Inizia la festa!
Non c’è niente da fare, i brasiliani sono insuperabili quando devono coinvolgere ed entusiasmare e se il Papa ha affidato loro l’organizzazione della prossima Gmg, il mix Brasile, giovani e festa è esplosivo. Dopo 25 anni, dopo Buenos Aires 1987, la Gmg torna nel continente latinoamericano. E per la prima volta parlerà portoghese.
Rio 2013 è stata presentata nei giorni scorsi a un incontro che si è svolto alle porte di Roma e che per quattro giorni ha riunito i responsabili delle pastorali giovanili di 98 Paesi del mondo, nonché i rappresentanti di 45 movimenti e associazioni ecclesiali giovanili. Erano presenti anche Andrew Camilleri e Maria Guaita, come rappresentanti dei Giovani per un mondo unito del Movimento dei focolari. Scopo del convegno organizzato dal Pontificio consiglio per i laici era quello di tirare un bilancio di Madrid 2011 e fare il punto sull’organizzazione di Rio 2013.
Bellissime le parole e le immagini utilizzate dal cardinale Rouco Varela, l’arcivescovo di Madrid, per raccontare a un anno di distanza la Gmg madrilena: il caldo torrido, la tempesta di vento e pioggia che si è scagliata la notte della veglia a Quatros Vientos, il pellegrinare festante dei giovani per le strade di Madrid, il loro rapporto strettissimo con il papa, l’annuncio gioioso di una fede festosa a una società che ne è rimasta visibilmente toccata.
Ora il testimone passa al Brasile, terra immensa, profondamente attraversata da una fede vissuta con intensità ma anche da sempre segnata da problemi enormi, come la povertà e la dipendenza dei giovani dalle droghe. Problemi che però hanno fatto dei brasiliani un popolo particolarmente attento e sensibile all’azione nel sociale. A presentare ai responsabili delle pastorali giovanili di tutto il mondo i punti essenziali della Gmg carioca è stata una delegazione dei vescovi brasiliani. E quando hanno preso il palco e il microfono la sala del convegno si è subito rivestita di canti, bandiere e spot pubblicitari. C’è già l’aria giusta dei grandi eventi, la festa è assicurata, l’attesa è grande.
I numeri sono da capogiro ma se si parla di Brasile occorre forse farci l’abitudine. Un primo esempio: fino ad oggi il pellegrinaggio della croce della Gmg e dell’icona della Madonna ha attraversato 132 diocesi brasiliane (solo la metà delle 276 diocesi esistenti nel Paese) ed ha già coinvolto 2 milioni di persone. Solo a San Paolo hanno partecipato 500 mila persone, di cui 150 mila erano giovani. Anche in questo caso la devozione alla croce si è unita all’azione nel sociale e il pellegrinaggio è stato fatto passare attraverso i luoghi di sofferenza dove vivono molti giovani: gli ospedali, le case di recupero per ragazzi dipendenti dalla droghe, le favelas. Stesso discorso anche per le giornate diocesane che precedono la Gmg e che in Brasile si chiameranno “Settimana missionaria”. Occhio però perché anche in questo caso, alla possibilità di vivere una profonda esperienza di fede, si proporrà ai partecipanti di vivere azioni di solidarietà perché i giovani stessi imparino a diventare «costruttori e protagonisti di una civiltà dell’amore».
Dunque Rio de Janeiro, una diocesi che si estende su un territorio di 43 mila chilometri quadrati, con 270 parrocchie e 600 sacerdoti. La città è stata scelta anche come sede del campionato mondiale di calcio nel 2014 e dei giochi olimpici nel 2016. Ad accogliere i giovani americani e di tutto il mondo ci saranno le braccia aperte della statua del Cristo Redentore collocata sulla cima della montagna del Corcovado, che sarà sicuramente il simbolo di questa Gmg. «Rio de Janeiro non sarà più la stessa dopo la Gmg», ha detto monsignor Orani Joao Tempesta, arcivescovo di Rio de Janeiro. E non lo sarà anche grazie ai giovani di tutto il mondo che la invaderanno: a loro il Papa ha già chiesto di essere «missionari della gioia» e per esserlo ha indicato come esempio la vita di due giovani: Pier Giorno Frassati e Chiara Luce Badano. «Due semplici testimonianze tra molte altre – ha detto il Papa – che mostrano come il cristiano autentico non è mai disperato e triste, anche davanti alle prove più dure, e mostrano che la gioia cristiana non è una fuga dalla realtà, ma una forza soprannaturale per affrontare e vivere le difficoltà quotidiane». (per info: www.rio 2013.com)