In scena

Michele Riondino si muove tra Catania, Milano e Roma con "La vertigine del drago" di Alessandra Mortelliti, Napoli ospita tre monologhi femminili di Neil LaBute e prosegue all'Auditorium Parco della musica Equilibrio Festival della nuova danza
Vertigine del drago

Michele Riondino naziskin ne "La vertigine del drago"
Dopo il debutto al festival di Spoleto del 2012 torna in scena il testo di Alessandra Mortelliti, anche protagonista insieme a Michele Riondino che firma la sua prima regia con una messinscena densa di drammaticità e nel contempo di fragile ironia, contrappuntata dai rimandi “pop”. Francesco, naziskin alle prime armi, incontra Mariana, zingara zoppa ed epilettica. Durante un agguato a un campo rom ad opera di un gruppo di neonazisti, Francesco rimane gravemente ferito e per riuscire a mettersi in salvo prende in ostaggio Mariana. Tra le quattro mura di un angusto e squallido garage, nell’attesa della telefonata dell’Ordine che dia indicazioni sul da farsi, i due sono costretti a una convivenza forzata. Due giovani infelici, senza prospettive, abbandonati dai loro stessi clan d’appartenenza, che riusciranno, a loro modo, a trovare una certa forma di rinascita e spazio per condividere le loro, seppur diverse, forme di ribellione. “La vertigine del drago”, di Alessandra Mortelliti, regia Michele Riondino, scenografia e costumi Biagio Fersini, disegno luci Luigi Biondi. Catania, Teatro Musco dall’11 al 16/2, Milano, Teatro Sala Fontana dal18 al 23, Roma, Teatro Ambra alla Garbatella dal 25/2 al 2/3.

"Le Molière imaginaire" ovvero la malattia del teatro
Solo una malattia immaginaria può proteggere dalla disperazione di vivere. Argante è un solitario e il suo è un immenso monologo. Forse solo Molière sarebbe potuto essere il suo interlocutore; infatti, eccezionalmente, viene citato in scena cancellando così il diaframma tra il teatro e la realtà, tra la recitazione e la vita. Tra Molière e Argante c'è una relazione misteriosa e profonda, non è la malattia il loro punto di incontro ma la comune vocazione immaginaria, la loro separazione dalla realtà. La musica, negli spettacoli di Molière era fondamentale. Avendo Nino Rota composto Le Molière imaginaire si è "immaginato" che i due artisti si incontrino e dialoghino; tre secoli li separano ma l'arte non conosce tempo e spazio. Un Molière anche per raccontare l'artista Molière, la vita di chi professa la fede del teatro. Vita e scena si mischiano, il tempo dell'arte è un tempo ibridato di perenne inquietudine, pezzi di personaggi si attaccano alla pelle e pezzi di pelle leniscono le ferite dei personaggi. “Il malato immaginario ovvero Le Molière imaginaire”, regia, adattamento e riscrittura di Teresa Ludovico, Teatro Kismet Opera di Bari. Roma, Teatro Il Vascello, dall’11 al 23/2.

"A slow air" di David Harrower, al Teatro Argot
Due fratelli che non si parlano da quattordici anni. Morna lavora come donna delle pulizie a Edimburgo e passa il tempo bevendo e cercando di capire la mente del figlio ventenne Joushua. Athol, il fratello maggiore, vive vicino a Glasgow Airport con la moglie e due figli. È il proprietario di una ditta di piastrelle ed è orgoglioso dei suoi affari, conquistati con fatica. Nei loro monologhi alternati raccontano la propria vita, l’infanzia e i rapporti con i genitori, facendo emergere sentimenti spesso contrastanti. I ricordi e segreti si intrecciano con l’arrivo di Joushua che scatenerà una serie di eventi nuovi e sorprendenti. «Questo testo poetico del drammaturgo scozzese – spiega Rappa – ci parla della famiglia con ironia e amore. Lo spettatore non può non immedesimarsi nei loro conflitti e nelle loro sofferenze: l’orgoglio che ci separa anche dalle persone amate, la difficoltà del perdono, il sentirsi a volte più estranei in famiglia che con il resto del mondo». "A slow air" di David Harrower, traduzione Gian Maria Cervo e Francesco Salerno, regia Giampiero Rappa, con Nicola Pannelli e Raffella Tagliabue. Coproduzione Narramondo e Gloriababbi Teatro. Roma, Teatro Argot dall’11 al 23/2.

Equilibrio Festival della nuova danza
Prosegue il festival diretto da Sidi Larbi Cherkaoui e prodotto dalla Fondazione Musica per Roma, con grandi maestri della scena internazionale e artisti emergenti che si muovono in territori di confine tra la danza e il teatro. Il 15 febbraio, con Mind a Gap, la Compagnia Anton Lachky (cofondatore del collettivo Les Slovaks) celebra il corpo che danza, un omaggio alla sua potenza e alla sua sensibilità. Come degli eroi dei fumetti, gli interpreti verranno catapultati in un mondo immaginario, esplorandone l’imperfezione. Il 18 e 19 Akram Khan Company, con iTMOi (in the mind of Igor), una appassionata indagine sul lavoro di Igor Stravinskij. Doppio appuntamento il 21 con AP15 e True Blue Market di Sebastien Ramirez e Honji Wang. Nel secondo titolo si indaga il paradosso di una società globalizzata composta da singoli individui. All’Auditorium Parco della Musica di Roma.

Tre monologhi femminili di Neil LaBute
In scena tre figure femminili, in bilico tra drammi e speranze, aprono una finestra su un universo rosa pieno di contrasti.Tre monologhi inediti di uno degli autori americani più rappresentativi dell’era post Mamet. La violenza è il tema centrale, intesa come manipolazione di una realtà soggettiva e come reazione, spietata fino al grottesco, a un torto subito. Sia si tratti di relazioni interpersonali, sia si parli di intolleranza etnica o religiosa, LaBute mette in luce l’amaro paradosso di reagire alla violenza con maggiore violenza, come fanno le tre protagoniste di queste tre ironiche e minimali tragedie contemporanee.“Re(L)azioni” di Neil LaBute, traduzione di Marcello Cotugno, anche regista, in collaborazione con Gianluca Ficca, con Bianca Nappi, Napoli, Sala Assoli, dal 14 al 16 febbraio.

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