Inchiesta: cosa pensano i giovani consacrati?

I risultati di un sondaggio realizzato con alcuni giovani religiosi e religiose di Roma e dei Castelli Romani, in preparazione al Convegno “Santi insieme”. Non solo aspettative, desideri e sogni. Uno sguardo profetico sul presente e sul futuro della vita consacrata.  

Pur non essendo esperti in sociologia, ci è sembrato fondamentale metterci in ascolto delle nuove generazioni di consacrati, poiché volevamo in qualche modo indirizzare il Convegno verso di loro. Per questo abbiamo proposto una semplice inchiesta a circa 150 giovani religiosi e religiose di Roma e dei Castelli Romani nella fase della prima formazione, di varie nazionalità, che hanno risposto al sondaggio in forma libera e anonima.
Il sondaggio era composto da due domande aperte:
(1a) “Vorrei che la vita consacrata che vivo fosse più…”;
(2a) “Vorrei che la vita consacrata che vivo fosse meno…”.
Ciascuna domanda aveva una seconda parte propositiva:
(1b; 2b) “Per raggiungere questo scopo credo la strada più adatta sia…”.
Nelle due domande si dava la possibilità, poi, di indicare 3 diverse risposte in ordine decrescente.
Il lavoro di “pettinare il mostro”, cioè, di raccogliere e interpretare i dati, si è potuto realizzare in profondità soltanto su 76 campioni. L’inchiesta, essendo aperta, non permette di raggiungere delle conclusioni molto precise su certi punti, ma – questa è la virtù dei sondaggi aperti -, è comunque in grado di rivelare delle tendenze globali.
 
I numeri del sondaggio
 
Campioni raccolti: 76 (23 + 21 + 23 + 9: 4 i gruppi che hanno risposto).
Numero ideale di risposte: 228 per ogni domanda (76×3).
Risposte reali:
– 1a: 205 (23 risposte in bianco)
– 1b: 199 (29 risposte in bianco)
– 2a: 171 (57 risposte in bianco)
– 2b: 176 (52 risposte in bianco).
 
Vorrei che… fosse più
 
In questi sondaggi aperti i risultati offrono un ventaglio molto grande di risposte. Come vario e carico di sfumature è il linguaggio. Per questa ragione, per evitare di ridurre il sondaggio a uno strumento inutile, bisogna raggruppare le risposte. Ho cercato di farlo, avendo presenti alcuni elementi comuni della vita consacrata.
 
Alla domanda: “Vorrei che la vita consacrata che vivo fosse più…”, le risposte (205) si possono raggruppare attorno a questi temi.
La radicalità. 38 risposte similari, con sfumature diverse come: autentica, viva, ardente, coraggiosa, appassionata (28); altre puntano sulla radicalità nel dono: generosa, gratuita, darsi pienamente (10).
La vita di comunione. 37 risposte diverse che includono: fraterna, condivisa, con maggiore collaborazione, spirito di famiglia, maggiore conoscenza reciproca ecc.
La spiritualità. 31 risposte, sugli obiettivi della vita spirituale: centrata in Dio, in Cristo, santa, spirituale (15); o sui mezzi: preghiera, contemplazione, silenzio, Liturgia (12), la Parola (4).
La formazione-identità. 31 risposte, con gli obiettivi di: prendere maggiore coscienza della nostra identità come consacrati (10), conoscere meglio e identificarsi con il fondatore e la fondatrice (8), ottenere una formazione più accurata in diversi aspetti (13).
La missione: 28 risposte, nelle quali si chiede: una vita consacrata più aperta al mondo e alla Chiesa, più presente nei problemi del mondo, più attenta ai segni dei tempi (16); più testimoniante, più credibile (7); che la nostra vita sia più conosciuta, più valorizzata (5).
Certi valori umani. 24 le risposte similari, ma in forma molto dispersa: gioiosa, concreta, semplice, incarnata, creativa, sincera, reale, dinamica, responsabile ecc.
Pochi parlano dei consigli evangelici: 8 risposte, di cui 7 sulla povertà (reale e condivisa), 1 sull’obbedienza.
Quelli che rispondono in forma strana, o che non hanno capito la domanda (8).
 
