Insieme per il mondo

Alla XIV Conferenza internazionale della Fraternità cattolica delle Comunità Carismatiche un pomeriggio dedicato alla comunione fra i movimenti.
Assisi

Un incontro fra amici che condividono un percorso comune. Così si può riassumere il pomeriggio di sabato 30 ottobre trascorso alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli, all’interno della XIV Conferenza internazionale della Fraternità cattolica delle Comunità e Associazioni Carismatiche. Un ricco programma di quattro giorni alla presenza di rappresentanti provenienti da diversi Paesi del mondo nel ventennale del riconoscimento pontificio della Fraternità, una federazione di comunità e associazioni che raggruppa diverse comunità carismatiche cattoliche.

Nel pomeriggio del 30 ottobre una tavola rotonda dal titolo: “Comunione e missione dei movimenti ecclesiali nel terzo millennio”, con la partecipazione di Michelle Moran, presidente dell’Iccrs (International catholic charismatic renewal services), Maria Voce, presidente del Movimento dei focolari, e Adriano Roccucci della Comunità di sant’Egidio. Ad introdurre i lavori il prof. Guzmàn Carriquiry, sottosegretario del Pontificio consiglio per i laici, il quale, ricordando gli incontri dei movimenti in piazza san Pietro del 1998 con Giovanni Paolo II e del 2006 con Benedetto XVI, sottolineava come «con questa loro attenzione i pontefici hanno saputo accogliere, valorizzare, incoraggiare questa presenza insieme ad altre realtà associative».

Sono proprio questi due incontri per certi versi “storici” a fare da filo conduttore del pomeriggio. Tornando con la mente alla Pentecoste ’98, Maria Voce evidenzia come «noi lì presenti, come allora i discepoli di Gesù, non eravamo più quelli di prima: se fino allora eravamo stati sconosciuti e indifferenti gli uni agli altri, ora ci riconoscevamo fratelli». Da lì la promessa espressa da Chiara Lubich al papa di impegnarsi per la piena comunione fra i movimenti, a vivere a tal punto l’amore reciproco fino ad «amare il movimento altrui come il proprio», quindi «amarne le persone, gli scopi, le attività». Meta ardita, certo, ma che ha un modello di riferimento: l’amore senza misura di Gesù crocifisso e abbandonato. Questo fa spazio «alla grazia della comunione» e rende la Chiesa capace di interagire con la storia degli uomini, di promuovere una civiltà ispirata e guidata dall’amore.

 

«La collaborazione fra i movimenti è una grande gioia», afferma Michelle Moran, anche se sono molto diversi fra loro per storia, percorsi, attività. Sembra che dal 1998 in poi non si possa che andare avanti insieme perché uniti «per la stessa missione». E se Giovanni Paolo II parlava di «nuova primavera nella Chiesa», questa stagione non può che portare a una ulteriore crescita, dare frutti maturi. «Adesso lo Spirito Santo ci chiede un nuovo passo. Io – aggiunge – credo che stia cominciando il tempo di guardare oltre noi e abbracciare insieme il nostro mandato missionario. Così i movimenti ecclesiali insieme nel nuovo millennio cominceranno a raccogliere una messe comune».

 

«Non è che ci troviamo insieme perché stiamo bene fra noi, anche se questo è vero -, spiega Adriano Roccucci – stiamo insieme per aprirci agli altri perché nella comunione è insito l’anelito all’universalità». Diversi i nodi critici della nostra società, dal materialismo, al disorientamento, alla paura del futuro, alla tentazione del pessimismo di fronte alle tante difficoltà della vita. «Dobbiamo allora pensare che il cristianesimo sia troppo debole di fronte alle forze del male e del potere?», si interroga Roccucci. No, «vivere la comunione e la missione fa la forza della nostra debolezza. Nella nostra Europa c’è bisogno di santità, di Vangelo, della nostra comunione».

 

Insomma una comunione all’interno della Chiesa, ma aperta sul mondo.

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