Insieme senza muri
L’accoglienza ha i colori dell’arcobaleno e i lineamenti dei volti degli abitanti del globo terrestre. Ha i volti sereni e sorridenti di tanti bimbi accompagnati dai genitori. Ha i colori della pelle degli africani, gli occhi a mandorla degli asiatici. Ha le tuniche variopinte degli abitanti del Medioriente. Ha lo sguardo sveglio e penetrante delle donne senza burqa. Perché “Insieme senza muri” è il bozzetto di una società che va oltre ogni egoismo, che guarda avanti oltre le differenze. Che si fa compagna di viaggio di chiunque trova sulla sua strada.
Il sole ha fatto la sua parte, il tempo di maggio ce l’ha messa tutta e così i colori hanno dato luce e vita ai centomila che hanno sfilato in città a Milano. Senza distinzioni, senza carte bollate, senza visti, svisti e rivisti. Erano uomini e donne. Era l’umanità che vuole un mondo senza muri che invoca la solidarietà che cerca e offre accoglienza. Che insegna ai politici ottusi che ormai le loro parole, i loro discorsi, le loro invettive sono acqua passata. Gli hanno spiegato che il mondo va al di là di quello che loro immaginano e impediscono. Il mondo è qualcosa ben più grande, l’accoglienza ha il valore che ancora nessun politico l’ha capito. La solidarietà è un dato di fatto e i divieti non hanno la parola.
«Si sente spesso parlare, purtroppo, dell’assurda necessità di distinguere tra chi migra per motivi economici e chi invece fugge dalla guerra. È una distinzione inutile oltre che stupida, perché noi non possiamo arrogarci il diritto di quantificare la disperazione delle persone. Nessuno migra se non per estrema necessità, ed è nostro dovere guardare con amorevolezza e benevolenza, oltre che con enorme rispetto, a queste persone». Così ha scritto Carlin Petrini il fondatore di Slow food, su un quotidiano nazionale.
Ha scritto che «Insieme Senza Muri, è un’occasione per praticare un’umana comprensione nell’accezione che ne dà Edgar Morin: “I nemici della comprensione sono l’indifferenza, il disprezzo, l’odio. La comprensione comporta il riconoscimento e il sentimento di una umanità comune con gli altri, e nello stesso tempo il rispetto della loro differenza”».
Costruiamo ponti non muri, c’era scritto su uno dei tanti cartelli portati in corteo. In testa al corteo con i migranti, Emma Bonino e il sindaco Beppe Sala, il presidente del Senato Piero Grasso: «Chi è nato e studia qui è italiano. Oggi diciamo che non torniamo indietro. Non costruiremo con i mattoni dell’intolleranza nuovi muri e divisioni. Un muro – ha aggiunto – porta a una chiusura, a essere carcerieri di se stessi e noi non cederemo al ricatto della paura».
È felice l’assessore milanese al welfare Pierfrancesco Majorino e dalle associazioni del terzo settore che esclama: «Siamo 100mila». È stato lui che ha proposto la manifestazione in favore dell’accoglienza dei migranti, sul modello della marcia antirazzista di Barcellona. Il fiume umano che ha attraversato la città, l’ha anche contagiata. Ha contagiato i suoi abitanti. Ha colorato di vita i suoi corsi. Ha mostrato che il “meticciato” umano non è orrore, paura. Odio. Ma ha mostrato che una società plurale è possibile. Anzi è auspicabile. Che non spaventa, al contrario spaventano i muri. A Milano si è visto una giornata modello dell’integrazione e della convivenza.