Inquieti: i giovani visti da Mario Dal Bello
Il cinema sociale italiano del 2000.
Anche se ha da poco passato i cento anni, il cinema resta un’arte giovane, anzi la più giovane di gran lunga rispetto alle “veterane” musica, pittura, letteratura e via elencando. Giovane e, verrebbe da aggiungere, indifesa, se è vero che l’avvento delle nuove tecnologie ha innescato una corsa sfrenata a cercare nuove vie creative, a smontare e rimontare le forme espressive secondo modalità che si muovono tra sperimentazione e manipolazione. Niente di male, va detto, in tutto questo, e quindi la conseguenza forse più logica è che il cinema, arte giovane, si occupi di giovani.
A fare il punto sul rapporto tra cinema e giovani in questo scorcio finale del primo decennio del 21° secolo arriva un libro, dal titolo giusto e studiato nel suo evocativo procedere. “Inquieti” ha come sottotitolo “I giovani nel cinema italiano del Duemila” (Effatà Editrice, euro 12,50). In questo ambito l’autore, Mario Dal Bello, individua quattro filoni essenziali: generazionale, psicologico, sociale, dell’interiorità. Chi sono dunque i giovani italiani del Duemila, cosa vogliono, che attese hanno, che speranze per il futuro? Se sembrano domande banali, lo scenario che Dal Bello costruisce attraverso una puntigliosa disamina dei titoli smentisce l’impressione.
È che nel rapporto scottante e delicato con l’argomento, il cinema italiano mette a nudo il meglio e il peggio di se stesso: qui si passa da storie fortemente problematiche ad altre incredibilmente leggere, trascorrendo da sguardi registici con voglia di capire e comprendere ad altri adagiati su facili stereotipi. Sarebbe opportuno essere realistici, autentici, veri e insieme costruire un cinema che abbia voglia di non essere del tutto distruttivo, deprimente, rassegnato. Ecco il vero merito di questa incalzante indagine: l’autore lascia in secondo piano il giudizio estetico sui film a favore della convinzione che si tratta comunque di una testimonianza da non trascurare. Lasciamo così al lettore il piacere di scoprire titoli, registi, generi e sottogeneri, di lasciarsi andare ad un viaggio pieno di sorprese e scoperte. Alla fine, forse qualcuno dirà di conoscere meglio i giovani. E anche il cinema.