India: scompare una protagonista della politica

Deceduta Jayalalithaa Jayaraman. Attrice di successo e poi sei volte primo ministro dello stato del Tamil Nad. Un personaggio non solo controverso ma unico nel suo genere
India: morte di Jayalalithaa Jayaraman

Nei giorni scorsi è scomparsa una delle personalità più discusse e controverse della scena politica indiana: Jayalalithaa, come veniva comunemente chiamata, anche se il suo nome fosse Jayalalithaa Jayaraman.Sebbene la sua carriera politica si sia svolta a partire dagli anni Ottanta all’interno dello stato del Tamil Nadu nel Sud-Est dell’India, la sua figura ha rappresentato per circa trentacinque anni una delle icone della vita politica dell’intero Paese, nel bene e nel male. Considerata da alcuni una semi-divinità e da altri una donna senza scrupoli, capace di tutto per arrivare ad ottenere quanto desiderava, Jayalalithaa ha avuto un ruolo importante nella vita politica dell’India. Ha rappresentato, infatti, una delle figure più rilevanti della tendenza tipica degli anni Ottanta che hanno visto numerosi attori e attrici entrare in politica con successo inaspettato, quasi a ripercorrere, e in maniera ben più plateale, le vicende reaganiane degli Usa.

 

 

 

Attrice di un certo successo nel mondo della cinematografia tamil, nel giugno del 1982 entra a far parte del All India Anna Dravida Munnetra Kazhagam (Aiadmk), un partito politicolimitato allo Stato del Tamil Nadu e al Territorio dell’Unione di Pondicherry, ma con risvolti importanti negli equilibri complessi della vita politica della più grande democrazia del mondo. Il partito è attualmente il terzo in quanto a rappresentanti eletti all’interno del Parlamento indiano, pur presentandosi solo all’interno del suo stato. Si tratta del retaggio di accordi stilati ancora negli anni Settanta del secolo scorso fra il Congresso di Indira Gandhi e leader politici dello stato dell’India del Sud: di fatto il Congresso non si è mai presentato alle elezioni in Tamil Nadu, lasciando la piazza ai partiti locali legati alla forte identità culturale di origine dravidica e brahmina, e per par condicio, i due partiti Tamil non si sono mai presentati a livello nazionale, pur giocando ruoli importanti sulla scena politica generale.

 

 

 

L’Aiadmk, gruppo politico di chiara impostazione dravidica che si oppone da un punto di vista culturale e di tradizione al ceppo sanskrito del Centro e del Nord dell’India, era stato fondato da M.G. Ramachandran anch’egli ex-attore di successo con grande impatto nell’immaginario della gente tamil degli anni settanta. Proprio M.G. Ramachandran, popolarmente noto come MGR, riuscì a coinvolgere nella vita politica del partito e del suo stato la giovane attrice, a cui si era legato sentimentalmente, facendo del gruppo politico un gigante dello scenario tamil. Il rapporto sentimentale e politico fra i due ha, di fatto, continuato anche in Tamil Nadu la tradizione indiana che coinvolge la famiglia nella gestione della politica, come è avvenuto per la famiglia Nehru (con il pandit Jawaharlal, la figlia Indira Gandhi, Rajiv Gandhi e, infine Sonia Maino Gandhi, senza dimenticare che i figli di questi sono attualmente impegnati ancora nel partito del Congresso). Anche il grande avversario politico di MGR, prima, e di Jayalalithaa, poi, Kariunanidhi, leader dell’altro grande partito del Tamil Nadu, il Davidra Munnetra Kazagham (Dmk) ha gestito il suo partito a livello di parentela stretta, grazie al ruolo che il figlio Stalin da anni ricopre come grande avversario della leader deceduta.

