Intelligenza spirituale

Nel campo della psicologia, in passato si parlava di quoziente intellettivo (Q.I.) per testare l’intelligenza-razionale mentre da qualche anno, invece, si parla di quoziente emotivo (Q.E.) per testare l’intelligenza-emozionale: ma, esattamente, in che cosa consiste l’intelligenza?. Franco – Ascoli Piceno Che cos’è l’intelligenza? È, forse, solo ciò che viene misurato con i test d’intelligenza, elaborati circa novant’anni fa per misurare le diverse capacità razionali? Oggi gli psicologi tentano di formulare il concetto di intelligenza in modo più esauriente di quanto non facciano i famosi test, e sono più o meno concordi con la seguente definizione: L’intelligenza razionale è la capacità primaria per il superamento di situazioni nuove con un atteggiamento disponibile alla risoluzione di qualunque problema. Nel 1995 lo statunitense Daniel Goleman propose una trattazione della intelligenza emozionale. Essa nasce, così sostiene lo studioso, non per mezzo delle fredde capacità del pensiero logico ma è collegata ai sentimenti, e i cinque più importanti sono: riconoscere, tener sotto controllo e mettere in pratica le proprie emozioni, sviluppare una certa sensibilità per le emozioni degli altri e saperci fare nei rapporti umani. A questo proposito Goleman in una intervista a Focus nel 1998 ha detto che Bill Gates presenta grossi deficit nel controllo degli impulsi e dei sentimenti. Se oggi facesse domanda di assunzione presso la Microsoft, l’azienda (da lui fondata) probabilmente non lo assumerebbe perché vengono preferiti collaboratori che evidenzino capacità di lavorare in team. Ma l’impresa di misurare sentimenti quali la responsabilità sociale o la felicità si è rivelata troppo ardua. Un’idea più vicina alla realtà su che cosa sia l’intelligenza viene da due autori inglesi, Danah Zohar e Ian Marshall, i quali, dopo lunghe ricerche sullo studio dei quozienti di intelligenza, sono arrivati a sostenere che è possibile andare oltre l’intelligenza emotiva per sviluppare la capacità di armonizzare ragione e sentimento: il quoziente dell’intelletto (Q.I.) piuttosto egoistico, e il quoziente dei sentimenti (Q.E.) orientato socialmente, si devono associare tra loro per raggiungere un quoziente di gioia di vivere elevato. Secondo Zohar e Marshall bisognerebbe parlare di coscienza intelligente . La loro tesi è che il nostro cervello possieda anche un centro per gli interrogativi esistenziali e per le questioni di fede, e questo spiegherebbe il fatto che prima o poi tutti ci chiediamo perché siamo su questa terra e cosa ne sarà di noi dopo la morte. La definizione del Quoziente spirituale proposta dai due studiosi risulta insoddisfacente davanti alla profondità dell’esperienza spirituale cristiana, né si può pensare che lo spirito dell’uomo sia riducibile a qualche cosa che sta nel cervello: l’esperienza cristiana spiega l’esistenza di una vera e propria intelligenza spirituale che risiede nel profondo dell’uomo e si alimenta dal suo rapporto con Dio. È però interessante questo aprirsi della psicologia a una dimensione che non è solo psichica o razionale: speriamo che, percorrendo questa strada, la psicologia possa dare in futuro frutti maturi.

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