Internet, le sviste possibili

Crisi e rinascita dei media: che futuro ci aspetta? Spontaneità, passione, desiderio, ma anche consapevolezza.

Quando si ragiona di Internet si rischia sempre di cadere in alcune sviste. La prima è dimenticarsi del contesto tecnologico ed economico a cui ci riferiamo. In Mozambico molti bimbi a scuola imparano a fare le operazioni scrivendo col ditino nella sabbia. Pochi mesi fa parlavo via chat con Carlo, medico in Costa d’Avorio: io con linea veloce a banda larga, lui condividendo un vecchio lento modem a 56k con 3 o 4 giovani in un Internet café.

 

Parliamo quindi pure di miglioramenti nella nostra Rete, ma non dimentichiamo chi avrebbe diritto a un accesso diverso.

Seconda svista: pensare che ci siano “esperti” della Rete. In un ambito in continua espansione e soprattutto in continua trasformazione come la Rete, è difficile parlare di “esperti”.

Terza svista: dare per scontato che l’espansione e un più ampio uso della Rete sia automaticamente positivo. Occorrerebbe ragionare anche su questo.

Quarta svista: dimenticare che a fianco e oltre Internet e i computer ci sono altri nuovi media, come i cellulari di ultima generazione che – a patto di costi iniziali e tariffe più accessibili – potranno dare alla Rete stessa un impulso e una potenzialità probabilmente ancora difficili da immaginare.

 

Diffusione

 

Partiamo dalla situazione di Internet in Italia. Dal grafico della crescita di Internet in Italia (che proviene dal sito www.gandalf.it, frutto del lavoro paziente e costante di Giancarlo Livraghi), si vede che fino al 1999 la Rete è stata utilizzata più sul lavoro che a casa (vedi pag. 54). Nel 2000, il balzo in avanti dell’uso casalingo è legato al lancio dell’accesso gratuito alla Rete da parte di un operatore telefonico italiano.

Si vede poi, purtroppo, che nella scuola la crescita è quasi nulla, anche in tempi recenti, nonostante molti insegnanti – giovani e meno giovani – con passione e costanza si impegnino a introdurre le nuove tecnologie, aiutati a volte anche dai programmi ministeriali. In generale, a livello europeo l’Italia è al quart’ultimo posto per utilizzo di Internet e la sensazione è che ci siano luci ed ombre.

Le luci: sicuramente in famiglia l’uso della Rete è aumentato moltissimo, specie da parte dei giovani, ma anche gli adulti adoperano sempre più spesso applicazioni per la gestione del conto in banca, i servizi delle poste o di acquisto online.

Un discorso a parte merita poi l’enorme incremento nell’uso di Facebook, specie nelle età dai 35 ai 55 anni. Le aziende hanno capito da tempo che la rete non è semplicemente una vetrina, ma uno strumento per la relazione con clienti e fornitori.

 

Sospetti e divisione

 

Le ombre: sospetti e divisione. C’è sospetto in famiglia sull’uso della rete da parte dei figli, per il timore di uno strumento spesso poco conosciuto dai genitori. A me, che pure sono appassionato di Rete, capita spesso di dire a mio figlio: «Sei sempre al Pc, invece di studiare!». Salvo poi scoprire – anche su argomenti scolastici – una competenza inaspettata.

C’è sospetto a scuola, dove i Pc sono spesso confinati in aule informatiche, mentre gli studenti si collegano alla Rete via iPhone, magari all’insaputa degli insegnanti. Si ha l’impressione di un distacco troppo forte tra il mondo della Rete, in cui i ragazzi sono costantemente immersi, e i programmi ancora basati sul metodo “frontale” della scuola.

Sospetto nelle aziende che, pur in presenza di manager aperti all’innovazione, hanno spesso una struttura informatica vecchio stile, con propensione a mantenere le vecchie applicazioni conosciute e resistenza al nuovo. Anche a livelli alti si è organizzati per gestire il potere, più che il sapere, caratteristica della Rete.

C’è difficoltà – da parte di alcuni giornalisti della carta stampata – ad accettare un ruolo nell’informazione in Rete.

C’è sospetto nel potere politico: alcune proposte di legge, apparentemente contro la pedo-pornografia, lasciano trasparire il proposito di ingabbiare la libera circolazione delle idee.

C’è divisione perché, se è vero che è nella natura della Rete creare “isole” di dialogo su argomenti di comune interesse, si vede ancora una forte stratificazione per età (tra genitori e figli, tra anziani e giovani), per livello culturale e reddito (chi può permettersi la banda veloce e chi no).