Alla domanda: “Per raggiungere questo scopo credo la strada più adatta sia…”, le risposte sono state 199.
La proposta che guadagna più adesioni si concentra sulla comunità (40), con le stesse sfumature della risposta precedente, anche se qui si parla di più del condividere e dello spirito di famiglia.
Invece vengono proposte delle soluzioni sulla spiritualità (38): centrare la vita in Dio, in Cristo (22); minore il rilievo dato ai mezzi: preghiera (6), mentre cresce la Parola (10).

L’identità-formazione raccoglie 38 risposte, nelle quali la priorità è data ai diversi aspetti o tipi di formazione (20). Specialmente la formazione alla libertà e alla responsabilità personale (8). Altri insistono sul bisogno di rafforzare la coscienza dell’identità (10) e sulla conoscenza e fedeltà al fondatore e alla fondatrice (8).
Minore peso, 31 risposte, è dato alla ricerca degli atteggiamenti. Probabilmente si è cosciente della difficoltà per suscitarli o provocarli. Si ripropongono i desideri espressi in precedenza (radicalità, generosità, donazione), ma solo come proposte, senza indicare vie di realizzazione.

Le proposte sulla missione arrivano a 24: apertura al mondo e alla Chiesa, vivere in mezzo ai problemi della gente ecc. (17); altri invece puntano sulla testimonianza e visibilità (7).
Le proposte sui valori umani discendono a 12, sempre in modo molto disperso.
Invece le proposte sui consigli evangelici si mantengono a 8, sempre dando maggior rilievo alla povertà.
Risposte non adatte: 8.
 
Vorrei che… fosse meno
 
Alla domanda: “Vorrei che la vita consacrata che vivo fosse meno…”, il totale delle risposte è stato di 171.
Da notare che le risposte lasciate in bianco arrivano a 57 (25% delle risposte). Mi pare un dato significativo, perché, essendo anonimo il sondaggio, non dovrebbe indicare una paura alle critiche, ma piuttosto una limitata capacita di critica, o forse una mancanza di consapevolezza. Detto questo, bisogna considerare che alcune “aggiunte” (3) alle risposte: “Tutto questo non si riferisce a quello che mi dà la mia congregazione, che sempre è valido, è soltanto un mio problema che devo essere io a risolvere”, potrebbero significare una chiara paura ad essere identificato.
Un primo gruppo di critiche si concentra su due aspetti. Il formalismo, 35 risposte con sfumature rilevanti: troppo istituzionalizzata, impersonale (12), troppo rigida (7), con eccessiva routine (9). E l’attivismo (28) che provoca vita frettolosa (8), essere sempre occupati (6).

Un secondo gruppo di disapprovazioni, molto pari di numero sono: la superficialità e la vita deresponsabilizzata (17), il desiderio di una vita meno accomodata o borghese (17), troppo individualismo-egoismo (17), la eccessiva secolarizzazione (14), che si indicano spesso come contaminazione mondana (7) o come mancanza di criterio nell’uso dei mass-media (4).
Sulla missione, un numero rilevante di risposte (18) desiderano una vita consacrata meno chiusa in se stessa, più aperta alla Chiesa, meno indifferente a tanti problemi degli uomini. Un numero minore, ma significative di risposte, critica il pessimismo (4), di un tipo di vita troppo preoccupata per il futuro(4), troppo preoccupata per il denaro (3).
Altre risposte, astratte o molto disperse, arrivano ad 8: disorientata, fragile, condizionata, poco cosciente ecc.).
Risposte non adatte: 6.
 
