In Sicilia vince l’astensionismo

La maggioranza degli aventi diritto non ha votato. Continua il conteggio dei voti, che decreterà la composizione del Parlamento siciliano. Oggi inizia anche il dibattimento relativo alla trattativa Stato- mafia

Domenica in Sicilia si è votato per l'elezione del presidente della Regione e per i novanta deputati all’Assemblea regionale.
Ecco i numeri: 4.426.574 elettori (con una leggera maggioranza di donne, 2.284.380), 5.307 sezioni nei 390 comuni delle nove province siciliane. Domenica sera alle 22 aveva votato il 47,42 per cento degli aventi diritto al voto. Il comune siciliano con la più alta percentuale di votanti è stato Maniace (Catania), con il 77,76 per cento, e quello con la più bassa affluenza Acquaviva Platani (Caltanissetta), con il 20,68 per cento.

Nella precedente tornata elettorale, il 13 e 14 aprile del 2008, andò a votare il 66,68 per cento. Le urne, però, in quella occasione, rimasero aperte anche il lunedì e, evento non trascurabile, si rinnovavano anche Senato e Camera. Per trovare una analoga tornata elettorale bisogna far riferimento al 2006, il 28 maggio, quando si votò in un'unica giornata e i votanti furono il 59,16 per cento.

La scheda che i siciliani hanno trovato ieri presso i seggi elettorali era unica e l’elettore disponeva di due voti: uno per la scelta della lista regionale, il cui capolista è il candidato alla presidenza della Regione, l’altro per la scelta delle liste provinciali, in cui l’elettore può esprimere la sua preferenza per uno dei candidati alla carica di deputato regionale.
L’elezione del presidente della Regione è a turno unico, e quindi non è previsto alcun ballottaggio. Vince chi totalizzerà il maggior numero di preferenze. Così conquisteranno uno scranno al Parlamento siciliano gli 80 eletti nelle liste provinciali, l’eletto presidente della Regione, il candidato governatore giunto secondo e gli otto nomi presenti nel listino del candidato vincente.

Infatti, la legge regionale siciliana prevede di “pescare” nel listino qualora la coalizione vincente non raggiungesse nel proporzionale il numero di 54 deputati che le assicuri un’ampia maggioranza. Nei nove collegi provinciali, la ripartizione dei seggi é ottenuto secondo un quoziente legato alla popolazione. Quindi: 7 eletti ad Agrigento; 4 a Caltanissetta; 17 a Catania; 3 ad Enna; 11 a Messina; 20 a Palermo; 5 a Ragusa; 6 a Siracusa; 7 a Trapani.

Dalle 8 di stamattina sono iniziate le operazioni di spoglio e l’attesa é grande. Queste elezioni regionali, infatti, sono riuscite comunque a conquistarsi il palcoscenico. Qui sta debuttando il Movimento 5 stelle pronto adesso a mettersi in gioco a livello nazionale. Debutta anche l’inedita coalizione Pd- Udc. Da vedere anche gli effetti del candidato presidente della destra sociale. Da fare attenzione alla nuova coalizione del centro sinistra, qui in Sicilia senza il Partito democratico. Ma anche il risultato che conseguirà Grande Sud con il Partito dei siciliani (ex MPA di Raffaele Lombardo). Da seguire anche i risultati che avranno la lista Sturzo e quella dei Forconi. Insomma quest’oggi, mentre nelle sezioni elettorali si sta svolgendo lo spoglio delle schede elettorali, si stanno anche scrivendo e riscrivendo le prossime alleanze.

Ma si é votato soprattutto contro, più che a favore di qualcuno o qualcosa. Un voto di protesta ma anche una protesta al voto di chi non è voluto andare nemmeno a votare. In questo modo, naturalmente, il voto di chi é andato a votare vale il doppio ma é ingiusto criticare chi ha votato per protesta. Che cosa deve fare un elettore oltre che andare a votare e farlo secondo coscienza? E se l’offerta politica a suo avviso non é pienamente condivisibile o accettabile, il voto, ad esempio, verso liste non “strutturate” e mi riferisco ai “Forconi” e al “Movimento 5 stelle” perché deve essere visto solo come voto contro, e quindi negativo? E se invece volesse proprio avere questa connotazione: un voto contro la vecchia politica? Insomma, un avviso ai naviganti: bisogna cambiare e rifondare la politica. Il voto “contro” mi sembra di poter dire che sia in realtà l'esplosione di una sofferenza e la politica più intelligente e interessata davvero al bene comune dovrà e saprà tenerne conto.

Ma intanto vediamo cosa ci consegnerà il risultato siciliano. Da notare che oggi inizia il dibattimento relativo alla trattativa Stato- mafia, davanti al giudice di Palermo Piergiorgio Morosini che dovrà decidere se mandare sotto processo i dodici imputati dell’inchiesta. Sono cinque i boss: Leoluca Bagarella, Totò Riina, Bernardo Provenzano, Antonino Cinà e il pentito Giovanni Brusca. Tre i politici: Calogero Mannino, Marcello Dell'Utri e l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino. Tre i carabinieri: i generali Mario Mori e Antonio Subranni e l'ex colonnello Giuseppe De Donno. Infine sotto inchiesta c'è pure Massimo Ciancimino, che risponde, oltre che della trattativa, di concorso in associazione mafiosa e calunnia aggravata.

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