Integrazione sulla sponda ovest

Con l' "Alianza del Pacífico" avanza il processo di integrazione dei Paesi che si affacciano sull'Oceano Pacifico. Ma è tutto il Sudamerica che puó trarre vantaggio dalle due sponde
Presidenti di alianza del Pacifico
Con molto buon senso e ottima visione geopolitica, l'ex presidente del Cile Ricardo Lagos, avverte che «il secolo XXI sará il secolo dell'Oceano Pacifico. E' lí che oggi ci sono le grandi correnti del commercio mondiale, i flussi finanziari principali e i Paesi che piú rapidamente crescono».

L'affermazione è per altro confermata dalla crescita economica di quasi tutta la regione latinoamericana che si basa su un fiorente commercio con Cina e India, fondamentale per l'economia, senza escludere Australia e Nuova Zelanda e  altri stati asiatici come il Vietnam. Questo dà idea della visione che ha guidato il sorgere, lo scorso anno, de l' Alianza del Pacífico, il blocco commerciale formato da Cile, Perú, Colombia e Messico. Ne fanno parte, ma come osservatori, Panamá e Costa Rica.

 

La regione ha infatti bisogno di assicurarsi la continuitá del suo sviluppo. E ció é possibile solo in base ad una visione delle correnti di sviluppo globali ed alla capacitá di sapersi associare non per competere contro qualcuno ma per sfruttare i punti di forza di ciascuno. «Si tratta di un accordo per rafforzarci, non andiamo contro nessuno» ha specificato il presidente colombiano Juan Manel Santos.
 

In realtá, i processi di integrazione in corso finora hanno riunito per separare i Paesi delle due rive del subcontinente, quella atlantica e quella pacifica. Il Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay ed ora Venezuela) guarda verso est, il Patto Andino e l'Alianza del Pacifico guardano ad ovest.  «C'é bisogno di una politica amplia per capire che a volte importano piú le visioni comuni che le definizioni geografiche", aggiunge Lagos. Il che significa superare eventuali gelosie per far si che tutta la regione faccia della riva pacifica un trampolino per accedere ai mercati che vi sono dall'atro lato di quell'oceano.
 

Per tale motivo andrebbero realizzate importanti infrastrutture, porti e soprattutto corridoi transoceanici che permettano alle merci dei Paesi sull'Atlantico di evitare la circumnavigazione, sempre difficile del Cono Sud, per poter accedere al Pacifico. Cosí come a suo tempo Venezia fu un porto che aprí le vie commerciali di tutta Europa verso l'Asia, oggi i porti cileni, peruviani, colombiani, ecc. potrebbero svolgere la stessa funzione per tutto il subcontinente. Vanno vinti ostacoli importanti, come l'immensa catena delle Ande, che funge da separatore tra le due rive.

Ma il vantaggio sarebbe reciproco, dato che a loro volta anche i Paesi del lato pacifico hanno interessi commerciali dall'altro lato dell'Atlantico (Europa e Africa). Il progetto di un grande tunnel sotto il passo andino del Cristo Redentor, tra il Cile e l'Argentina, con l'idea di sviluppare una autostrada ed una linea ferroviaria, un'opera di proporzioni simili a quella realizzata sotto la Manica, potrebbe essere un passo importante. Canalizzerebbe buona parte del commercio del sud del Brasile e del resto del Cono Sud destinado ad attraversare il Pacifico. Vanno unite le volontá politiche. Ma i tempi sembrano propizi. 

 

 

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