In Thailandia è catastrofe

Più di tre milioni di famiglie sfollate, 62 province colpite, oltre 60 milioni di tonnellate di riso perduto. Nessuna protesta e tanta solidarietà. Dal nostro corrispondente
Bangkok

L’inondazione più grande che la Thailandia abbia subito negli ultimi 75 anni ha del catastrofico. La domanda su quando tornerà la normalità, non trova risposte rassicuranti. Al momento si parla, in tutto il Paese, di circa  tre milioni di famiglie colpite, 60 milioni di tonnellate di riso perso; mentre l’acqua ha inondato tutto il nord del Paese,  62 provincie in tutto.  Ora l’inondazione è diretta verso il sud, verso Bangkok, che verrà attraversata da milioni di metri cubi d’acqua che si riverseranno sul fiume principale, il Bangpakong, che può raccogliere circa 36 milioni di metri cubi per poi scaricare in mare.

 

Ad est della capitale, verso la Cambogia, per indenderci, sono presenti grandi, numerosi e profondi canali, ben equipaggiati con pompe per far defluire le acque da un canale verso l’altro, in tutto circa 2000 km di scoli naturali che cercano di impedire che l’acqua acquisti velocità e smorzata nella violenza arrivi all’altro fiume il  Chawphraya. Nonostante Bangkok sia una delle città al mondo più preparate per il deflusso di acqua piovana niente può arginare l’enorme flusso che la sta sommergendo, nonostante siano state montate solo nel centro più di 50 pompe idrovore. Le cifre sulla quantità d’acqua sono contrastanti ma non si scende sotto i milioni di metri cubi. I numeri sono approssimativi, in quanto gli esperti si trovano di fronte ad una situazione non contemplata in nessun manuale e del tutto imprevedibile.

 

Intanto la triste realtà è che tutta la parte ovest della capitale è completamente inondata ed è questa una delle zone più densamente popolate. Sono dieci milioni gli abitanti ufficialmente censiti. Il rischio, intanto, è che l’acqua tagli la strada di collegamento con il sud, da dove in questo momento giungono gli aiuti e il cibo anche al centro, ed questa l’unica via ancora aperta. Il rischio è l’isolamento totale e la fame.

 

I piani di emergenza provano a spostare la massa d’acqua verso i fiumi e verso il mare ma nessuna attrezzatura è sufficiente. Intanto solo due dei nove distretti industriali sono ancora aperti: sette sono stati distrutti e ben 700 mila persone sono senza lavoro. Ancora salvo il nuovo aeroporto costruito contro il parere di tanti esperti che avevano già avvertito sulla necessità di lasciare come terreno agricolo la parte nord-est della città per far defluire l’acqua in caso di catastrofi ambientali, ma gli investimenti sull’urbanizzazione selvaggia hanno prevalso sugli avvertimenti e sugli studi analitici. L’aeroporto in questo momento si trova proprio al centro tra le due correnti d’acqua e si cerca di preservarlo come luogo di fuga o di arrivo degli aiuti, e tanti mezzi sono impegnati per evitarne l’allagamento.  

 

E mentre l’acqua avanza come la testa di un dragone che tutto distrugge al suo passaggio, non risparmiando ricchi e poveri, potenti e disperati, quasi a mostrare l’uguaglianza di fronte alle tragedie, la gente non si arrende.

La solidarietà commuove perché anche il poco viene distribuito tra tutti equamente. Non ci sono proteste contro il governo, anche se qualcuno ha la casa inondata da un mese, tutti lavorano per salvare dalla furia almeno qualche quartiere di Bangkok.  I giornalisti girano anche di notte su una barca, donata dagli ascoltatori, per raccogliere testimonianze e per distribuire tonnellate di generi alimentari.

 

I militari e i funzionari del governo lavorano anche 15 ore al giorno per garantire la sopravvivenza. Gli anziani sono ormai fissi nelle cucine comuni, dove si prepara il cibo per le mense stracolme di sfollati. I monaci buddhisti accolgono migliaia di persone anziane, malate, bambini, mamme e nei loro bei monasteri dorati sfamano tutti. C’è il prete cattolico che ha aperto le porte della sua scuola raffinata agli sfollati e prende poi la barca per incontrare la gente che ormai vive sui tetti delle case. Questa è la Thailandia più vera, che sta insegnando al mondo che si può vivere, gioire e soffrire insieme pur nel dramma totale. Tutti si aspettano che le piogge finiscano e rinasca un Paese nuovo, ma in silenzio è già nato nel cuore stesso dei thailandesi che non smettono di amare la propria terra e la propria gente.

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