In scena

Alessandro Preziosi interpreta "Cyrano de Bergerac", il monologo al femminile di Jean Cocteau è a Parma, mentre a Catania si danza con "Silent as…"  di Zappalà
Cyrano de Bergerac

Cyrano de Bergerac 
 A dare corpo e voce al celebre poeta-guascone del capolavoro tardoromantico di Rostand, è ora Alessandro Preziosi, anche regista della celebre commedia ispirata alla figura storica di Savinien Cyrano de Bergerac, estroso scrittore del Seicento francese. La geniale temerarietà di Cyrano, afflitto da un naso mostruoso, che non ha il coraggio di manifestare alla cugina Rossana l’amore per lei, la drammaticità della sua fiera esistenza, vissuta pericolosamente all’insegna del non piegarsi mai alla mediocrità e alle convenienze, ne fanno un autentico eroe romantico e al contempo un personaggio straordinariamente moderno.
 
“Cyrano de Bergerac”, di Edmond Rostand, traduzione e adattamento Tommaso Mattei, con Valentina Cenni, Emiliano Masala. Milano, Teatro Nuovo, dal 6 al 18/3. In tournèe
 
La voce umana 
 Da ottant’anni uno dei ritratti femminili più intensi della storia del teatro. Il celebre monologo di Cocteau è un atto unico “dissanguante”, che dipana lo strazio dell’abbandono affidandolo a una lunga telefonata. Qui il telefono diviene un mezzo d’incomunicabilità e inganno, in contrasto con la “voce umana”, strumento sensibile, capace di trasmettere tutto il dolore e la solitudine della donna. Cocteau condensa tutta la complessità, la novità delle relazioni vissute, mediate, nell’era della comunicazione mediatica. Diretta da Walter Le Moli, Mascia Musy conduce il pubblico dietro le quinte della scena e della vita amorosa della donna. Su di un palcoscenico a cuneo le pareti divengono movibili e lo spazio si protrae fin nei camerini del teatro.
 
“La voce umana”, di Jean Cocteau, con Mascia Musy, regia di Walter Le Moli. Parma, Teatro Due, dall’8 all’11/3
 
18 mila giorni
 Protagonista del testo originale di Andrea Bajani è un uomo di 50 anni che perde il lavoro. E con esso, anche tutta la sua vita, il senso delle cose. Se ne sta asserragliato in un appartamento che è diventato una sorta di discarica di cose, ricordi e sentimenti, solo, senza la moglie e il figlio che lo hanno abbandonato. Riflessioni personali ed epocali si intrecciano a sottolineare come in soli 18 mila giorni – che corrispondono a 50 anni – siano radicalmente mutate le prospettive e le aspettative sociali in Italia. In scena Giuseppe Battiston con il musicista e compositore Gianmaria Testa.
 
“18 mila giorni. Il pitone”, regia Alfonso Santagata. Roma, Teatro Quirinetta, dal 6 al 18/3
 
Silent as… 
Ovvero “Silenzioso come…”. La nuova creazione rappresenta per il coreografo Roberto Zappalà una nuova partenza poetica. Per il coreografo catanese il silenzio evoca una serie di suggestioni: la quiete, la morte, la poesia, la tragedia, la musicalità, la libertà, la ferocia, l’immobilità, il colore (il bianco), ed infine la neve… Ed è proprio la neve la protagonista “nascosta” dello spettacolo. La neve, per il suo vivere uno stato fisico intermedio tra l’acqua e il ghiaccio, è ambigua e portatrice di caratteristiche al contempo positive e negative. Evoca la purezza, ma anche il silenzio assordante dell’indifferenza.
 
“Silent as…”, coreografia e regia Roberto Zappalà, Compagnia Roberto Zappalà. Catania, Scenario Pubblico, dal 9 all’11/3, dal 16 al 18 e dal 23 al 25
 
 
 

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