Insieme guardando al paese
No, non sono i soldatini del cardinal Ruini, come qualcuno li ha definiti. Nemmeno, i nuovi propugnatori del partito dei cattolici, animati da velleitaria nostalgia. Neppure, gli eredi del Comitato Scienza e vita, per gestire il patrimonio del risultato referendario. Neanche, gli artefici di un compatto fronte confessionale, per ridare peso e visibilità ad un mondo cattolico ritenuto ininfluente.Eh, sì. Quando nel nostro laico e democratico paese alcuni gruppi ecclesiali si ritrovano e dialogano su temi cruciali, certi italiani entrano in fibrillazione e visibilmente si preoccupano. Per cui, fioriscono interpretazioni e considerazioni che evocano spettri, ingerenze, accerchiamenti. Tanto che, per sgomberare il campo dagli equivoci, si è costretti a procedere per negazioni al fine di spiegare identità e finalità del nuovo soggetto. L’occasione più recente è stata offerta dall’uscita a vita pubblica di Retinopera, che si è ritrovata a convegno nell’abbazia benedettina di Vallombrosa dall’8 al 10 luglio. Retinopera è il risultato di un cammino avviato nel 2001. Luigi Bobba e Luca Jahier, delle Acli, e Edoardo Patriarca, portavoce del Forum del Terzo Settore, dettero vita a qualche incontro informale, accompagnati dalla presenza discreta dell’allora mons. Attilio Nicora, oggi cardinale e ancora partecipe dell’avventura. Li mosse un’esigenza: raccogliere le sfide di un mondo in mutamento facendo tesoro di una rinnovata attenzione verso la dottrina sociale della chiesa. Nel marzo 2002 fu varato il manifesto Prendiamo il largo! Per una nuova stagione del movimento cattolico in Italia, che sintetizzava le attese di credenti nel confronto con la modernità. Ben presto si è ampliata la cerchia dei gruppi coinvolti e approfondita la riflessione anche attraverso i seminari estivi (l’edizione 2005 è il quarto appuntamento). Nel febbraio scorso, Retinopera è stata formalmente costituita in associazione. Il suo percorso raccoglie ed esprime un mondo cattolico desideroso d’incontrarsi, dialogare e confrontarsi in modo aperto. E quale risorsa sia per il paese e per la chiesa un laicato organizzato che procede insieme lo aveva messo in luce la Settimana sociale dell’ottobre scorso a Bologna. Dietro a questo processo c’è l’influsso della parola profetica di papa Wojtyla nella Pentecoste 1998, quando invitò movimenti e gruppi aprocedere in un cammino comune. Cammino maturato con l’esaltante stagione giubilare e arricchito dalla stima reciproca tra alcuni che contagia altri e si traduce anche in inviti ufficiali ai propri appuntamenti associativi. La serie di convegni cattolici della scorsa estate ha reso più visibile il passaggio da una interpretazione competitiva della comunione ad una visione collaborativa , per dirla con Luigi Alici, fresco presidente dell’Azione Cattolica. La frammentazione del laicato – ha affermato Paola Bignardi, coordinatrice nazionale di Retinopera, aprendo i lavori a Vallombrosa – non ci ha permesso sinora di prendere con efficacia la parola sui temi del paese. Di solito, i cattolici – aggiungeva Luigi Bobba, presidente delle Acli – si sono messi insieme per impedire che qualcosa venga fatto. Adesso è il tempo dell’iniziativa. Da qui, la domanda: quale contributo è possibile dare nel contesto del terrorismo internazionale – gli attentati di Londra avevano ridato all’argomento stringente attualità -, nel pieno di una crisi economica internazionale, con un’Europa che segna il passo, in presenza di una democrazia da ravvivare e di un dibattito politico italiano sempre più impoverito? La risposta offerta dall’appuntamento di Vallombrosa è stata articolata. L’esigeva il tema del seminario, Democrazia: questione di futuro. Il contributo dei cattolici alla vita del paese. Si è partiti da lontano, da 60 anni fa, dall’esperienza di Camaldoli, quando fu pubblicato un documento scritto da un gruppo di docenti e giuristi cattolici, riuniti attorno a mons. Montini, il futuro Paolo VI. Quel testo, definito poi Codice diCamaldoli, raccolse, alle soglie della fine della guerra, le riflessioni su una nuova società e costituì un punto di riferimento per la stesura della futura Costituzione. Analogie e differenze sono emerse nel dibattito. Al centro del convegno, la presentazione di un’Agenda sociale, anzi degli appunti di un’agenda sociale, quasi un cantiere aperto dei cattolici italiani, a servizio del paese, come l’ha definita Luca Jahier, segretario di Retinopera, per sottolineare l’elaborazione in corso e l’apertura a quanti hanno a cuore l’Italia. Il testo (che presentiamo a parte) individua alcune grandi tematiche, precisa le priorità, definisce i percorsi.Chiamiamo a raccolta tutti coloro che non si vogliono arrendere ad una sorta di ripiegamento sul presente, senza speranza per il futuro , è stato sottolineato in vari interventi. L’intenzione diffusa tra i 250 partecipanti, dirigenti nazionali e territoriali di movimenti e associazioni aderenti a Retinopera, è di scommettere su questa nuova stagione del movimento cattolico, che fa tesoro della Settimana sociale di Bologna e guarda verso il convegno ecclesiale di Verona del prossimo anno. Radicare l’esperienza di Retinopera in venti città italiane per interpretare a livello locale i temi dell’Agenda e tenere a Napoli un convegno che rilanci la questione del Mezzogiorno. Sono gli obiettivi da raggiungere entro la fine del 2005. Non siamo qui per contare o per contarci – ha affermato Lucia Fronza Crepaz, presidente del Movimento politico per