“Inquieti” a Corleone

Presentato il libro di Mario Dal Bello, sulla cinematografia giovanile nella città nota per una delle più famose pellicole del cinema italiano "Il Padrino". Un pomeriggio di riscatto per l'immagine dei corleonesi ad opera dei suoi cittadini più giovani.
Corleone

«Il cinema ci interpella sulla realtà giovanile e ci interroga sulle sue problematiche e sugli stereotipi. Ma quello che io scopro in realtà non è un universo superficiale, ma un mondo giovane impegnato», esordisce così il sindaco di Corleone, Nino Iannazzo, intervenuto alla presentazione del libro Inquieti, i giovani nel cinema italiano del Duemila (Effatà editrice) di Mario Dal Bello. La cittadina del palermitano nota in tutto il mondo per una filmografia su storie ed episodi di criminalità organizzata, ha voluto ospitare una mattina culturale dedicata sì alle pellicole, ma con un’attenzione particolare ai giovani. «Il cinema, con il film Il Padrino, è stato da una parte fortuna per la notorietà che ci ha dato e al contempo un marchio difficile da scollarsi»», ha continuato Iannazzo.

 

L’incontro sul libro di Dal Bello si inserisce in un percorso di riscatto cominciato già da qualche anno e che ha come protagonisti proprio i giovani. Sono stati loro, infatti, ad aver dato vita a questa iniziativa e sono sempre loro che si stanno sbracciando per dare un’immagine diversa della città. Non solo campi di lavoro sui terreni confiscati ai mafiosi e laboratori di fraternità aperti ad altre regioni, ma anche iniziative culturali e di formazione. L’autore di Inquieti ha voluto delineare attraverso la proiezione di alcuni spezzoni di film le tre grandi correnti espressive attraverso cui il cinema italiano guarda alla realtà giovanile. C’è il filone psicologico come quello di Giulia non esce la sera,  c’è quello sociale descritto da pellicole come Fuga dal call-center e infine quello generazionale che in Notte prima degli esami e Ho voglia di te trova la sua espressione più popolare.

 

Serrato il dibattito con i giovani, appassionati conoscitori di cinema che hanno contestato alcuni luoghi comuni ripresi dalle pellicole più proiettate: falliti, inquieti, disimpegnati, bamboccioni. Si sono chiesti come contemperare impegno e divertimento; hanno voluto capire il ruolo della pubblicità e della promozione, come si stende una sceneggiatura a partire da un libro. «Ogni film lascia un messaggio, ha concluso Dal Bello, e attenzione a quei giovani che vogliono proporre un cinema non soggetto solo alle grandi produzioni e che scelgono di autoprodursi per essere indipendenti. Siamo noi i migliori giudici e migliori promotori di questi film che forse vogliono prospettare anche altre visioni del variegato mondo giovanile». Sfogliando le pagine di Inquieti se ne possono trovare alcune originali.

 

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