 

 

 

Dopo i primi anni di impegno politico con le cariche assegnate all’interno del partito da MGR all’attrice che non mancarono di suscitare reazioni all’interno del partito e della famiglia del leader, la figura di Jayalalithaa torna prepotentemente alla ribalda, nella seconda metà degli anni Ottanta, dopo la morte del leader, quando la giovane donna opera una frattura all’interno del partito dando vita una nuova fazione che si oppone a quella della moglie di MGR. La vita politica di questa donna controversa fino al giorno della morte – per qualche tempo si era a conoscenza del suo ricovero in ospedale nulla trapelava riguardo alle sue condizioni reali, suscitando speculazioni e instabilità politica e sociale – ha visto momenti di trionfo esaltante alternarsi a crisi deprimenti, che facevano pensare ad una sua inevitabile uscita di scena. Tuttavia, questa donna di ferro ha saputo gestire il potere che ha tenuto saldamente in mano all’interno del suo partito e dello stato del Tamil Nadu fino al momento della morte.

 

 

 

Diventata Chief Minister, primo ministro locale, nel 1991 mantenne il potere per tutto il mandato fino al 1996. Con la sconfitta nelle elezioni di quell’anno venne anche l’accusa di corruzione per un grande scandalo nel campo dei media che portò al suo arresto e ad un periodo trascorso in carcere. Non sarebbe stata l’ultima esperienza di questo tipo, da cui la leader si sarebbe ripresa per tornare alla guida del partito e dell’intero Stato. Infatti, nel 2001 ritornò al potere per qualche mese, dopo aver vinto le elezioni, ma venne esautorata a causa di un altro scandalo per il quale sarebbe, poi, stata dichiarata estranea ai fatti. Nel marzo dell’anno successivo arrivò al potere per la terza volta mantenendo saldamente fino al 2006. Ma anche il successivo mandato, dopo la vittoria nelle elezioni del 2011, venne interrotto da una causa di malgoverno con relativo arresto e periodo trascorso in carcere. Nel maggio del 2015 riuscì a spuntarla ancora una volta e diventò per la sesta volta Chief Minister. Questa volta il mandato è stato interrotto da un arresto cardiaco che ha concluso un periodo di deterioramento fisico ormai evidente.

 

 

 

Un personaggio non solo controverso, dunque, ma anche unico nel suo genere, capace di coniugare un ascendente quasi religioso sulle folle ad un odio inveterato da parte di altri gruppi, gesti istrionici e controversi a scelte populiste che ne hanno fatto una novella eroina da celluloide capace di entrare nelle capanne dei villaggi del Tamil Nadu, negli autorikshaw e negli autobus, nei negozi e sui giornali, dove la sua foto campeggiava sempre, sia durante i suoi periodi al potere come durante quelli in cui si trovava a difendersi di fronte ad accuse infamanti. Le sue scelte politiche sono state spesso contro corrente, come la creazione di commissariati di sole donne insieme ad una quota del 30% riservate alle donne in tutti i quadri della polizia dello stato del Tamil Nadu. Famose anche le sue iniziative per combattere l’eliminazione dei feti femmina largamente praticata in molte parti dell’India, fra cui anche il Tamil Nadu, e l’aiuto alle famiglie con figlie per assicurare un supporto economico per la loro educazione scolastica e per sostenere la spese di matrimonio, che spesso comprendono anche la dote. Infine, nel 2001 lanciò un programma per la raccolta dell’acqua piovana che mirava a risolvere il problema endemico di siccità che lo stato del Tamil Nadu si trova ad affrontare spesso per anni. Proprio questo fu uno dei progetti che hanno suscitato polemiche con relative accuse ed arresto della donna di ferro del Tamil Nadu. La questione idrica è stata per decenni al centro di conteziosi con lo stato del Karnataka specialmente per l’uso e la condivisione da parte di entrambe le unità geografiche delle acque del fiume Cauvery. Spesso proprio Jayalalithaa si trovò al centro di controversie interminabili e di tensioni politiche e sociali – con scontri e feriti e morti – fra frange di abitanti dei due Stati.

 

 

La scomparsa di questa donna controversa, populista adombrata da scandali e da sospetti di possedimenti principeschi priva, in ogni modo, il complesso panorama della politica indiana di un protagonista importante, soprattutto per quanto riguarda lo stato del Tamil Nadu e la sua rilevanza a livello nazionale, come alternativa dravidica alla supremazia sanskrita ariana delle lobbies brahminiche del Nord.

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