In scena a maggio

Fabrizio Gifuni e Testori,Vinicio Marchioni e la poesia di Dino Campana, Studio sui “Sei personaggi” di Luigi Pirandello”  regia Luca Ronconi,Festival Internazionale della Danza di Roma, Fabbrica Europa a Firenze

Vinicio Marchioni e la poesia di Dino Campana

Dino Campana conclude la sua esistenza nel manicomio di Castelpulci a Scandicci nel 1932. “Cosa fa – si chiede Marchioni, autore e interprete insieme a Milena Mancini e Ruben Rigillo – un Poeta, un viaggiatore, un malato di schizofrenia o più semplicemente un uomo che ha vissuto e scritto, in un manicomio per quattordici anni? Come fa a sopravvivere a se stesso e alla propria esistenza lì rinchiuso? Uomo prima che poeta, nella sua camera da quattordici anni nella sua più lunga ora di vita, forse l’ultima, assieme alla voce di Sibilla Aleramo, donna prima che poetessa, ad alleviare o acuire le sue pene. Non certo uno spettacolo di ricordi intellettuali o aneddotici quindi, ma uno spettacolo-concerto per voci e musica attraverso il cuore di Campana mentre cerca di ridirsi la vita, di ri-viverla, di ri-metterla in scena per non perdere la memoria di se stesso. Per scoprire che non c’è nulla che possa far morire l’istinto alla poesia in ognuno di noi”.

“La più lunga ora. Memoria di Dino Campana. Poeta, pazzo”, scritto e diretto da Vinicio Marchioni, con Vinicio Marchioni, Milena Mancini, musiche composte e eseguite dal vivo da Ruben Rigillo. Produzione Teatro Eliseo. A Roma, Piccolo Eliseo, dal 3 al 21/5.

 I sei personaggi di Luca Ronconi

Luca Ronconi ha consegnato alla storia del teatro una lettura inedita del classico pirandelliano, nato dal percorso laboratoriale che per tre anni consecutivi il regista condusse alla Scuola del Centro Teatrale Santacristina con un gruppo di allievi diplomati all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Andato in scena a Milano, a Roma e a Firenze, dopo il debutto nel giugno 2012 al Festival dei 2Mondi di Spoleto, torna ora al Piccolo. Sarebbe sbagliato parlare di una semplice ripresa: è la riaffermazione del lavoro di Ronconi nel condividere con i giovani attori una lettura dei classici nata dalla ricerca e dalla curiosità nei confronti di testi ritenuti “bloccati” nella loro più ovvia interpretazione. Ronconi ha trasferito il “dramma” dei sei personaggi «in uno spazio vuoto e claustrofobico, una stanza della mente, dove questi personaggi vivono nella mente di chi li ha creati, sono figure immaginate da un autore e quindi non possono avere nessun tipo di concretezza».

“In cerca d’autore. Studio sui “Sei personaggi” di Luigi Pirandello”, regia Luca Ronconi, ripresa a cura di Luca Bargagna, con Fabrizio Falco, Davide Gagliardini, Lucrezia Guidone, Luca Mascolo, Massimo Odierna, Alice Pagotto, Sara Putignano, e con Luca Carbone, Gloria Carovana, Matteo Cecchi, Cosimo Frascella, Stefano Guerrieri, Marina Occhionero, Luca Tanganelli, Zoe Zolferino. Coproduzione Centro Teatrale Santacristina e Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, in collaborazione con Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”. A Milano, Piccolo Teatro Studio Melato, dal 3 al 21/5.

