Inspiegabile e ingiusto condono
Una scelta che non funziona, inequivocabile segno di debolezza politica. Il commento dell'economista Pelligra
Sinceramente speravo di non dovermi più occupare di condoni su queste pagine; l’ho fatto troppo spesso di recente. E invece ecco che a distanza di soli due anni dall’ultimo famigerato provvedimento, il nefasto scudo fiscale, un nuovo condono o forse addirittura due, si riaffaccia all’orizzonte. In questi giorni, infatti, nella maggioranza di governo si è acceso il dibattito intorno alla possibilità di proporre un condono fiscale e/o edilizio. La necessità di far cassa per far quadrare i nostri traballanti conti pubblici rende tale eventualità più che probabile. Diciamolo chiaramente, sarebbe uno sfacelo!
Lo abbiamo più volte ripetuto, ma è il caso di riaffermarlo con forza: i condoni, non solo non funzionano, ma sono controproducenti, dannosi oltre che profondamente ingiusti. Basta una semplice occhiata ai dati per capire il perché. Negli ultimi quarant’anni ci sono stati nove condoni maggiori, escludendo cioè quelli relativi a categorie particolari di cittadini o a fattispecie specifiche, di questi solo tra il 2003 e il 2004 ne sono stati emanati tredici. Ciò significa che c’è stato in media un condono maggiore ogni cinque anni e qualche mese. Questo vuol dire che, estrapolando dal passato e proiettando nel futuro, esisterà sempre la possibilità di un nuovo imminente condono.
E allora perché pagare le tasse se tra qualche anno potrò nuovamente dare un colpo di spugna alle mie pendenze tributarie? E infatti l’evasione aumenta. Ma i condoni non funzionano non solo perché fanno aumentare l’evasione fiscale, ma anche perché sono in grado di portare nelle casse dello Stato solo le briciole di quanto viene effettivamente evaso. La rivista dell’Agenzia delle entrate, una fonte certo non sospetta, ha stimato che dal 1973 al 2003, il gettito recuperato da tutti i condoni è stato pari a 26 miliardi di euro a fronte di una evasione stimata tra i 120 e 140 miliardi di euro all’anno. E questo al lordo dei costi che l’erario deve sostenere per implementare i condoni stessi.
Si capisce dunque, che a parole quasi tutti i rappresentanti politici siano contri questi provvedimenti. Il ministro Tremonti, solo per citare il più diretto interessato, nel 1991 scriveva sul Corriere della Sera che «In Sudamerica il condono fiscale si fa dopo il golpe. In Italia lo si fa prima delle elezioni ma mutando i fattori il prodotto non cambia: il condono è comunque una forma di prelievo fuorilegge». Nel 2008 era dello stesso avviso, quando assicurava che «per il futuro è impegno del governo escludere provvedimenti di questo tipo», e ancora, sempre Tremonti lo stesso anno «Oggi non ci sono più le condizioni per fare i condoni, che non certo ho fatto volentieri ma perché costretto dalla dura necessità. I condoni sono una cosa del passato».
Se questi sono i fatti e quelle sono le parole, non sorprende che nonostante tutti gli sforzi dei cittadini e i sacrifici ai quali saremo chiamati nei prossimi anni, la credibilità del “sistema Italia” è ormai fortemente compromessa.
Come fanno i mercati e la comunità internazionale a fidarsi di ciò che dicono i nostripolitici se questi sono disposti, pur di raggranellare qualche euro, a rimangiarsi la parola data e a compromettere la loro reputazione in maniera così smaccata? Quale immagine diamo ai nostri partnes all’estero, proprio ora che abbiamo più necessità di rapporti stabili di cooperazione per poter resistere agli scossoni della crisi?
L’economia globale è un gioco di competizione e di cooperazione. Sulla competizione, visti anche i bassissimi investimenti che facciamo nel settore dell’istruzione, della ricerca e dello sviluppo, non ce la passiamo tanto bene. Per quanto riguarda la cooperazione, dovremmo cercare di mostrarci sempre più affidabili e rigorosi, e anche su questo versante non mi pare si stia andando nella direzione giusta.
Anche sul piano domestico poi, un governo che si mostra duro con gli onesti e morbido con i disonesti, che tipo di messaggio lancia? Fatevi tutti più furbi! Evada chi può! E’ un gioco pericoloso, che oltre a erodere tragicamente quel residuo di senso civico che ancora alberga nell’animo degli italiani, mina la possibilità dello Stato di produrre quei beni, pubblici, che vengono finanziati con le nostre tasse. Si tratta di beni, che sono anche diritti: la scuola, che deve garantire il diritto all’istruzione, la sanità, che garantisce il diritto alla salute, la polizia, che garantisce i diritti di sicurezza, la giustizia, la tutela dell’ambiente, e così via.
In definitiva, un condono altro non è che un inequivocabile segno di debolezza politica e una manifesta ammissione di incapacità a far rispettare la legge. Quindi è ora di far sentire la nostra voce alta di protesta contro un provvedimento, lo ripeto, inefficace, dannoso e per giunta profondamente iniquo.