Nuovo presidente, interviene l’esercito

L’ultimatum al capo dello Stato uscente, Yahya Jammeh, è scaduto giovedì 19 gennaio. Avrebbe dovuto lasciare il potere ad Adama Barrow, democraticamente eletto lo scorso dicembre. L'intervento dell'Onu

L’operazione, battezzata “Restaurare la democrazia” e lanciata poco dopo l’investitura di Barrow con una risoluzione unanime del Consiglio di sicurezza dell’Onu, è stata sospesa poche ore più tardi per permettere “un’ultima mediazione” regionale al fine di convincere Jammeh ad andare in esilio.

Tuttavia, se Yahya Jammeh si manterrà fermo nel suo rifiuto di cedere il potere, l’intervento proseguirà, come annunciato dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa Orientale (Cedeao). Secondo il presidente della Commissione della Cedeao, Marcel Alain De Souza, 7 mila soldati provenienti da Senegal, Nigeria, Ghana, Togo e Mali parteciperanno all’operazione. Alcune truppe erano già entrate in Gambia da Sudest, Sudovest e Nord, quando è stato loro dato l’ordine di fermarsi.

De Souza ha annunciato in conferenza stampa a Dakar che un ultimo tentativo di mediazione con Yahya Jammeh sarà condotto venerdì. «Il professor Alpha Condé della Guinea è stato sollecitato in ultima istanza a tendere ancora la mano. Si recherà in Gambia, accompagnato da una missione della Cedeao e dell’Onu. L’obiettivo è rimuoverlo dalla carica – ha proseguito De Souza, insistendo tuttavia sull’importanza di «privilegiare il dialogo fino all’ultimo momento, mantenendo l’opzione militare come ultima risorsa».

L’avanzata dei soldati riprenderà a mezzogiorno di venerdì se Jammeh continuerà a rifiutare di lasciare il potere, ha concluso il responsabile della Cedeao, mentre Adama Barrow raggiungerà il Gambia alla fine dell’intervento militare.

Adama Barrow
Adama Barrow

Tenuto conto della pesante situazione sociale che grava sul Paese, Barrow ha prestato giuramento come presidente nell’ambasciata del Gambia in Senegal. Nel suo discorso d’insediamento ha ringraziato gli intervenuti e promesso che il suo Paese si unirà alla comunità delle democrazie. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres l’ha chiamato poco dopo per esprimere il suo sostegno. Poco più tardi nelle strade di Banjui ci sono state delle manifestazioni di gioia, senza che i militari le reprimessero. Il capo di Stato maggiore dell’esercito, il generale Ousman Badjie, da sempre considerato uno dei pilastri del regime, è stato addirittura visto partecipare a queste manifestazioni con i sostenitori di Barrow.

A New York il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato all’unanimità una risoluzione presentata dal Senegal, in sostegno degli sforzi della Cedeao per far rispettare la volontà del popolo del Gambia.

A Washington il Dipartimento di Stato americano ha espresso il suo sostegno a un intervento militare, sottolineando l’importanza di «stabilizzare una situazione tesa». In Gambia il capo dell’esercito ha già avvisato che non coinvolgerà i suoi uomini in un «combattimento stupido». Yahya Jammeh, salito al potere nel 1994 con un colpo di Stato senza spargimento di sangue, da allora governa il Paese con pugno di ferro. Malgrado le pressioni internazionali, e abbandonato nel corso del tempo dal suo vicepresidente e da diversi ministri, si è ostinato a rimanere al suo posto finché la magistratura non si sarebbe espressa sui ricorsi elettorali.

 

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