INTERSTIZI: OSSERVAZIONI CRITICHE SULL’ALTERITÀ IN JACQUES DERRIDA
Introduzione
Il pensiero di Derrida è guidato – come quello di tanti altri pensatori della tarda modernità o post-modernità – da una fondamentale insoddisfazione di fronte all’evoluzione del pensiero occidentale. La filosofia europea dopo la seconda guerra mondiale si rende consapevole di non avere più slancio di fronte agli orrori della storia di cui anche lei è colpevole e comincia a cercare strade nuove per raggiungere quella sapienza che sembra aver smarrito lungo il cammino: pensiamo alla neoscolastica, alla scuola di Francoforte, alla filosofia analitica, alla fenomenologia, tutti tentativi di rifondare radicalmente il pensare dopo gli orrori prodotti dai conflitti mondiali. Alla base di tante di queste correnti si può leggere lo stesso rifiuto del pensiero che si fa totalizzante, della filosofia sistematica che pretende di spiegare tutto e che, volendo chiudere la complessità del mondo in un’architettura di pensiero, finisce per diventare totalitario. Chi sceglie come rifugio lo storicismo rifiutando la trascendenza, chi guarda alla correttezza formale come baluardo del buon ragionamento, chi ancora riscopre le radici religiose della cultura europea: diverse proposte con l’unico scopo di iniziare una stagione nuova oltre i fallimenti del passato.