India. Modi stravince nelle elezioni

Il presidente indiano esce trionfante dalla tornata elettorale, soprattutto grazie allo strepitoso successo nello stato dell’Uttar Pradesh, con una popolazione che supera il Brasile, dove ha ottenuto una larga maggioranza assoluta 
Narendra Modi

Nelle scorse settimane una buona fetta della popolazione indiana avente diritto al voto è tornata alle urne. Non si trattava di elezioni politiche, ma di una consultazione amministrativa in alcuni stati dell’Unione Indiana che rivestono particolare importanza.

Fra questi l’Uttar Pradesh è da sempre un elemento chiave essendo il distretto amministrativo più vasto del Paese asiatico con una popolazione che ha superato quella del Brasile. Ma non meno importanti si presentavano le elezioni nello stato dell’Uttarkhand e quelle dello stato del Punjab con grande maggioranza Sikh, oltre a Manipur e a Goa, dove la percentuale di cristiani resta molto alta.

In Manipur, uno degli stati soprannominati le sette sorelle, che circondano il Bangladesh, i cristiani sono addirittura pari alla popolazione indù, il 41% ciascuno. La consultazione era importante e la campagna è stata combattuta aspramente perché rappresentava sia una valutazione del governo di Narendra Modi a quasi due anni dal trionfo dei fondamentalisti indù del Bharatya Janata Party (BJP) nelle elezioni politiche sia una proiezione verso le elezioni del 2019.

L’esito delle elezione è stato inequivocabile. Modi esce trionfante dalla tornata elettorale, soprattutto grazie allo strepitoso successo nello stato dell’Uttar Pradesh dove ha ottenuto una larga maggioranza assoluta. Il suo partito, tuttavia, è riuscito a formare il governo anche in Manipur e Goa, dove sebbene non fosse risultato vincitore, ha saputo gestire i voti ottenuti in modo sapiente, riuscendo a formare delle coalizioni in tempi molto stretti.

Il successo del partito al governo a Delhi, oltre a confermare la popolarità del Primo Ministro indiano, conferma la crisi ormai pressoché irreversibile del Partito del Congresso già duramente sconfitto nelle elezioni politiche del 2015 ed ormai relegato a figura di comprimario se non sarà in grado di rinnovare la sua leadership ancora legata alla persona di Sonia Gandhi, che di fatto governa attraverso il figlio Rahul, che, come nelle elezioni politiche del 2015, ha dimostrato di non avere il carisma per garantire il futuro del partito sulla linea della tradizione Nehru-Indira Gandhi. L’unica vittoria ottenuta dal suo partito è stata, infatti, quella dello stato del Punjub dove il Congresso ha ottenuto 77 seggi lasciando ben lontana la coalizione formata da BJP e Akali Dal, che si è fermata a quota 18.

In Uttar Pradesh il BJP di Modi ha sconfitto il partito locale denominato Samajwadi Party («partito socialista»), una formazione di tipo laico moderato che negli ultimi anni era alleato del partito del Congresso. La sconfitta del Samajwadi Party è stata sonora, o meglio il trionfo di Modi, che aveva partecipato in prima persona alla campagna elettorale, è stato al di là delle aspettative. Le cifre parlano chiaro e non lasciano alcuno scampo. Infatti, il Baratiya Janata Party è passato da 47 a 312 seggi, ottenendo circa il 40% dei consensi.

Ma quello che più fa riflettere è un’altra novità. Il BJP è, infatti, riuscito ad entrare nel segmento sociale più complesso del panorama indiano, quello delle cosiddette Other Backward Classes (i gruppi che vengono maggiormente discriminati nella società del sub-continente indiano) e in particolare dei Dalits, i fuori-casta. Qui sta il vero successo di un partito che da sempre era stato appoggiato dalle caste alte e dagli indiani della classe media. Il BJP – è ormai il parere di molti osservatori – è riuscito a costruire un elettorato che ha ricucito la divisione sociale in caste. Ben inteso, non ha eliminato la struttura castale della società, ma è riuscito a passare da partito di elettori di casta alta a partito trasversale fra gente di ogni comunità sociale.

Lo stesso è avvenuto anche con le comunità religiose. Tutto porta a pensare che anche a Goa e in Manipur il partito al governo sia riuscito ad accattivarsi le simpatie delle minoranze, in particolare i cristiani, che da sempre erano sospettosi delle intenzioni reali di Modi, spesso tacciato di essere una minaccia subdola per la loro comunità. In effetti, sembra assodato che sia avvenuto una travaso notevole di elettori verso il BJP. I sostenitori, infatti, non sono più solo indù radicali che appoggiano il fondamentalismo dell’Hindutva (l’India agli indù). Anche coloro che non nutrono alcun sentimento di discriminazione nei confronti delle minoranza musulmana e cristiana e che, per decenni avevano votato per il Congresso, hanno spostato la loro preferenza verso Modi ed il suo partito. Questo spiega come il BJP abbia potuto stravincere in Uttar Pradesh, stato con una grande popolazione musulmana, senza presentare nemmeno un candidato di questa religione. Ugualmente, si potrebbe giustificare la vittoria di fatto a Goa e in Manipur.

Modi in questi due anni o poco più è riuscito a costruire una macchina di partito intorno alla questione del nazionalismo suscitando l’interesse di larghe fasce di cittadini in un Paese dove il sentimento nazionale è da sempre un coagulante formidabile. Queste elezioni portano a pensare che ormai il BJP si presenta come il partito di riferimento del panorama politico indiano e che il Congresso dovrà impegnarsi non poco a ricostruire sia la sua credibilità che la sua struttura ed i quadri locali e nazionali. Attorno a questo punto cruciale ha saputo inserire altre questioni chiave come la sicurezza nazionale, l’immagine e la visibilità del Paese all’estero e la sua credibilità e, negli ultimi mesi, ha aggiunto la necessità della lotta alla corruzione. Proprio per questo ha lanciato il processo di demonetizzazione che, togliendo dalla circolazione i tagli di banconote più usati, ha certamente creato un caos nazionale ed una crisi iniziale a livello di economia generale, ma ha anche acquistato con una propaganda ben orchestrata la credibilità di una grande fetta della popolazione.

Nel giro di due anni, quindi, il panorama politico indiano è cambiato profondamente. Resta aperto il discorso per il futuro. Si tratta di capire come reagiranno sia le minoranza castali che quelle religiose al governo di questi stati da parte del BJP. Tutto fa, comunque, credere che il BJP continuerà a governare senza una vera opposizione sia strutturale che di agenda poltica.

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