Inaugurato il Maxxi
Dove Zaha Hadid fa il contrappunto al Parco della musica di Renzo Piano.
Non che a Roma mancassero gli spazi museali: tutta la città ne è costellata; tanto più che vi si trovano anche i Musei vaticani e innumerevoli chiese, grandi contenitori di opere d’arte. Per non parlare degli sterminati spazi archeologici. Ma in mezzo a tanta gloria, a fare la cenerentola era rimasta l’arte contemporanea.
A rimediare, ecco il Maxxi, Museo nazionale della arti del XXI secolo, inaugurato nei nuovi spazi ricavati da un’ex caserma nel quartiere Flaminio. Pensato come un grande laboratorio della cultura del presente, il Maxxi ci viene proposto «come un’antenna destinata a trasmettere i contenuti dell’arte italiana verso l’esterno e a ricevere i flussi della cultura internazionale». Lo sottolinea il fatto che a progettarlo sia stata Zaha Hadid, una donna di origine irachena che già è essa stessa espressione di questa cultura internazionale.
L’opera non fa violenza al quartiere storico, avendo conservato ampi tratti murari degli edifici preesistenti; ma una volta entrato nel nuovo, il visitatore partecipa pienamente dell’invenzione architettonica che lo accompagnerà in un percorso ricco di fascino, attraverso lunghissimi piani inclinati, come dentro un caleidoscopio. La fruizione è decisamente appagante (cataloghi Electa).