Iniziate le Olimpiadi (semi blindate) di Tokyo

Nella capitale giapponese, nei prossimi giorni, vedremo esibirsi famose star del mondo dello sport. Insieme a loro, anche tanti altri atleti meno conosciuti, ognuno con alle spalle una storia che meriterebbe di essere raccontata. Grande attesa per la prova degli azzurri.
Olympiadi (AP Photo/Alex Brandon)

Il conto alla rovescia ha terminato la sua marcia. Ci è voluto un anno in più del previsto, ma alla fine il grande momento è arrivato. Finalmente. Era infatti il 7 settembre 2013 quando a Buenos Aires, durante la 125ma sessione del Comitato Olimpico Internazionale, fu annunciato al mondo che le Olimpiadi del 2020 si sarebbero svolte in Giappone, e più precisamente a Tokyo. Da allora sono passati quasi otto anni e oggi, con alcuni incontri di calcio femminile, e con la disputa delle prime partite del torneo di softball (l’Italia ha fatto il suo esordio perdendo 2-0 contro le campionesse del mondo degli Stati Uniti), hanno preso il via i Giochi a cinque cerchi rimandati lo scorso anno a causa della pandemia.

Certo, la speranza di assistere ad un’Olimpiade “senza mascherine”, e con palazzetti almeno in parte pieni, è via via svanita nelle ultime settimane, ma i Giochi si faranno, ed è pur sempre “meglio di niente”. In giro per la città i simboli olimpici sono meno del solito, ma Miraitowa, la mascotte bianca e blu di questa rassegna, è comunque pronto per accompagnarci durante questo meraviglioso viaggio nell’evento sportivo più seguito del pianeta. Il suo nome nasce dall’unione di due parole estremamente significative, mirai (futuro) e towa (eternità), e la speranza di tutti è che questi Giochi ci proiettino in un futuro più roseo. Non solo dal punto di vista sportivo.

Eppure, non era così scontato che alla fine si gareggiasse davvero. «Non possiamo prevedere cosa accadrà con il numero di positivi. Se nei prossimi giorni la situazione peggiorerà, penseremo a cosa fare insieme alle autorità», le poco incoraggianti parole pronunciate nelle ultime ore da Toshiro Muto, a capo del Comitato organizzatore. Almeno per ora, però, i Giochi hanno saputo resistere alle pressioni di chi non li voleva far disputare e, pur dovendo fare i conti con restrizioni di mille tipi (pensate, solo per fare un esempio, che durante le premiazioni gli atleti si metteranno le medaglie al collo da soli per proteggersi dal virus), le gare sono dunque iniziate.

Giochi a cinque cerchi “blindati” e “senza pubblico” però, con tribune deserte come mai accaduto prima. Una scelta che ha seguito la decisione del Premier giapponese di promulgare un nuovo stato di emergenza per Tokyo e dintorni (durerà almeno fino al 22 agosto) a causa dei preoccupanti dati relativi ai positivi al virus, in crescita per effetto della ormai famigerata variante Delta. Solo in alcuni impianti, dislocati fuori dalla capitale nipponica, vedremo qualche limitata presenza di spettatori, ma si tratterà comunque di poche eccezioni. Giochi “in bilico”, con la possibilità che ogni giorno qualcuno dei partecipanti debba rinunciare all’ultimo minuto per aver contratto il virus. Parliamoci chiaro: per tutti, ma soprattutto per gli atleti, queste non saranno Olimpiadi “normali”.

Immaginatevi per un attimo di essere uno di loro. Immaginatevi di essere li, a pochi secondi dall’inizio della gara, con lo speaker che annuncia il vostro nome. Pensate all’adrenalina che vi entrerebbe in circolo nel sentire il tifo degli appassionati arrivare dagli spalti. Eh già, prima e durante una competizione di alto livello come sono i Giochi olimpici, queste sono per uno sportivo sensazioni quasi imprescindibili. «Non vogliamo che gli atleti si sentano soli e per questo stiamo cercando in tutti i modi di supportali mettendo in piedi un sistema audio che possa ricordare in qualche modo il tifo del pubblico», ha spiegato il presidente del CIO Thomas Bach.

«Ci aspettiamo un sistema di audio coinvolgente e che aiuti gli atleti a dare il massimo anche in una cornice non facile». Staremo a vedere l’effetto che farà, intanto una cosa è certa: nonostante tutto, i grandi protagonisti dei Giochi saranno proprio loro, gli atleti. Atleti che con le loro gesta sportive e con le loro storie, una diversa dall’altra, con le loro imprese e con le loro emozioni, ci faranno immergere per più di due settimane in un “mondo magico”. Un mondo, quello dei Giochi Olimpici, che nemmeno questa terribile pandemia è riuscito per ora a fermare.

