Incendio e migranti in fuga a Pozzallo
Migranti in fuga dall’hotspot di Pozzallo. È accaduto nel pomeriggio di domenica 18 luglio. Gli immigrati hanno dato fuoco ai materassi del capannone centrale: quando le porte sono state aperte per i soccorsi e le operazioni di spegnimento, 35 persone sono riusciti a darsi alla fuga.
Nessuno tra loro era a rischio contagio: ma già l’indomani quasi tutti erano stati rintracciati e riportati al centro. Nella giornata di lunedì la situazione è tornata alla normalità: nella notte venti immigrati sono stati trasferiti a Comiso, nella seconda struttura del Centro Don Pietro. Il padiglione centrale, distrutto dall’incendio, è fuori uso: bisognerà prevedere dei lavori di ripristino. I migranti restano nel secondo padiglione; nel frattempo, è stato sanificato un terzo padiglione, per il momento inutilizzato e ora ospita già i migranti.
Ma attorno al problema degli hotspot si scatena l’inevitabile polemica. Dà fuoco alle polveri l’europarlamentare della Lega Francesca Donato. «Il sindaco di Pozzallo Ammatuna farebbe bene a chiederne l’immediata chiusura dell’hotspot- spiega Donato – La verità è che purtroppo la priorità di certe amministrazioni di sinistra resta quella supportare il business dell’accoglienza che arricchisce scafisti e criminalità organizzata e lasciare nel degrado i cittadini siciliani.».
Replica il sindaco Roberto Ammatuna. «Anche Salvini, quando era ministro degli Interni – spiega Ammatuna – non è riuscito a chiudere l’hotpot di Pozzallo. In questo momento la Lega è al governo ed ha un sottosegretario agli Interni: nemmeno adesso riescono a chiudere le strutture di accoglienza. La chiusura e l’apertura dei centri di accoglienza dipendono esclusivamente dal governo nazionale, non dai sindaci».
Il primo cittadino aggiunge: «Noi siamo stati, siamo e saremo sempre una città accogliente. Lo spirito umanitario è il primo tratto distintivo di una società civile e democratica».
Ma a porre il problema della sicurezza è anche il segretario generale Fsp Polizia, Valter Mazzetti: «Quanto accaduto – spiega Mazzetti – testimonia il gravissimo pericolo rappresentato da una situazione esplosiva, come’è la gestione dei migranti, specialmente in questo periodo dell’anno, e più che mai con l’emergenza sanitaria in corso».
Mazzetti rimarca le difficili condizioni di lavoro degli operatori di Polizia: «I colleghi impegnati su questi fronti sono ormai stremati da turni massacranti, condizioni di lavoro proibitive, rischi troppo elevati. È veramente un miracolo che nessuno sia rimasto ferito, ma non possiamo continuare ad affidarci alla buona sorte. Ripetiamo da sempre che il governo può adottare in tema di immigrazione la politica che ritiene migliore, ma poi deve essere in grado di reggerla e di darle seguito, senza che ciò significhi mettere in discussione la sicurezza di tutti».
Qui per una definizione di hotspot adottato per la gestione degli arrivi dei migranti