Alla domanda: “Per raggiungere questo scopo credo la strada più adatta sia…”, le risposte sono state 176 (52 in bianco).
Anche qui, la risposta più ricorrente è quella sulla comunità (45), con sfumature più chiare: condivisione-comunione (18), partecipazione-collaborazione (15), spirito di famiglia-fraternità (12).
La seconda proposta per numero di adesioni – e questa è una novità – si potrebbe definire come il discernimento delle priorità (36): che dovrebbe centrarsi in Dio e sulla sua volontà, in Cristo (16), nei bisognosi (10), ma che concerne anche le scelte sul lavoro da fare per evitare l’attivismo (10).
Un secondo gruppo di proposte riguarda i mezzi della vita spirituale (23), con l’accento messo sulla preghiera (10); contemplazione, ritiro, silenzio (4); mortificazione (4); restringere l’uso dei mass-media (3).
Le proposte sulla formazione (24) parlano del fondatore e della fondatrice (6), della vita quotidiana (7), sul dare fiducia e maggiore libertà (8).
Si costata un numero minore di proposte che puntano sulla missione (14): come apertura alla società (5), alla Chiesa (2), al dialogo con gli altri istituti (3), a farsi più visibili (4).
Ancora di meno sono le proposte che puntano sul diventare più coscienti dei valori della vita consacrata (8): vocazione, consacrazione, missione; sugli aspetti più psicologici (9): ottimismo, equilibrio, personalizzare, flessibilità, riflessione, vivere l’oggi; su atteggiamenti in astratto (10): radicalità, cercare l’essenziale, maggiore amore nel lavoro.
Risposte non adatte: 7.
 
Tra presente e futuro
 
Cosa si può concludere da questi dati? L’interpretazione dei sondaggi è sempre il punto più difficile, perché, inevitabilmente, si cerca di fare coincidere i risultati con le proprie proposte. Comunque sia, provo a fare una lettura che non intende essere l’unica possibile.
 
Sulla prima domanda. Anzitutto metterei in rilievo la convergenza di tre aspetti tra i più desiderati (radicalità, comunione e spiritualità) e la nuova via di santità proposta dalla spiritualità di comunione con i suoi strumenti concreti.
Non solo. La teologia dei carismi come “Parole vive” può rispondere al desiderio di un maggiore identificazione con il fondatore e la fondatrice (dimensione formativa), così come all’aspirazione di una maggiore apertura e dialogo (missione).

Da sottolineare anche il fatto che la vita di unità, che si concentra nella presenza di Gesù “in mezzo”, può contribuire alla richiesta di rafforzare l’identità e la credibilità (mostrare Gesù vivo tra noi). Questa particolare presenza del Risorto, che porta con sé i frutti dello Spirito, è in grado di rendere più veri quei valori umani che i giovani chiedono alla vita consacrata: luce, gioia, spirito di famiglia, fraternità.
 
Sulla seconda domanda. Il rifiuto del formalismo è un tratto comune a tutti i giovani consacrati che sono molto sensibili alla pesantezza dell’istituzione. La denuncia dell’attivismo sembra originarsi dall’esperienza di essere sempre occupati, di sentirsi sempre controllati, senza poter disporre di un tempo libero per se stessi e per stabilire dei rapporti personali veri.

Probabilmente una dinamica di comunione, fondata sul comandamento dell’amore reciproco, potrebbe far crescere la condivisione libera e volontaria della propria realtà personale concreta e interiore, e far superare il rifiuto di quella che, agli occhi dei giovani appare, e in verità spesso è, solo una vita formale e legata agli atti comuni esterni.
In questo senso, la contestazione di una vita consacrata individualista-egoista troppo comoda, superficiale, secolarizzata esprime la capacità dei giovani di individuare i problemi reali, come pure il loro entusiasmo, la loro positiva carica ideale.

Infine, l’insistenza sul discernimento ci fa capire che per le nuove generazioni della vita consacrata ha un grande valore il prendere insieme le decisioni, partecipare in prima persona e con il proprio originale contributo di idee alle scelte importanti e decisive che tutti gli istituti stanno compiendo e che li riguarda da vicino, perché da queste scelte dipenderà il loro futuro.
Soprattutto ci fa cogliere come l’unità e la comunione siano veramente in loro una profezia che muove i primi passi per diventare storia.
 

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