Insieme possiamo

A Genova l’anniversario di Chiara è stato ricordato con la presentazione del documentario dedicato ad Alberto e Carlo, i due giovani genovesi per i quali si attende la beatificazione
Chiara e i giovani

Genova ha ricordato i quattro anni della morte di Chiara Lubich con un programma curato dai gen, i giovani del Movimento dei focolari, in collaborazione con il Comitato Carlo e Alberto, presentando la figura di Chiara in rapporto con i gen di ieri e di ora. La sala della Chiamata del porto di Genova si è presto gremita di un folto e variegato pubblico, accolto dalle canzoni e dalle coreografie del gruppo Living the Dream. Un programma tutto giovane, dove i giovani “di oggi” hanno raccontato testimonianze sul loro impegno a vivere la propria vita cristiana nelle situazioni quotidiane.
 
Così Stefano, Pier, Elena. Le loro testimonianze hanno percorso e toccato le tappe di un cammino più lungo, fatto di momenti di dolore, di difficoltà. E di fedeltà che ha permesso di ritrovare la pace e la speranza perduta. Un punto centrale del programma è stato la presentazione in anteprima del documentario Insieme possiamo! su Alberto Michelotti e Carlo Grisolia, i due gen genovesi che hanno vissuto fra di loro e con i loro coetanei una storia di amicizia, aperta e alimentata da un obiettivo comune: portare a tutti il dono dell’ideale evangelico del mondo unito, della fraternità universale. Entrambi morti a vent’anni nel 1980, per i quali nel luglio del 2005 è stato proposto all’allora cardinale di Genova Bertone di introdurre la causa di beatificazione.
 
Dopo la proiezione del documentario curato dal regista Mario Ponta sono seguite alcune testimonianze dei giovani impegnati nella realizzazione del filmato, e alcune testimonianze riguardanti i due giovani. Come quella Sara, genovese, di 26 anni: «Non ho conosciuto di persona Alberto e Carlo. Prima di conoscere la loro storia non pensavo di poter dare del “tu” a due persone per le quali è stato aperto il processo di canonizzazione, tantomeno pensavo di potermi confrontare o essere capita. Leggere i loro scritti e ascoltare le testimonianze di chi è stato loro amico mi ha fatto capire invece quanto Alberto e Carlo possano essere vicini alla mia vita, e quanto la mia vita possa essere vicina alla loro, se solo lasciassi che Dio prendesse tutta l’importanza che gli devo, fidandomi di lui, cercando di portare avanti questo disegno insieme al fratello. Anche io faccio parte della schiera di coloro che, una volta terminati gli studi, entrano nel mondo del lavoro precario e ultimamente mi sono fatta prendere da pensieri esclusivamente di questo tipo. Poi, l’idea di visitare con il mio fidanzato l’Abbazia di San Siro e trovare la soluzione a tanta inquietudine rileggendo una lettera che Alberto aveva scritto a Carlo proprio in quella chiesa: “Andare da Gesù e mettere nel suo cuore tutte le infinite cose che io non so fare, che magari rovino soltanto. (…) Non ci possiamo fermare. (…) Lui ti chiede, mi chiede di continuare ad amare”».
 
Poi Simone: «Erano normalissimi: studenti, sportivi, artisti, come posso essere anch’io. E insieme si sono fatti santi, aiutandosi. Mi danno la speranza di poter sempre ricominciare, di potere anch’io, come loro, vivere in pienezza la vita». E Silvia: «Per me sono una porta costantemente aperta verso Dio, una luce accesa e splendente ogni volta che arriva il buio, che ho la tentazione di abbandonare tutto, di smettere di amare».
 
Il documentario Insieme possiamo è scaricabile dal sito www.albertoecarlo.it
 

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