Insieme possiamo. Sulle tracce di Carlo e Alberto

Un documentario su due ragazzi genovesi che hanno vissuto un'amicizia alimentata da un obiettivo comune: portare a tutti l'ideale evangelico del mondo unito
Carlo e Alberto

Carlo e Alberto non ci avrebbero badato troppo, ma probabilmente le avrebbero indossate volentieri. Parlo delle scarpe da tennis, quelle stesse scarpe di vari colori che oggi una ventina di ragazzi della loro età si sono messi ai piedi per girare un documentario e tornare così “sulle loro tracce”. D’altronde sono passati più di trent’anni da quell’estate così speciale che ha visto due amici tagliare il traguardo di una corsa, la loro “corsa”, che a tratti sa dell’incredibile.

 

Genova, estate 1980. Alberto Michelotti e Carlo Grisolia sono due giovani di 22 e 20 anni. Come tutti i loro coetanei vivono immersi nella realtà sociale della loro città, bellissima ma non sempre facile, fatta anche di povertà, miseria morale e materiale.

 

Carlo e Alberto sono giovani, intraprendenti e pieni di vita. Alberto è un po’ più grande, studente di ingegneria, una vocazione da leader, seriamente impegnato nella sua parrocchia di Preli in Valbisagno, con un’attenzione particolare ai poveri e agli emarginati; Carlo è uno spirito artistico, poeta e musicista, più introverso ma anche lui attivo in parrocchia, quella della Canova, e anch’egli molto sensibile nei confronti dei più bisognosi.

 

Tutti e due condividono l’ideale della fraternità universale per il quale spendono energia e forze insieme a tanti altri amici. E negli anni fra loro cresce un’amicizia, che ha come base la scelta di mettere Dio al centro della vita. Un orientamento che si riflette in due personalità dinamiche e complesse, ma soprattutto belle, in grado di fare dei propri limiti e degli errori dei trampolini di lancio per “amare di più”. Tanta ricchezza ha però un segreto: privilegiare tutto ciò che è storto, sbagliato, apparentemente senza valore, ma per questo più ricco di vita e così somigliante a quel volto di Gesù in croce che i Giovani per un mondo unito, proprio come sono Carlo e Alberto, hanno scelto come guida. 

 

I due muoiono improvvisamente nell’estate 1980. Alberto cade in montagna il 18 agosto, nei giorni in cui Carlo viene urgentemente ricoverato in ospedale per un tumore maligno che lo porterà alla morte il 29 settembre successivo, a quarantadue giorni di distanza.

 

Pochi mesi prima Chiara Lubich aveva detto ai giovani dei Focolari: «Vi auguro di farvi santi, grandi santi, presto santi. Sono sicura di darvi in mano la felicità». Venticinque anni dopo, quella “felicità” la Chiesa ha deciso di approfondirla per Carlo e Alberto, aprendo per tutti e due insieme il processo di beatificazione.

 

Il documentario, dal titolo “Insieme possiamo. Sulle tracce di Carlo e Alberto”, per la regia di Mario Ponta, racconta queste vicende, dagli occhi dei giovani di allora, degli amici e delle due straordinarie mamme.

 

Con quelle stesse scarpe ai piedi, i ragazzi del Movimento dei Focolari di Genova hanno raggiunto il Vaticano. Lì hanno incontrato il cardinale Bertone, oggi segretario di Stato ma già arcivescovo di Genova, che così aveva ricordato Alberto e Carlo durante le Gmg di Colonia nel 2005: «Due ragazzi genovesi che hanno coltivato una splendida amicizia, aperta e alimentata da un obiettivo comune: portare a tutti il dono dell’ideale evangelico, che li aveva affascinati. Carlo Grisolia e Alberto Michelotti hanno vissuto una storia di amicizia fra di loro e con i loro coetanei, in vista della santità (…) Un desiderio accomunava questi due giovani: mettere Dio al centro della propria vita. L’intesa e l’amicizia tra Carlo e Alberto aveva quindi radici profonde. Il poter affrontare insieme problemi e difficoltà di ogni giorno, li aiutava a vivere i momenti difficili e a superare la tentazione di fermarsi e lasciar perdere. Tante volte hanno ricominciato, tante volte hanno sperimentato la rinascita sempre nuova della vita in loro e attorno a loro».

 

Salta così agli occhi la straordinaria normalità di due giovani come tanti e allo stesso tempo fuori dal comune, e che rende facile a noi il compito di provare a seguirne l’esempio, almeno un po’.

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