Indipendenza della magistratura nell’Ue

Un principio fondamentale della democrazia è l’indipendenza e l’autogoverno dei giudici rispetto all’esecutivo e alla politica. Come viene declinato nei Paesi dell’Ue questo principio? Un caso spagnolo che ha fatto discutere.

È di pochi giorni fa la pubblicazione di una sentenza della Corte costituzionale spagnola sulla legalità dello “stato di emergenza” istituito dal Governo all’inizio della pandemia. La metà più uno dei giudici si è pronunciato in senso negativo, cioè, ha ritenuto che la decisione di proclamare lo stato di emergenza fosse illegale perché ha violava alcune leggi, e dunque incostituzionale. Gli altri cinque magistrati della Corte hanno invece emesso un parere “differente” manifestando riserve sulla sentenza di condanna. Va detto che tutto il processo è partito da un ricorso di incostituzionalità presentato dagli oltre cinquanta deputati del gruppo parlamentare Vox, ed è evidente l’intento politico che c’è dietro.

Certo è che molti cittadini spagnoli saranno contenti di non dover pagare le multe ricevute per violazione di alcune delle norme relative allo stato di emergenza. È il caso, per esempio, di un giovane, multato per aver violato il confinamento: dopo la sentenza la sanzione non ha più base legale. È il primo caso, ne verranno altri. Ma nell’opinione pubblica, ancora una volta, si conferma la profonda sensazione che la giustizia è in mano ai politici e che l’indipendenza del potere giudiziario è sempre messa in discussione.

L’episodio giuridico viene a confermare quanto pubblicato di recente sull’inchiesta elaborata su questo aspetto particolare dai servizi dell’Unione europea (Eu Justice Scoreboard 2020, Flash Eurobarometer 483). Cioè che la percezione degli spagnoli sull’indipendenza dei giudici si trova tra le più negative dell’Ue. Il 34% degli intervistati la vede “abbastanza male” e il 15% “molto male” (media europea: 23% e 11% rispettivamente). Il peggio, però, e che i giudici la pensano allo stesso modo: il 25% dice che la loro indipendenza non è stata rispettata dal Consiglio generale del potere giudiziario (equivalente al Consiglio superiore della magistratura, in Italia).

Il caso della Spagna non è purtroppo il solo a provocare disaggio nel seno dell’Ue. Anche i giudici di Bulgaria, Croazia, Italia, Lettonia, Romania, Portogallo e Ungheria percepiscono “seri problemi di indipendenza” della magistratura, dovuta all’interferenza dei partiti politici. Dal lato opposto si trovano Danimarca, Irlanda e Paesi Bassi, dove i giudici hanno valutato la loro indipendenza molto più positivamente.

La grossa differenza tra Paesi europei su questo argomento è dovuta, secondo gli studiosi, ai meccanismi che governano il potere giudiziario. Ad esempio, tre dei Paesi con le migliori “valutazioni” in materia (Austria, Finlandia e Germania) non hanno un Consiglio di governo dei giudici, ma dipendono direttamente dal Ministero della giustizia, mentre in altri Paesi c’è un Consiglio generale che governa i giudici, anche se con modelli diversificati. Ecco perché L’Ue raccomanda ai Paesi membri di adottare una norma che garantisca meglio la legittimità democratica di questi organismi, cioè: che almeno la metà dei membri del Consiglio generale dei giudici sia eletto dai giudici stessi, mentre il resto dei membri del Consiglio, coloro che non sono giudici, dovrebbero essere eletti dal Parlamento. A questo modello oggi corrispondono solo 9 Paesi dell’Ue: Belgio, Bulgaria, Croazia, Francia, Slovacchia, Slovenia, Italia, Lettonia e Portogallo. Eppure in alcuni di questi Paesi la percezione di indipendenza dei giudici è tuttora negativa.

 

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