In scena

Da "Erano tutti miei figli" di Arthur Miller alle poesie di Jacques Prévert riscritte per il teatro da Luca Micheletti, tanti spettacoli interessanti in giro per l'Italia
Erano tutti miei figli

Torna Arthur Miller con “Erano tutti miei figli"
Pubblicato nel 1947, è il primo grande successo teatrale di Arthur Miller. Il dramma è incentrato sulla figura dell’imprenditore Joe Keller, il quale quando la seconda guerra mondiale era da poco terminata, non aveva esitato a trarre profitti dalla vendita di pezzi “difettosi” destinati all’aeronautica militare che erano costati la vita a ben 21 piloti. Arrestato, l’uomo riesce a scagionarsi scaricando tutta la responsabilità sul suo socio, che Keller sacrifica impassibile alla sua brillante carriera di magnate. Intanto la sua famiglia fa i conti da tre anni con il dramma della scomparsa in guerra di un figlio mai ritrovato. Un affresco spietato di sorprendente attualità della società americana del secondo dopoguerra che infrange gli ideali della famiglia, del successo e del denaro.“Erano tutti miei figli“, regia Giuseppe Dipasquale, con Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini, Filippo Brazzaventre,Annalisa Canfora,Barbara Gallo,Enzo Gambino,Giorgio Musumeci,Ruben Rigillo,Silvia Siravo. Napoli, teatro Mercadante, fino al 28/4; Catania,Teatro Giovanni Verga dal 3 al 19/5.

 

Le folli stagioni
Scritta e interpretata da Luca Micheletti (Premio Ubu 2012 come migliore attore non protagonista per La resistibile ascesa di Arturo Ui di Brecht con la regia di Claudio Longhi) la messinscena è una commedia “d’amore e d’anarchia” ottenuta attraverso un montaggio drammaturgico di alcuni testi di Jacques Prévert; una riscrittura per il teatro di alcune sue pagine più e meno celebri in origine non scritte per la scena, che nascono dalla domanda di Micheletti, coniugata in diversi modi: «Perché Prévert?» o anche «Ancora Prévert?».“Le folli stagioni. Ceci n’est pas un récital”, dalle poesie di Jacques Prévert, Compagnia teatrale I Guitti. Brescia, CTB Teatro Sociale, il 22 e 23/4.

 

Donna e cibo, secondo Eleonora Danco
Lavorando su commissione dei vertici dell'Expo 2015, con al centro il tema dell'Esposizione Universale di Milano “Nutrire il pianeta-Energia per la vita”, Eleonora Danco propone «una figura femminile, che potrebbe essere anche maschile, un personaggio che passa inosservato all'esterno, con un mondo interiore deformato che palpita. Il suo rapporto con il cibo è un metronomo attraverso il quale decide di organizzare la sua vita, senza errori. Evita aperitivi, cene, non compra niente, neanche le uova, la farina. Modifica il corpo per cancellare i ricordi. Le cose che mangiamo sono un'assunzione di responsabilità, per lei sono uno scopo. Il cibo diventa anche uno scontro con l'esterno, la realtà urbanistica. Gli odori la obbligano alla memoria». “Donna 4”, di e con Eleonora Danco. Roma, Teatro Il Vascello, fino al 21/4

 

“IL Soccombente” diThomas Bernhard
Uno dei capolavori della letteratura mondiale del Novecento, in cui ricorrono i temi cari all’autore e all’Arte del Novecento, attraverso il racconto di una vicenda esemplare. Due giovani amici, Wertheimer e l’io narrante dietro il quale si cela il desiderio di proiezione dello stesso scrittore, raggiungono Salisburgo per frequentare un corso di perfezionamento pianistico tenuto da Horowitz. Qui, i due giovani incontrano un ragazzo singolare che si chiama Glenn Gould. Quando lo sentono suonare, vengono travolti dalla piena di un trauma interiore che non concederà loro un solo attimo di pace per il resto della vita. I due virtuosi del pianoforte comprendono con chiarezza abbagliante che il loro amico canadese è un genio, peggio, una prova indiscutibile dell’esistenza di Dio.
“IL Soccombente” diThomas Bernhard, riduzione dall'omonimo romanzo di Ruggero Cappuccio, con Roberto Herlitzka, Marina Sorrenti, regia Nadia Baldi. A Napoli, Teatro Nuovo, fino al 21/4.

 

E l'uomo creò se stesso
Due coreografie firmate da Leonardo Diana, per la rassegna “Danzando per le Marche”. Lo spettacolo “E l’uomo creò se stesso”, si articola su più livelli linguistici: pittorico, espressivo-corporeo e video-musicale. In scena un pittore e un danzatore separati da una tela-schermo. La traccia pittorica dialoga con i movimenti del corpo danzante rovesciandosi l’una nell’altro e percorrendo diversi stadi evolutivi verso la digitalizzazione del linguaggio. Il video e l’immagine fotografica occuperanno il posto della materia pittorica e del corpo vivo. Verso la Luce si compone di tre quadri. Nel primo il corpo dell’attore dialoga col suo doppio psichico, nel secondo, abbandonato a se stesso, si snoda e si contorce come un meccanismo difettoso, infine cambia pelle per rinascere in una nuova dimensione.
Coreografia, danza e scenografia Leonardo Diana. A Montemarciano, Teatro Alfieri, il 20/4

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