Intervenire prima che sia troppo tardi
Alcuni giorni fa una giovane donna, sposa da pochissimi anni e madre di un bambino, mi descriveva il suo matrimonio: un elenco infinito di vessazioni e umiliazioni che, all’interno delle sue mura domestiche, le sembravano normali, ordinarie. Ma viste con lo sguardo dell’estraneo, sono aberranti. Un esempio: le videocamere del sistema di sorveglianza interna, che di solito si attivano con l’antifurto quando si esce da casa, erano sempre accese (ma lei non lo sapeva). Chi controllava la giovane sposa quando era in casa? Non il marito, assente per lavoro, ma un amico di lui, ossia l’addetto alla sorveglianza che seguiva la donna attraverso il monitor.
I casi di violenza domestica sono numerosissimi e hanno sintomi tipici e ben noti agli addetti ai lavori. Sono la causa di un elevato numero di vittime, di donne soppresse da ex partner, cioè mariti o fidanzati che scelgono di uccidere pur di sentirsi padroni della loro donna, esercitando su di lei il diritto di vita e di morte.
Una donna che vive questa condizione, a detta del marito non sa cucinare, non sa tenere la casa, non sa fare la mamma, non sa lavorare (per questo nessuno la assume), non sa gestire i soldi, anzi ne spende sempre troppi. Se piange è una pazza e deve stare attenta, sennò il figlio glielo tolgono. Se prova a dire al marito che forse qualcosa non va, allora lui le dice di andare dallo psicologo ma di andarci da sola, perché lui sta benissimo e non ha alcun problema. Ovviamente quando si esce insieme lei deve essere perfetta e bellissima: non importa se poi nella comitiva lui sta vicino ad altre donne. Lei deve rimanere sola e guai se qualcuno le si avvicina.
E comunque – sempre secondo il marito – lei deve tacere. Se si confidasse con la madre o con un’amica correrebbe davvero il rischio di essere considerata malata e potrebbe dire per sempre addio ai figli. Così, con poche frasi piene di insulti, si alimenta un circolo vizioso che ha conseguenze terribili per le donne che lo vivono, perché credono ciecamente che ciò che lui afferma sia vero e che non valgono veramente nulla.
Per fortuna è possibile aprire gli occhi e venirne fuori. Ecco delle semplici istruzioni da utilizzare, possibilmente, in via preventiva. Se vi accorgete che il partner vuole sapere continuamente dove siete, cosa fate e con chi state, e se manda continuamente sms, cominciate a prendere le distanze da lui. Evitate di fargli scattare fotografie che, un domani, potrebbero mettervi in imbarazzo: oggi sono il ricordo di un momento forse piacevole, ma domani potrebbero diventare uno strumento di ricatto. Se spesso ve lo trovate davanti in modo inaspettato all’uscita di scuola, del lavoro o della palestra, sappiate che non solo vuole farvi una sorpresa ma forse inconsciamente vi controlla. Se tende ad allontanarvi dalla famiglia e, anzi, vi dice cose che vi fanno mettere contro i genitori o le sorelle e i fratelli, allora forse vi sta isolando dagli alleati più preziosi che potreste avere.
Un invito all’attenzione va rivolto in particolare alle amiche: se una vostra compagna, una collega, una sorella, una donna a voi vicina comincia a dare "sintomi" di tristezza, di isolamento e di imbarazzo; se ha sempre fretta e non può mai parlare con nessuno; se non può più andare da nessuna parte senza di lui, allora è il momento di esercitare una piccola forzatura per costringerla ad aprire uno spiraglio di dialogo. Quella donna sta vivendo l’inferno e non riesce a riconoscerlo nemmeno con sé stessa, ma deve sapere che altri sono pronti a sostenerla e a proteggerla per farla venire fuori dall’incubo.
Poi è indispensabile rivolgersi sollecitamente alle persone giuste, associazioni, forze dell’ordine, ecc. La violenza contro le donne è molto più vicina a noi di quanto immaginiamo, ma con l’occhio attento possiamo vedere ed intervenire per salvare una vita prima che sia troppo tardi.