Interdipendenza, destino sconosciuto

A Firenze politici, associazioni,media tracciano percorsi e buone pratiche sull’immigrazione di casa nostra
Interdipendenza 2010

La cronaca di queste settimane vede gli stranieri protagonisti dei nostri media: vittime o eroi più o meno negativi, ma comunque oggetto di notizie. Ma gli stranieri possono essere solo la rumena uccisa in metro e il tifoso serbo che ha messo sottosopra un intero stadio o invece la realtà e la presenza di altri popoli nel nostro paese ci chiede riflessioni più complesse, meno gridate, non emozionali.

 

Le giornate dell’Interdipendenza che a Firenze stanno riunendo Legambiente, Acli, Movimento politico per l’unità(Mppu), Federazione delle ong del mondo cattolico (Focsiv) e comunità di Sant’Egidio si interrogna proprio sull’inevitabile test del multiculturalismo che le nostre città sono chiamate a compilare. L’interdipendenza di casa nostra è il tema di questa quinta edizione italiana, che sta mettendo a confronto operatori dei media, politici, sociologi, esponenti della chiesa e del volontariato. Motore del dibattito quindi l’immigrazione, passata al setaccio da notizie di cronaca, dati statistici, analisi sociologiche e testimonianze di buone pratiche.

 

Sulla responsabilità dei media Roberto  Natale, presidente della federazione nazionale della stampa ha analizzato gli spazi e i clamori diversi,  riservati a fatti che vedono gli stranieri vittime o carnefici. Il recente caso della donna rumena morta dopo l’aggressione all’uscita della metro è il caso più dibattuto. E se fosse accaduto il contrario? Su un’altra onda il caso Avetrana. “ Se fa notizia solo l’orrore, diamo un’immagine non completa della realtà e alimentiamo anche noi l’imprenditoria della paura e il sensazionalismo emotivo “, dichiara Natale che indica nella Carta di Roma e nell’osservatorio sulla comunicazione dell’immigrazione i primi tentativi anche per la stampa di rivedere l’informazione sugli stranieri.

 

Altro tema i diritti. Si parla di Costituzione al canvento della Calza che ospita le giornate, e poi di principi espressi e non tutelati nei fatti. Massimo Toschi, delegato della regione Toscana per la cooperazione, provoca sul diritto alla salute per gli stranieri, i diritti del lavoro e della cittadinanza. E cita ancora la cronaca: Rosarno e Prato.” Qui la costituzione è stata sospesa”, ha ribadito. Collegata la problematicità del diritto d’asilo. “In Italia manca una legge che lo garantisca” spiega Sergio Marelli. Mancano politiche lungimiranti che potrebbero ad esempio incidere su quel 66 per cento di italiani ancora confusi sui sentimenti verso gli stranieri, rilevati proprio da una ricerca commissionata dalle federazione delle ong cattoliche.

 

L’inevitabilità dell’interdipendenza è confermata dai numeri: il contributo al Pil dato dagli immigrati e dal loro fare impresa, è un dato da cui non si può prescindere,  come dimostrano le risorse versate da loro per mantenere le nostre pensioni. Ne parla Stefano Biondi della Cisl e Steni di Piazza di Banca etica Palermo, che da operatore finanziario, legge i segnali di mercato e anche le opportunità aperte dall’innovazione degli immigrati. Opportunità colte anche dalle amministrazioni locali: basti pensare che la regione siciliana ha concesso a Banca etica un fondo per garantire l’accesso al credito agli stranieri.

 

Aperte sono anche le questioni sull’identità nazionale, multipla e legata a fenomeni migratori e le responsabilità della politica, interpellata su progetti ampi, di futuro e di speranza. Un modello? “I bambini” ha specificato Marco Fatuzzo del Mppu. “Loro non distinguono, si confrontano sull’umanità e sulle relazioni”. Certo i nodi della Bossi-Fini vengono al pettine, ma in Parlamento si prova a dare risposte legislative, come la proposta di concedere la cittadinanza a stranieri nati in Italia, con genitori residenti da cinque anni. Andrea Sarubbi alla Camera e Roberto della Seta, con ulteriori specificità al Senato, stanno lavorando per questi cittadini dell’oggi e del futuro.

 

Nel pomeriggio l’interdipendenza lascia la parola ai testimoni e ai protagonisti della multiculturalità. Si aprono spazi di conoscenza, di interrogativi, di problematicità senza rivendicazioni. Si dipinge la varietà: c’è Gregory ingegniere ucraino, Graziano, rappresentante di 9 associazioni rom, Thierry,senegalese, che con la sua Ubuntu prova costruire modalità di convivenza in una città dove i proclami politici sugli stranieri vogliono averla vinta su una realtà di amicizia.

La prima giornata si chiude con la parole umanità e città, espressioni declinati da Alfredo Cucciniello delle Acli e dall’urbanista Elena Granata: su questo binomio si dovrà sempre più edificare.

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