Indigniamoci senza pietà
Sarà che come italiani siamo presuntuosamente ancorati al mito che ci vuole come un popolo di santi (?!!), di eroi, di poeti, di artisti, di navigatori, di colonizzatori, di trasmigratori e quindi, anche se sbagliamo, in fondo siamo sempre “bravi e assolvibili, ma la meraviglia che suscitano certi scivoloni (o "discese libere", visto l’imminente inizio delle Olimpiadi invernali) che si leggono in Rete e sui cosiddetti “social”, sembra quantomeno fuori luogo: l’Italia del resto è così e non si capisce perché la si pretenda diversa su Internet, ripetitore fedele dell’immagine quotidiana che viviamo.
Ovviamente non lo accettiamo, ma ci indigniamo. Ci riferiamo, in ordine di tempo, ai commenti che hanno coinvolto il ministro Kyenge, bersagliata, virtualmente e indegnamente, di epiteti quali “orangutan” e colpita, in modo meno virtuale, con banane. E che dire della squallida, non trovo parola più gentile, vicenda di Caterina Simonsen, la ragazza con malattie genetiche rare, che – secondo qualche presunto animalista – poteva morire a 9 anni che tanto non gliene fregava niente a nessuno?
Solo per aver detto una constatazione di fatto… Senza dimenticare l’ultima in ordine di tempo, ma non di importanza, last but non least: la ben più grave vicenda di Pierluigi Bersani con gli insulti feroci alla notizia della sua malattia. Non si può più sopportare il totale atteggiamento di educato menefreghismo verso quella che Famiglia Cristiana ha definito senza mezzi termini, in modo chiaro e inequivocabile, «schifosa slavina».
Riprendiamoci l’indignazione e giriamo pagina, perché non si possono prevedere i danni della “slavina educativa”. Ma forse basta pensare a ciò che provoca la slavina “vera”, quella di neve, per comprenderne le conseguenze.
Se scriviamo su Facebook, Twitter o similari avvertiamo i nostri amici di Rete che noi aborriamo la slavina di un linguaggio incivile e offensivo. Vediamo se cambiano le regole di convivenza virtuale e soprattutto reale!