Intralot e Azzurri. Alla radice dello scandalo negato
Nonostante numerose proteste e prese di posizione, resta ben salda la sponsorizzazione della nazionale di calcio italiana da parte di Intralot, una multinazionale dell’azzardo che vanta la presenza in 51 Paesi e un fatturato di quasi 2 miliardi di euro nel 2015.
Solo con il divieto assoluto della pubblicità dell’azzardo la questione non sarebbe neanche sorta. I paletti voluti dal governo sono pieni, invece, di tali eccezioni che servono solo a soddisfare chi accetta le mezze vittorie, che sono spesso, invece, delle sconfitte cocenti.
Lo stop a promozioni e sponsorizzazioni serve a limitare il potere di influenza del denaro delle società del settore sulla libertà di informazione e su tutte le attività che dice di sostenere. Sulla rivista Città Nuova dello scorso maggio, presentando lo Slot Mob contemporaneo in 60 città, abbiamo pubblicato le foto che ritraevano assieme il presidente del Coni, Malagò, e quello di Lottomatica, Cairoli, uniti a sostenere l’apertura di campi da calcio nelle periferie. Altre immagini, non pubblicate, mostrano dei bimbi felici, a Napoli come a Palermo, mentre tirano calci a un pallone indossando la maglietta dello sponsor della “società principe” dell’azzardo. La Lottomatica, ora Gtech, si presenta come vanto nazionale, impresa andata alla conquista del mercato internazionale fino a diventarne uno dei principali attori mondiali.
I dirigenti del calcio italiano e quelli delle società dell’azzardo parlano di “valori condivisi” come «spirito di squadra, onestà, rispetto e ricerca dell'intelligenza». Importanti calciatori insistono a promuovere l’azzardo sui media senza pensare a come quella offerta ossessiva vada a devastare il vissuto di una popolazione impoverita di identità, oltre che di soldi. Nulla sembra smuovere i dirigenti della Figc. Il quotidiano Avvenire, con nessuna riverenza, continua a documentare l’estensione del dissenso all’interno del mondo del calcio. Dal presidente dell’associazione calciatori, l’autorevole Damiano Tommasi, all’ex presidente nazionale della Federazione, Gian Carlo Abete, che in passato ha detto di aver rifiutato simili offerte.
Che fare oltre l’indignazione e l’ennesima raccolta firme su piattaforme informatiche che fanno sorridere chi siede nei Cda delle multinazionali dell’azzardo? Quanti milioni di firme sono necessarie per contrapporsi al gradimento di massa per un mercato che ha raccolto 88 miliardi di euro nel 2015?
In fondo quello sponsor di Intralot è lo specchio fedele dell’Italia attuale che ha dato via libera a un’incentivazione di un casinò diffuso sul territorio, con valanghe di gratta e vinci e sale slot/vlt disseminate come “trappole per topi” (per usare l’espressione coniata dagli stessi soggetti che le programmano).
A maggio il movimento Slot Mob ha invitato a scrivere a Sergio Mattarella come presidente della Repubblica e custode della Costituzione. Non una firma tra le altre, magari in coda a quella di qualche personaggio famoso. Una lettera unica e irripetibile come è ogni persona che deve essere ascoltata al pari dell’amministratore della società dell’azzardo che magari ha sede legale dove conviene di più. L’intenzione è quella di rimettere in discussione l’intera materia, fino a togliere la gestione dell’azzardo alle società che ne fanno profitto e che, perciò, non possono far altro che promuoverne la diffusione, anche attraverso lo sponsor sulla maglia della nazionale di calcio, se occorre. Tanto, come dicono, “è legale”! In questo senso il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta annuncia che ha trovato l’accordo tra Stato ed enti locali sulla nuova regolamentazione dell’offerta che non mette affatto in discussione gli interessi degli investitori privati.
Significativamente sull’inserto Affari e Finanza del quotidiano La Repubblica di lunedì 24 marzo, è ricomparso lo spettro del termine “proibizionismo” per sostenere la bontà di una legalizzazione che avrebbe escluso la mafia del mercato clandestino dell’azzardo. Una tesi ribaltata e contestata dai più recenti rapporti della Direzione nazionale antimafia.
La posta in gioco, come si intuisce, è molto alta. Quando si cominciano a toccare i soldi, comincia l’accusa di moralismo nei confronti di chi si permette di criticare un sistema ingiusto.
Per questo motivo il Movimento Slot Mob, mentre invita a votare con il portafoglio premiando i baristi liberi dall’azzardo, ha deciso di promuove per il 16 dicembre a Roma un incontro pubblico su "Imprese multinazionali dell’azzardo e Costituzione". Quella Carta fu scritta da uomini e donne capaci di resistere per decenni alla banalità di un potere assoluto. Non sono, oggi, dei nuovi resistenti quegli esercenti che vogliono vivere del loro lavoro rifiutando i soldi dell’industria dell’azzardo? Lo Stato può liberarsi dalla dipendenza delle entrate fisse (8 miliardi di euro) di questo mercato drogato dalla “dea fortuna” che miete tante vittime ed enormi profitti?
Domande che richiedono un confronto serio, lontano da ogni moralismo e dall’indignazione che dura appena un giorno.
Per chi vuole saperne di più può mandare una mail a slotmob1@gmail.com
Nella foto, la propaganda della sponsorizzazione di Lottomatica a Palermo per il progetto "Vincere da Grandi" in collaborazione con il Coni.