Insieme

Dal volontariato nelle mense Caritas ai festeggiamenti in città, una maniera più sobria ma più sentita di celebrare le feste in arrivo
mensa caritas cagliari

La sobrietà non è una caratteristica così lontana dal costume sardo, anzi: la tradizione la vuole tra le note salienti della gente di questa terra. Così al di là della crisi le feste natalizie in città, come nel resto dell’Isola, sono all’insegna dello stretto necessario, e se si può aiutare qualcuno tanto meglio.

 

A Natale la tradizione vuole che si resti in famiglia. Diversi però andranno a fare i volontari nella mensa della Caritas: qui ogni giorno vengono offerti 500 pasti ai più bisognosi. Il pranzo di Natale sarà speciale, grazie ad ulteriori donazioni, aggiuntesi a quelle che nel corso dell’anno sostengono l’attività della Caritas.

 

In questo senso anche i bimbi del catechismo della diocesi di Cagliari, quasi 30 mila, sono stati coinvolti nell’iniziativa “Buon Natale se è Natale”. L’Ufficio catechistico e la Caritas hanno sensibilizzato catechisti (circa 3 mila in tutta la diocesi) ed i bambini dalla prima elementare alle terza media che seguono il catechismo nelle 133 parrocchie, per fare in modo che venissero raccolti i loro risparmi da destinare alle esigenze della mensa Caritas. Domenica scorsa i piccoli hanno consegnato all’arcivescovo, mons. Giuseppe Mani, in una cerimonia svoltasi nella Cattedrale, il ricavato di questa raccolta. Un momento di festa e di aggregazione vissuto con la spontaneità che solo i più piccoli sanno avere.

 

Sullo stesso piano, anche se con modalità diverse, martedì scorso la scalinata della Basilica di Nostra Signora di Bonaria a Cagliari è stata teatro del “Miracolo di Natale”, giunto alla quindicesima edizione. L’iniziativa è di un presentatore televisivo locale, Gennaro Longobardi, che attraverso l’emittente televisiva per la quale lavora ha sollecitato i sardi alla donazione. Anche quest’anno, nonostante la crisi ed il tempo inclemente (una bufera di acqua e vento ha flagellato la città fino a notte fonda) lo spettacolo a fine serata era lo stesso di sempre: l’ampia scalinata piena zeppa di doni, che spontaneamente sono stati lasciati in forma anonima da tante persone. Un gesto di generosità che consentirà al centro diocesano di accoglienza di far trascorrere il Natale in maniera meno disagiata alle oltre 2 mila persone che ad esso si rivolgono.

 

Anche la nuova amministrazione comunale, guidata dallo scorso maggio dal giovane esponente della sinistra Massimo Zedda, ha scelto di evitare il classico concerto di fine anno in piazza, con tanto di star nazionale, ed ha optato per un Capodanno diffuso negli angoli più suggestivi del capoluogo con diversi generi musicali. Appena 50 mila euro la spesa, un’inezia rispetto alle cifre a sei zeri scialacquati nel recente passato. Così le piazze del centro storico diventeranno la vetrina per le band emergenti, alcune già conosciute in città o nell’hinterland, che spesso fanno fatica a presentarsi al grande pubblico.

 

Per salutare il 2012 cagliaritani e non potranno scegliere piazza San Sepolcro e piazza Savoia, nel cuore di Marina, piazza Yenne, uno degli spazi di maggior ritrovo specie in estate, ed il Bastione di Santa Croce nel cuore di Castello: ad ogni piazza un gruppo a sé che propone musica di genere diverso. Uno spazio poi sarà riservato ad una band a Pirri, municipalità alla periferia della città. Questa scelta favorirà forse l’aggregazione in forma meno confusa e più raccolta. Sarà un modo diverso, più “intimo” e meno caotico di salutare il nuovo anno a Cagliari. Unico elemento in comune col passato: i fuochi pirotecnici sul mare, immancabili al brindisi di mezzanotte del 31 dicembre.

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