Fabrizio Gifuni e Testori

Con la sua intensa tecnica recitativa, Fabrizio Gifuni si cimenta col potente linguaggio di Giovanni Testori nel romanzo del suo esordio narrativo (1954). Una corsa allucinata. Una sfida fra l’astro nascente del ciclismo Dante Pessina e il suo gregario Sergio Consonni, si trasforma e si deforma in un potente apologo morale contro la degradazione delle coscienze nell’Italia del secondo dopoguerra. Il gregario, diventato ‘scemo’ a causa di una caduta intenzionalmente causata dal ‘dio di roserio’, arranca nella memoria perduta nel tentativo di ritrovare la propria voce. “…‘Verbalizzare’ il grumo dell’esistenza, far sì che la carne si rifaccia ‘verbo’ per verificare le sue inesplicabili ragioni di violenza, di passione e di bestemmia; e ricadere poi, di nuovo, nel suo fango tenebroso e cieco.” Queste considerazioni di Testori a proposito del teatro esprimono meglio di qualunque preambolo a quale dirompente forza d’urto possa trascinarci, a volerla attivare, la sua lingua di scena. Che torna a farsi nitidamente strumento di un arcaico rito teatrale.

“Il dio di roserio”, di Giovanni Testori, con Fabrizio Gifuni. Produzione Solares Fondazione delle Arti. A Milano, teatro Franco Parenti, dal 3 al 6/5.

Dittico per l’Aterballetto

La compagnia emiliana Aterballetto chiude la settima edizione del Festival Internazionale della Danza di Roma della Filarmonica Romana e Teatro Olimpico (il 3 e 4/5) con un dittico formato da due recenti lavori del 2016. “Words and Space” coreografia del praghese Jiří Pokorny su musiche del repertorio barocco, è un racconto intimo e poetico, metafora di un dialogo intrapersonale che proietta immagini in movimento di un dipinto o di un libro traboccante di storie fluttuanti. “Bliss”, coreografia dello svedese del Nederlands Dans Theater Johan Inger sulla musica del “Köln Concert” di Keith Jarrett, rappresenta la metafora di un dialogo con il proprio io. “Il mio compito – dichiara il coreografo–, insieme a quello dei danzatori, è quello di raccontare come ci relazioniamo con questa musica iconica. Nel modo in cui incontriamo questa musica con gli occhi di oggi, è presente sia una sfida compositiva che emotiva”.

Al via Fabbrica Europa, a Firenze

Una mappa del contemporaneo in cui orientarsi con la bussola dello sguardo e della curiosità, tra grandi nomi e giovani emergenti della scena performativa più ricercata, tra linguaggi e segni di un panorama ricco e attuale che mostra nuove vie creative e sociali. Il programma della XXIV edizione del Festival si muove tra comunità artistiche e ritualità del domani, che prendono vita nelle atmosfere create da alcuni tra i massimi esponenti delle performing art provenienti da tutta Europa e Medio Oriente, India, Cina, Mediterraneo. Ad inaugurare il festival è Anne Teresa De Keersmaeker con la prima nazionale di “A Love Supreme”, pièce costruita in collaborazione con il coreografo Salva Sanchis per la Compagnia Rosas sulla musica dell’omonimo capolavoro di John Coltrane. Tra controllo e abbandono, tra fervore e rigore, tra formalizzazione e improvvisazione, la dinamica coreografica si sposa con il fluire ascetico ma anche vulcanico delle sonorità di Coltrane, in un’intensa ricerca di assoluto e di libertà. Tra le molte altre presenze Jérôme Bel, Cristina Kristal Rizzo, Claudia Catarzi, in collaborazione con l’israeliana Michal Mualem, Anan Atoyama, coreografa giapponese residente in Francia. Nell’ambito del Focus Young Arab Choreographers – progetto dedicato a giovani coreografi dell’area del bacino del Mediterraneo –, il tunisino Hamdi Dridi, e il libanese Bassam Abou Diab, presenti con due loro lavori. Insieme all’italiano Jacopo Jenna saranno anche protagonisti di uno “Scambio di pratiche tra coreografi”. Inoltre il Progetto Around 35 con giovani coreografi tra i più interessanti del panorama nazionale che presentano gli esiti dei propri processi creativi.

A Firenze, Stazione Leopolda e altri spazi, dal 4/5 al 15/6.

 

 

 

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