Informare per agire: l’esperienza di Unimondo

Attivismo digitale a partire dall’impegno diretto e quotidiano a favore della pace e della giustizia. Intervista a Piergiorgio Cattani, direttore della testata www.unimondo.org
unimomdo

Cittanuova.it ha iniziato un rapporto di collaborazione e condivisione con il portale di informazione online “Unimondo” (www.unimondo.org), un progetto della fondazione Fontana che si occupa di pace, ambiente, diritti umani e cooperazione internazionale.

Oltre gli interessi comuni restano aperte le domande sul senso e l’efficacia dell’impegno su temi sempre attuali ma che appaiono minoritari.  Abbiamo perciò rivolto alcune domande al direttore di Unimondo, Piergiorgio Cattani, che è anche editorialista per il quotidiano “Trentino” e per il settimanale della diocesi di Trento “Vita Trentina”. Cattani collabora come giornalista con altre riviste locali e nazionali, come il mensile “Il Regno”. È inoltre addetto alla comunicazione del “Centro studi Martino Martini”, specializzato nei rapporti tra Europa e Cina, ed è attivo nel mondo del volontariato e della cultura come presidente dell’“associazione Oscar Romero”. Laureato sia in Lettere Moderne che in Filosofia e linguaggi della modernità, è membro del comitato editoriale della casa editrice “Il Margine”.

 

Da quale realtà è nata l’esperienza del portale Unimondo?

«Unimondo nasce 15 anni fa per iniziativa di un gruppo di volontari appassionati di informazione e nuove tecnologie. Entrato quasi subito nel network Oneworld, Unimondo è diventato dopo qualche anno un progetto di Fondazione Fontana Onlus, un’organizzazione che si occupa di pace, cooperazione, solidarietà internazionale ed educazione alla mondialità».

Cosa fa la fondazione Fontana?

«La fondazione segue progetti in Kenia, Bosnia e Israele con un approccio di rete, cercando sempre di coinvolgere altre associazioni italiane e locali, in una logica di reciprocità. Intensa è anche l’attività di formazione ai temi della pace, dell’ambiente e dei diritti umani con numerose iniziative nelle scuole. Unimondo segue questa impostazione a livello comunicativo. Da 15 anni cerchiamo di dare un’informazione originale e ragionata concentrandoci non solo sulle grandi questioni del momento, ma anche su notizie meno presenti sui circuiti internazionali».

Come fate ad offrire questa copertura internazionale ?

«Abbiamo amici e corrispondenti ai quattro angoli del mondo, mentre in Italia cerchiamo di mantenere solide partnership con le associazioni e le riviste online simili alla nostra».

Ma in che modo un portale web può supportare le varie realtà associate rispettando l’originalità di ognuna?

«A volte le associazioni che si battono per un altro tipo di globalizzazione hanno la tentazione dell’autoreferenzialità. Per evitare questa deriva cerchiamo e ci imponiamo di fare rete con altri progetti. Nel nostro sito rilanciamo costantemente articoli altrui citando la fonte con evidenza: una consuetudine che ci sembra ineludibile, ma che non è scontata nella giungla del web. In questi anni abbiamo instaurato legami con svariati partner con i quali organizziamo eventi online e reali, con un buon impatto sul territorio. Crediamo che soltanto unendosi alle altre ciascuna associazione mantenga la propria originalità. Unimondo vuole essere questo: un progetto aperto, costruito insieme, punto di riferimento di una galassia più ampia».

Le campagne mediatiche, di cui siete stati dei precursori in Italia, hanno davvero la forza di incidere sulla realtà delle cose? Non è, invece, un incentivo a delegare ad un “click” sulla tastiera del computer il proprio impegno ?

«Pensiamo che le campagne mediatiche siano molto importanti perché, se trasparenti e trasversali, possono essere uno strumento potente di pressione sui decisori politici. Certamente non si può ridurre tutto a un click o a un “mi piace” su Facebook. Le campagne significative sono molto più articolate e prevedono almeno tre canali: informazione (si cerca di dare e di avere notizie adeguate; ciò avviene online); mobilitazione (qui le iniziative virtuali si intrecciano con quelle concrete); realizzazione (non vogliamo fare le anime belle lottando solo per i principi, ma cerchiamo di raggiungere risultati tangibili capaci di cambiare le cose)»

Che risultati avete raggiunto in concreto?

«Ci accorgiamo sempre più che le persone, se vedono obiettivi concreti, vanno oltre il click di un secondo. Così è avvenuto per la campagna “no F35” e per quella “Sulla fame non si specula”, nata qualche anno fa e ora rilanciata in vista di Expo 2015. Quest’ultima iniziativa, partita in sordina sul web, ha ottenuto importanti riconoscimenti in delibere di enti locali italiani e in pronunciamenti di istituzioni internazionali come il Parlamento Europeo. Persino papa Francesco ha utilizzato le stesse parole della nostra campagna!».

Dal vostro punto di vista come si spiega, nonostante eventi come l’Arena di pace di Verona, la progressiva mancanza di presenza dei temi della pace nel dibattito pubblico? Quale lettura si può dare oltre la superficie? Sta maturando qualcosa di diverso?

«Abbiamo partecipato ad Arena di pace 2014. È stato un evento senza dubbio riuscito, anche se a nostro avviso rischia di ripetere linguaggi ormai superati. In questi ultimi anni i focolai di guerra si sono moltiplicati, ma non assistiamo a una mobilitazione dei movimenti pacifisti come avvenne nel 2003 con la guerra americana all’Iraq. Forse però anche quelle manifestazioni, di forte impatto mediatico ma, ahimè, di poco successo “politico”, hanno fatto il loro tempo. Serve un impegno dal basso, costante, quotidiano che agisce sulle piccole cose, sui rapporti concreti tra chi opera per la pace e chi vive sulla sua pelle l’angoscia della guerra. Per incidere però occorre ancora una volta fare rete, non solo per organizzare una manifestazione ogni 5 anni, ma per lavorare nel giorno per giorno».

Nella foto, in fondo all'articolo, Piegiorgio Cattani, a sinistra, accanto al direttore della Fondazione Fontana Pierino  Martinelli

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