In uscita nelle sale: avanti con i remake!
Come s’era detto a suo tempo, è arrivato I Magnifici 7, proiettato l’ultimo giorno della recente Mostra veneziana. La moda del remake- chiamarlo filone forse è troppo…- invade anche i l vecchio West, ed ecco appunto la rivisitazione del film del 1960, a sua volta “remake” del capolavoro giapponese di Kurosawa I sette samurai. Nel ’60 i divi erano Steve McQueen, Charles Bronson,Yul Brynner, per citare i più noti. Ora i l regista Antoine Fuqa schiera Denzel Washington (il cacciatore di taglie Sam Chisoln), Chris Pratt (il giocatore Josh Farraday), Ethan Hawke (il tiratore Goddnight), per dire le star, e insieme altri quattro aspiranti divi: un indiano, un messicano, un cinese, un europeo. Insomma, un filmone multietnico, con battute anticapitalismo (“il capitalismo è Dio”), scene di battaglia post-guerra civile americana, ricostruzione perfetta del paese della Lousiana, panorami mozzafiato e, ovvio, la storia del borgo di contadini taglieggiato dal cattivissimo danaroso, sfidato- lui e i suoi scagnozzi – dai Magnifici in scontri all’ultimo sangue: perché “si vuole giustizia e se essa è vendetta, vendetta sia”, come afferma la bella giovane vedova Haley Bennett. Risultato? Un gran bel vedere di ambienti, paesaggi, ma la storia non si accende, tutto- scontri compresi – è stato già visto in molte fiction , e i caratteri sono delineati in modo forse sbrigativo. Fuqua poi è abilissimo a ritagliare primi piani intensi alle star- ognuna al suo posto- le quali sembrano qualche volta – a vedere Washington -, poco convinte di ciò che stanno facendo.
In definitiva, un prodotto commerciale di lusso, di quelli che Hollywood sa confezionare perfettamente, ma le emozioni sono da cercare e l’umorismo, seminato qua e là non è il massimo. Però, lo spettacolo è assicurato: in fondo, è ciò che si voleva. Buon divertimento, aspettando il remake di Ben Hur, in 3 D e moltissimi effetti speciali (al computer). Esce il 29.
Il ritorno di Bridget Jones
Eccola per la terza volta la paffuta (qui forse un po’ rifatta) ultra quarantenne (Renée Zellweger) in cerca di marito, meno grassa, amante sempre dell’alcol, vorticosa new producer circondata da amiche affamate di sesso. Ci prova anche lei con due, l’inglesissimo Colin Firth e l’ex donnaiolo Patrick Dempsey. Resta incinta: ma chi è il padre del bimbo?. Qui parte la storia, tra visite mediche, un dottoressa ironica e simpaticissima (Emma Tompson, rivelazione comica), inganni, trappole e così via. Si saprà alla fine chi è il vero padre?. Chissà. Il film è certo piacevolmente sopra le righe, sboccato quanto basta, e la regia dinamica, spiritosa di Sharon Maguire asseconda il lato bizzarro e sulfureo sia di Bridget che dei due contendenti (il migliore è Firth). In fondo è una commedia romantica post-femminista, dove la felicità tanto invocata non si trova proprio dietro l’angolo. Meno male che ci salva l’umorismo e l’imprevisto. Ovvio, ci sarà un sequel (altra moda del cinema contemporaneo).
Per chi cerca altro, il panorama offre l’horror Blair Witch, i l documentario italiano molto pensato Spira Mirabilis- già presente a Venezia-, le commedie agrodolci Prima di lunedì di Massimo Cappelli e La vita possibile di Ivano De Matteo, quest’ultima da seguire con attenzione, perché storia di violenza domestica. Ed infine, un bel film teatrale, cioè Elvis e Nixon, diretto da Liza Johnson, con un impeccabile Kevin Spacey (Nixon) e Michael Shannon come Elvis. I due feroci anticomunisti si trovano insieme a parlare e a parlarsi addosso. Surreale quanto basta e spassoso. Una volta tanto, si ride veramente.