Intelligenza collaborativa

Che Leonardo, Einstein o Newton fossero geni non c’è dubbio. Grandi menti, ma tutto sommato “intelligenze individuali”. Oggi però è più difficile emergere da soli.
Capacità di "giocare in squadra"

Che Leonardo fosse un genio non c’è dubbio, come lo erano Einstein, Newton e molti altri. Grandi menti, ma tutto sommato “intelligenze individuali”. Oggi è più difficile emergere da soli; le conoscenze aumentano velocemente, sempre più interconnesse. Ed è evidente che, per una così complessa rete di dati, l’intelligenza personale non basta. Serve una “intelligenza collaborativa”, capace di scambiare informazioni, confrontare punti di vista diversi, risolvere problemi in gruppo.

È il caso degli studi che hanno portato alla scoperta della struttura del Dna, un tipico esempio di ricerca collettiva, per la quale nel 1962 tre studiosi vinsero il premio Nobel per la fisiologia e la medicina, anche se questo fu un premio molto controverso, perché a parere di molti la scoperta doveva esser attribuita al lavoro di un’altra ricercatrice ormai scomparsa. Dobbiamo riconoscere però che tutti siamo debitori di tutti, gli uni verso gli altri. Oggi più che in passato, interdipendenti.
Se fino a qualche tempo fa certe soluzioni dipendevano dalle capacità di singoli individui, ora la cooperazione tra più persone è determinante. Un’abilità che va incoraggiata già negli anni della scuola, come ha recentemente sottolineato il pedagogista John De Jong, uno dei massimi esperti nel campo della qualità dei sistemi d’istruzione. Non è un caso che a livello mondiale sia in corso una specie di rivoluzione copernicana dei criteri di valutazione scolastica: accanto alle tradizionali prove per misurare le competenze linguistiche, matematiche e scientifiche, dal 2015 nelle scuole di 63 Paesi sarà introdotto un apposito test, il Collaborative problem solving, che valuterà la capacità di risolvere problemi in gruppo.

Sempre più spesso, infatti, una delle qualità più richieste negli annunci di lavoro è quella di team player, cioè di persona capace di “giocare in squadra”. Come ci ricorda l’espressione oggi più ricorrente: «Dalla crisi o si esce insieme o non si salva nessuno!». Per amore o per forza. Pena l’insuccesso, non solo nella ricerca scientifica ma in ogni campo della vita collettiva.

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