Si, adesso è arrivato davvero il momento delle gare, e anche questa volta la nostra spedizione, ne siamo certi, saprà regalarci grandi soddisfazioni. Un’Italia da record quella che si presenta a Tokyo. Un piccolo “esercito”, formato da ben 384 atleti (mai così tanti in passato, battuto il precedente primato di Atene 2004 quando gli azzurri furono 367), quasi equamente distribuiti tra uomini (197) e donne (187).

Anche questa volta l’intenzione è quella di provare a confermarci tra le prime dieci potenze dello sport mondiale. Per riuscirci, dovremo avvicinarci alle dieci medaglie d’oro e alle trenta complessive (a Rio, nell’ultima edizione, ne vincemmo 28 in tutto di cui otto d’oro). Tanti gli italiani che potranno dire la loro (qui un elenco delle principali finali da non perdere, in chiave azzurra), ma un posto di riguardo lo avranno, neanche a dirlo, i nostri portacolori della scherma. In questo sport saremo presenti al gran completo, con tre atleti per ogni prova individuale e con tutte le squadre, e ogni volta avremo concrete chance di salire sul podio.

Ragazzi davvero fantastici i nostri schermidori che, oltre per i risultati strettamente sportivi, spesso fanno parlare di sé per gesti “controcorrente” o per iniziative a favore degli altri. Come gli spadisti Marco Fichera e Andrea Santarelli. Marco, ventotto anni, è un ragazzo siciliano che nel dicembre del 2018 ha ricevuto il premio Fair Play per aver ammesso un “non tocco” durante la finale di Coppa del mondo da lui disputata a Bogotá, in Colombia: «Ho preferito una giusta sconfitta ad una vittoria non meritata».

Andrea invece, nativo di Foligno, ha da sempre un legame fortissimo con la sua terra e, per la stagione in corso, ha trovato uno stimolo in più per ben figurare in pedana. Un progetto davvero speciale, denominato “Una stoccata per l’Umbria”. Per ogni stoccata messa a segno in una gara ufficiale, infatti, questo ragazzo donerà un euro in favore della Croce bianca di Foligno, un’associazione di volontariato impegnata nel campo del pronto soccorso e della pubblica assistenza. Piccoli ma significativi gesti, che spesso caratterizzano le storie “nascoste” dietro molti di questi atleti olimpici.

Sabato 24 luglio, nella prima giornata in cui verranno assegnate medaglie, vedremo in gara ad esempio anche Paula Pareto, una persona davvero speciale che, fatta eccezione per gli appassionati di judo, in pochi conoscono. Paula è tra le favorite per tornare a salire sul podio a cinque cerchi dopo il bronzo ottenuto a Pechino, nel 2008, e dopo l’oro dei Giochi di Rio del 2016. La chiamano la ‘Peque”, la piccola, e infatti combatte nella categoria delle judoka più leggere (quella riservata alle atlete con un peso inferiore ai 48 Kg).

Questa ragazza originaria di San Fernando, località dell’area metropolitana di Buenos Aires, sarà anche “piccola”, ma ha dimostrato nel tempo di avere una determinazione davvero grande, abituata sempre a dare il massimo delle proprie capacità. Come atleta … e non solo. Nell’ultimo anno e mezzo, infatti, Paula non ha combattuto solo sul tatami, nel tentativo (riuscito) di conquistare il diritto ad una nuova partecipazione olimpica, ma contemporaneamente ha “combattuto” anche su un altro fronte.

Laureata in medicina, sempre pronta a regalare un sorriso a chi le si pone difronte, la Pareto ha infatti trascorso questo periodo dividendo il suo tempo tra gli allenamenti sul tatami e il servizio presso l’ospedale San Isidro, situato nella zona a nord della capitale argentina, luogo dove sta completando il suo internato come traumatologa e dove, oltre a svolgere le sue normali mansioni, è stata formata per prendersi cura di pazienti affetti dal coronavirus.

«Mi concentro sempre al 100% su tutto ciò che faccio, in ogni momento. La chiave è godersi appieno il luogo e l’ambiente in cui ci si trova, qualunque esso sia. Nello sport e nella vita, bisogna approfittare di quel singolo momento, e dare il meglio di noi stessi». Così come proveranno a fare i circa 11000 atleti che, da oggi e fino a domenica 8 agosto, daranno vita ai Giochi della XXXII Olimpiade dell’era moderna.

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