India. Elezioni 2014 e nuovi equilibri
In una conferenza stampa tenutasi il 3 gennaio l’attuale Primo Ministro indiano Manmohan Singh ha ufficialmente annunciato la sua attesa ed ormai imminente uscita di scena dalla politica indiana, che avverrà in occasione delle prossime elezioni previste, con tutta probabilità, per il mese di maggio. Singh ha assicurato che passerà la pesante eredità del Partito del Congresso, aprendo in questo modo la strada alla nomination dell’attuale vice presidente del Partito, Rahul Gandhi, figlio di Sonia Gandhi, moglie di Rajiv, figlio di Indira Gandhi, entrambi uccisi in attentati, rispettivamente nei primi anni novanta e nel 1984.
Continua, dunque, con ogni probabilità la saga della famiglia Nehru-Gandhi (Indira era sposata con Feroz Gandhi, che nulla aveva in comune con il Mahatma se non il cognome). Nella storia infinita del connubio Nehru-Gandhi e Partito del Congresso, che dura dalla fondazione che aveva visto il padre di Nehru, Motilal Nehru, fra i protagonisti assoluti, si è inserita, alla fine degli anni novanta, Sonia Maino, l’italiana vedova di Rajiv diventata cittadina indiana, che per anni aveva rifiutato un qualsiasi coinvolgimento in politica. L’italiana, perfettamente inserita ed integrata nel sistema socio-politico indiano, alla fine dovette cedere alle insistenze dei membri del partito, da sempre identificato con i destini di questa famiglia.
Nel 2004, dopo aver riportato un inatteso e largo successo nelle elezioni, provata la possibilità di formare una coalizione, Sonia si era ritirata, mostrando grande acume e sensibilità nel contesto indiano. L’opposizione, infatti, ha sempre accusato il Congresso negli ultimi quindi anni di essere guidato da una straniera, insistendo a proposito e, spesso, anche a sproposito sulle sue origini italiane. La scelta per la poltrona di Primo Ministro cadde sull’economista Manmohan Singh, un tecnocrate, professore di economia e Finanza, protagonista della grande aperture del Paese all’economia di mercato, dopo gli anni caratterizzati da un rigido modello di socialismo nuruviano. Singh si è dimostrato per molto tempo la persona giusta al posto giusto, capace di portare l’India ad un boom economico mai visto e capace di conquistarsi un posto fra le potenze emergentia livello mondiale. Senza esperienza politica alle spalle, anche se nei primi anni novanta era stato ministro dell’economia nel governo di Narasimha Rao, Singh era esente da scandali e riconosciuto in un certo modo super-partes. Per vari anni, l’opposizione non ha saputo e potuto riorganizzarsi contro il suo modo di gestire il potere che non offriva il fianco a contenziosi per avvenimenti passati e scandali. Questo ha permesso la vittoria nelle elezioni del 2009 ed un secondo mandato, costellato però, negli ultimi cinque anni, da problemi di logorio di potere. Il Partito del Congresso, infatti, ha dovuto fare i conti con una serie di scandali che ne hanno minato la credibilità sia a livello locale che nazionale.
Questo spiega il Movimento anti-corruzione a cui ha dato vita il leader Anna Hazare, protagonista di digiuni e di manifestazioni di piazza che hanno coinvolto larghe fasce della nazione e che hanno portato, sia pure con pericoli reali di pericoloso populismo, alla recente approvazione della Lok Pal Bill, una legge che grazie all’istituzione del Jan Lok Pal, un organo di supervisione, mira a sconfiggere la corruzione nel Paese asiatico, compresa quella fra i ranghi dei politici.
Nel corso della conferenza stampa del gennaio il Primo Ministro uscente ha affermato che ormai è arrivato il tempo di passare il testimone ed ha fatto chiaro riferimento a Rahul Gandhi, affermando che il quarantenne figlio di Sonia e Rajiv ha ottime credenziali per il lavoro che lo attende. Allo stesso tempo Singh, un uomo conosciuto per il suo savoir faire ed i suoi gesti e toni misurati anche nei momenti più gravi, ha usato parole forti nei confronti del candidato dell’opposizione, Narendra Modi. Quest’ultimo è stato per più di un decennio Primo Ministro dello stato del Gujarat dove era stato accusato di aver fomentato scontri fra musulmani e indù con centinaia di morti, soprattutto fra i primi. Singh non ha temuto di mettere in guardia gli elettori che sarebbe un esito elettorale disastroso quello di avere Modi come nuovo Primo Ministro della più grande democrazia del mondo. D’altra parte, non tutti, anche all’interno del Partito del Congresso sono d’accordo con una nomination a favore di Rahul. Sebbene membro della famiglia che si identifica con i destini gloriosi e tragici del partito, molti non ritengono il giovane Gandhi all’altezza del compito. Riterrebbero la sorella Priyanka, senza dubbio maggiormente tagliata e simile alla personalità della nonna Indira. Ma Priyanka, dopo un promettente inizio accanto alla madre, si è sempre più defilata dalla vita politica, dando vita a molte illazioni soprattutto sulla famiglia.
Nel corso dell’intervista Manmohan Singh ha tenuto a sottolineare i grandi risultati ottenuti dal suo partito per l’intera nazione, nel corso di questo decennio, soprattutto per la crescita dell’economia del Paese e della classe media, oltre che allo sviluppo di certi settori senza dubbio inimmaginabile fino alla fine del secolo scorso. Restano, tuttavia, segni di debolezza e di stanchezza, oltre che pericolose crepe scandalistiche che hanno portato il partito alla sconfitta nelle recenti elezioni locali in cinque stati, fra cui quello della capitale New Delhi, dove ha stravinto l’Aam Aadmi Party, il Partito dell’uomo comune, guidato da Arvind Kejrival e da Anna Hazare. Nelle scorse settimane Kejirival ha prestato giuramento come Primo Ministro del territorio della capitale. Dai successi o insuccessi che riporterà nei mesi che precedono le elezioni, dipenderà molto del ruolo che questo partito spuntato quasi dal nulla potrà giocare nelle prossime elezioni a livello nazionale, condizionando anche l’eventuale successo dei due partiti maggiori: il Congresso ora di Rahul Gandhi ed il Bharatya Janata Party di Narendra Modi.