Influenza suina, nuova epidemia?

Influenza suina nuova epidemia?

 

Una nuova pandemia o una mite influenza? Il dilemma ha attanagliato per qualche tempo l’opinione pubblica mondiale non nuova a interrogativi di questo tipo. La storia dell’influenza, si sa, è ricca di previsioni catastrofiche, molte delle quali poi rivelatesi infondate. Così sembrerebbe anche per quella attuale, l’H1N1, impropriamente detta suina, mostratasi, almeno finora, non particolarmente aggressiva. 

Se non bisogna comunque abbassare la guardia, come combattere quest’influenza molto simile per sintomi ed effetti a quella stagionale? Le informazioni sulle caratteristiche del virus sono ancora oggetto di studio. L’H1N1 contiene geni di virus aviari, suini e umani in una combinazione che non era mai stata osservata prima e sta passando da persona a persona, come avviene per l’influenza stagionale. Il vaccino, se ci sarà, non sarà disponibile prima di quattro mesi e la sua eventuale messa a punto entrerà in “concorrenza” con la produzione di quello che si realizza per l’influenza di ogni anno.

Si sa, inoltre, che il ceppo dell’H1N1 è dello stesso sierotipo della “Spagnola”, ma niente paura: oggi disponiamo di farmaci e moderne tecnologie mediche in grado di combatterla. Giusta poi la quarantena per quelli che provengono dalle zone infette con sintomi di influenza, lavarsi le mani spesso e cercare di non starnutire in luoghi pubblici, usare antivirali solo se prescritti dal medico curante alle persone con influenza e ai loro familiari.

Le autorità sanitarie internazionali, europee ed italiane, lo ribadiamo, hanno emanato disposizioni e consigli improntati al buon senso e secondo le attuali conoscenze scientifiche sull’argomento.

Occorre però, anche da parte di organismi politici internazionali, creare le condizioni perché questo non si verifichi in futuro. Il rischio di epidemie infatti si ripercuote sull’economia con sprechi: speculazioni borsistiche sulle quotazioni delle case farmaceutiche produttrici di antivirali e di vaccini; crollo della vendita di alimenti provenienti dalla carne di maiale che hanno costretto i nostri governanti a mangiare in pubblico prosciutto o salsicce per dimostrare l’assurdità del pericolo di contagio per questa via.

Perché allora considerare un’epidemia problema delle sole autorità sanitarie e non cercare di stabilire regole internazionali che impediscano allevamenti privi delle elementari norme igieniche che consentono lo sviluppo di virus pericolosi per l’uomo, come è già accaduto per la Sars del 2003 e l’influenza aviaria del 2004?
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