Insegnare l’intelligenza emotiva nelle scuole
L’intelligenza emotiva è un tema molto attuale e l’educazione di tale competenza nelle scuole è oggetto di molte ricerche e studi. Numerosi progetti e attività specifiche sono state sviluppate proprio in risposta ad un crescente interesse su tale tematica, a cui, per lungo tempo, è stata destinata una sporadica attenzione. La fase pionieristica delle progettazioni ha messo in luce, sia le enormi potenzialità di questo tipo di educazione, sia le difficoltà che si potrebbero incontrare nel ripensamento delle attività didattiche. La ricerca di settore continua a produrre evidenze sull’importante ruolo della competenza emotiva nei processi di crescita e maturazione degli studenti e sulla fondamentale funzione che la scuola è in grado di svolgere a riguardo.
Il costrutto di “intelligenza emotiva” è stato definito per la prima volta da Salovey e Mayer nel 1990 e si delinea come la capacità di riconoscere, comprendere, utilizzare e gestire le proprie e le altrui emozioni in modo consapevole.
In particolare, gli autori la definiscono come un aspetto dell’intelligenza legato all’empatia, alla motivazione, all’autocontrollo, alla logica, alla capacità di adattamento e di gestione delle relazioni sociali. Di rilevante importanza è la capacità di monitorare le proprie e le altrui emozioni, di differenziarle e di usare tali informazioni per guidare il proprio pensiero e le proprie azioni.
Daniel Goleman, con la sua opera “Intelligenza Emotiva”, nel 1995, ha reso popolare tale concetto ed è importante che gli educatori conoscano questa abilità perché è utile per alleviare lo stress, comunicare in modo efficace, entrare in empatia con gli altri, superare le sfide e disinnescare i conflitti. In sostanza, è la base di tutte le scelte essenziali che facciamo nella nostra vita.
Per insegnare e potenziare l’intelligenza emotiva, nelle scuole, si possono adottare diverse strategie e metodologie didattiche, come, per esempio, realizzare laboratori di educazione socio-emotiva, integrati all’interno dell’attività didattica curriculare delle varie discipline, che prevedano il riconoscimento e la gestione positiva delle emozioni, lo sviluppo di alcune life skills come l’ascolto attivo, la comunicazione assertiva, la risoluzione dei conflitti e il lavoro cooperativo.
Quindi risulta fondamentale creare e progettare delle esperienze di apprendimento attraverso le quali gli studenti possano acquisire consapevolezza di sé e delle proprie emozioni, favorire reazioni emotive equilibrate e adeguate alle diverse situazioni quotidiane, raggiungere il benessere personale e sociale. Quindi l’apprendimento emotivo integra le emozioni all’interno delle discipline curricolari, sfruttando il loro potenziale motivazionale e mnemonico.
Altre attività che potrebbero essere proposte consistono nell’utilizzo di mappe concettuali o mentali che associano i concetti a immagini o colori emotivamente significativi, la creazione di slogan o canzoni che riassumono i contenuti appresi, la realizzazione di progetti interdisciplinari che riescano a coinvolgere gli interessi e le passioni degli studenti. Una competenza fondamentale è lo sviluppo delle capacità empatiche per favorire le relazioni sociali. L’empatia viene definita come la capacità di mettersi nei panni degli altri e di comprendere i loro punti di vista e le loro emozioni. Gli educatori possono proporre attività come il role playing, in cui gli studenti devono interpretare ruoli diversi come, ad esempio, un bullo o una vittima, il dibattito su temi sensibili come il razzismo o l’omofobia, la lettura o la visione di storie che stimolano l’empatia.
In un siffatto scenario, affinché possa concretizzarsi un’efficace proposta didattica di educazione emotiva, sarebbe necessario, per la scuola, organizzare dei corsi di formazione per gli insegnanti e affrontare e superare le barriere organizzative, attraverso interventi mirati, che riguardano anche la progettazione del curriculum e del tempo scuola.
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