l’unità, dei Focolari -. Siamo qui per molto di più: realizzare tra noi rapporti sul modello trinitario e vivere la chiesacomunione animati da una spiritualità di comunione. Allora il dialogo con tutti sarà metodo permanente e la fraternità impegno culturale, sociale e politico. L’Agenda – per Savino Pezzotta, leader della Cisl – serve a ricreare la dimensione politica, evitando l’individualismo dei diritti, ovvero l’antipolitica. Occorre rafforzare legami di solidarietà mentre tutto si frammenta. Gian Paolo Gualaccini, vice presidente della Compagnia delle Opere, emanazione di Cl, va dritto al cuore delle motivazioni: Il punto è la presenza di Gesù al di là dei diversi carismi, sensibilità, culture politiche. La scommessa è che vale la pena mettersi insieme. È l’esperienza di chiesa vissuta a quota mille metri dell’Appennino fiorentino. Molti commentano che si è trattato di un esercizio di dialogo, di pensiero, di speranza, di amicizia. A Palermo, nel 1995, Giovanni Paolo II, al convegno della chiesa italiana, prese atto della diaspora politica dei cattolici verso formazioni diverse. Ma invitò a non disperdersi sul piano culturale e ad adottare il criterio del discernimento comunitario quale metodo di analisi e di proposta. Chissà che Retinopera non ne raccolga in qualche modo il testimone. IL CANTIERE DI UN’AGENDA SOCIALE Abbiamo la responsabilità di un’eredità da trasmettere, una concezione della persona come assoluto e come relazione, che fonda un’idea della vita come dono e responsabilità, ma anche finitezza e trascendenza. È uno dei passaggi che introducono le proposte dell’Agenda sociale elaborata da Retinopera. Lo scopo è costruire un nuovo patto tra le generazioni, ma anche una nuova alleanza tra cittadini e istituzioni, tra lavoratori, imprese e consumatori, tra parti sociali e società civile, vivendo un progetto con lo stile di chi abita la frontiera. Cinque le aree di lavoro e alcune prime proposte: la promozione della vita come nuova questione sociale: investimenti nella ricerca sulle cellule staminali adulte, revisione delle leggi su adozione e affido; la pace e la cooperazione tra i popoli: iniziative euromediterranee, dialogo con l’islam, questione israelo- palestinese, maggiore impegno per l’Africa; immigrazione, quale opportunità di sviluppo: diritto di asilo anche per chi fugge dalla morte per fame, cittadinanza per i figli nati in Italia, diritto di voto amministrati- Fovo per i residenti legali di lunga durata; stato sociale, sussidiarietà, non profit: politiche di sostegno alla natalità, riforma fiscale che riconosce il quoziente famigliare, fondo per le persone non autosufficienti; lavoro, impresa, cooperazione: accentuare gli investimenti nella ricerca e nella formazione universitaria, sviluppare i sistemi a rete tra imprese, diminuire le tasse sul lavoro, aumentare quelle sulle rendite finanziarie. Tre le direttrici principali su cui il cantiere si muoverà: ripartire dalle città, scommettere sulla cultura, avviare la formazione di una nuova classe dirigente per il paese. L’IMPEGNO DI RILANCIARE LA SPERANZA Marco Impagliazzo, Comunità di Sant’Egidio In un tempo di frammentazione e di ricerca di identità, l’incontro di Vallombrosa ha avuto il senso profondo di costruire un quadro d’insieme sui temi sociali di tanti movimenti, associazioni, realtà della chiesa, che si sono messi insieme con il dono del proprio carisma per trovare risposte adeguate alle attese odierne. Luigi Alici,Azione Cattolica Il clima e la volontà di lavorare su obiettivi comuni mi sembrano dei dati acquisiti e molto positivi. L’importante è che permanga una prospettiva che superi le singole associazioni che ne fanno parte per restare in quell’orizzonte ecclesiale che rappresenterebbe un fattore di moltiplicazione della nostra vita. Una dinamica di comunione ci porterà molto al di là delle nostre attese. Lucia Fronza Crepaz, Movimento politico per l’unità (Focolari) Retinopera non è l’associazione delle associazioni, ma, ritengo, una risposta dello Spirito Santo per la storia odierna dell’Italia. Quindi va vissuta da protagonisti, ma anche lasciando i tempi di maturazione, perché i progetti allestiti troppo velocemente rischiano di non essere fecondi. Stiamo vivendo un’esperienza molto seria. C’è una speranza che ci trascende, e c’è quindi una regia che va ascoltata. Edo Patriarca, Forum Terzo settore Finora il cammino era abbozzato, ora incomincia a diventare un percorso solido, fatto di amicizia tra i responsabili ma anche di un linguaggio che riecheggia le nostre diversità ma ha in comune le parole più significative. In un paese segnato dalla perdita di fiducia, noi possiamo fungere da catalizzatori di speranze ancora racchiuse nei cuori di tanti. Sergio Marelli, Focsiv Il risultato di Vallombrosa è molto positivo. Con Retinopera, tutte le nostre associazioni hanno trovato la casa che cercavano, quella del discernimento comune. Sarà una garanzia per tutti. Ora ognuno procederà sulle proprie strade arricchito dalla riflessione comune. Paola Bignardi, coordinatrice di Retinopera C’è stato un numero di adesioni inaspettato e il clima tra noi è stato di fraterna amicizia, una simpatia profonda che abbiamo colto reciprocamente e che ci ha aiutato a superare difficoltà in questi anni. Il livello della riflessione è stato alto, molto coinvolgente, con un pubblico davvero partecipe. Quest’esperienza è un talento da far fruttare per i prossimi anni, perché il nostro paese ha bisogno di cultura, di pensiero, di riflessione.