della banda avversaria dei Jets.

Il prologo dello spettacolo, che ormai da più di cinquant’anni continua ad affascinare le platee di tutto il mondo, sono le liti che oppongono sanguinosamente le due bande rivali. L’azione vera, quella storia d’amore e di coltelli, si svolge in due giornate, ed è la storia di un amore impossibile capace di andare oltre le differenze di pelle, capace di sfidare la paura della notte, perché tonight, stasera, «tutto può succedere», come ripete il motivo di una delle celebri canzoni. A polverizzare letteralmente quanto di melenso potrebbe esserci nella vicenda sono le ancora modernissime coreografie che, insieme alla musica – di incantevole lirismo e suggestioni jazzistiche –, fanno di West side story un capolavoro intramontabile, uno spettacolo che continua a incantarci, e ad andare dritto al cuore.

Prova ulteriore si è avuta al San Carlo di Napoli, dove, con grande successo, ha fatto tappa per l'unica data italiana e l'apertura del tour europeo 2013, la Compagnia BB Promotion, proponendo il format e l'impostazione della prima storica edizione. Tra luci coloratissime, due strutture mobili di scale antincendio e balconi come scenografia con sfondo di immagini in bianco e nero dell’East Side, la strepitosa – non ci viene altro aggettivo – compagnia americana ce ne ha ridato tutta la freschezza e il sapore forte dell’epoca. Il ritmo è incalzante, le danze indimenticabili. Basta ricordare, una per tutte, The dance at the gym, con quell’alternarsi fra mambo e boogie, quello scontro etnico tra bianchi e portoricani presentato come un confronto tra due ritmi.

 West Side Story – The Original Broadway Classic”, regia e coreografie di Joey McKneely, scene di Paul Gallis, costumi di Renate Schmitzer, disegno luci di Peter Halbsgut. Direttore Donald Chan con l'Orchestra del Teatro San Carlo.

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