Per non parlare del sostanziale ostracismo a tutto ciò che sa di religione, dove il dichiararsi cattolici provoca reazioni così forti da rendere difficile un dialogo sereno.

 

Rinascita?

 

In questo panorama, quale può essere la strategia per un migliore uso della Rete? Non esistono ricette. Dobbiamo verificare quali applicazioni e contenuti provocano una attiva partecipazione e favoriscono la comunicazione. Ad esempio i social network – l’esempio più noto è Facebook – convogliano interesse da parte di molti utilizzatori intorno a specifici campi.

Ci sono luoghi della Rete dove ognuno può “aiutare e farsi aiutare”, ad esempio i forum. Luoghi dove il sapere è liberamente fruibile; è recente la notizia che Microsoft ha deciso di abbandonare la sua famosa enciclopedia Encarta, venduta su Cd e pubblicata parzialmente in Rete. Il motivo non dichiarato ma evidente è l’enorme successo dell’enciclopedia libera Wikipedia. Ci sono applicazioni che offrono un libero spazio espressivo, unito a semplicità e trasparenza nella gestione, come i blog.

Singolarmente, questi elementi positivi della Rete coincidono con i quattro pilastri della comunicazione di cui parlava Chiara Lubich nel 2000:

1) comunicare è essenziale, perché parte costitutiva dell’uomo;

2) mettersi in ascolto dell’altro, nei panni dell’altro;

3) sottolineare il positivo;

4) importa l’uomo, non il medium, che è un semplice strumento.

Questi aspetti sono quelli che coinvolgono spontaneità, passione, desiderio e anche voglia di protagonismo: componenti di quel bambino che è in noi, che non vanno incanalate o strutturate – pena l’estinguersi di qualsiasi iniziativa in Rete –, ma sostenute da una adulta consapevolezza.

 

Dialogo e partecipazione

 

Avere un approccio consapevole alla Rete significa quindi soprattutto puntare su dialogo, partecipazione e progettualità. Qualunque iniziativa vogliamo intraprendere – dal sito web al gruppo di interesse via mail, dal corso di formazione al lavoro collaborativo a scuola, all’Intranet aziendale – richiede vigilanza e sostegno costante. Richiede dialogo, soprattutto tra età, competenze e livelli culturali diversi.

Richiede progettualità: ormai le possibilità sono enormi, per cui dobbiamo sapere cosa desideriamo e dove vogliamo arrivare, prima ancora di metter mano al mouse o alla tastiera.

Richiede partecipazione: ognuno deve poter dare un piccolo contributo, la Rete ha spazio in abbondanza. Più è aperta a tutti, più ne guadagna.

Se poi torniamo un attimo al grafico iniziale, che vedeva tre campi d’azione, lavoro, famiglia, scuola, e lo guardiamo non in termini di “luogo fisico” d’uso, quanto in termini di “ambito d’uso”, ci accorgiamo di un grande assente: il terzo settore, il volontariato, spazio per il quale, invece, la Rete sembrerebbe fatta apposta: gratuita, collaborativa, scalabile.

Alla fine, per una crescita vera (o una rinascita) della Rete serve ricordare un’idea su cui Livraghi (www.gandalf.it) insiste da tempo: «La Rete non è fatta di macchine, cavi, software, procedure e protocolli. È fatta di persone».

Riccardo Poggi

 

In Rete, per aiutare

 

Esempi che invitano all’azione.

 

 Poche ore dopo la prima forte scossa in Abruzzo, un piccolo gruppo di persone aveva pubblicato una pagina con le informazioni su donazioni di sangue, raccolta e distribuzione di aiuti, aggiornata in tempo reale con notizie verificate e verificabili (terremotoabruzzo.pbwiki.com). Per realizzarlo, uno strumento gratuito, Pbwiki: un wiki, un tipo di sito web aggiornabile senza conoscenze informatiche particolari.

 Riccardo Barlaam, giornalista de Il Sole 24 Ore, ha lanciato il sito www.africa-times-news.com per la pubblicazione continua di notizie fornite da una redazione di giornalisti sparsi in tutta l’Africa.

 In modo analogo è possibile creare redazioni virtuali che raccolgano e pubblichino notizie “dal basso”. Si chiama “citizen journalism” (giornalismo partecipativo).

 Sicurezza delle persone in città: tramite le mappe online è possibile raccogliere dai cittadini l’indicazione dei punti critici della città: attraversamenti pericolosi, marciapiedi stretti, buche, lampioni spenti, luoghi inaccessibili alle carrozzelle, aiuole sporche o percorsi tortuosi.

 Un esempio professionale è il progetto Polis (www.polislink.it) realizzato a Sesto Fiorentino.

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