In scena

Segnaliamo alcuni interessanti appuntamenti di teatro e danza

 

I prossimi appuntamenti di teatro e danza

I Pink Floyd rivivono nella danza

Dopo il debutto al Ravenna Festival nel giugno 2019 e la recente tournée italiana, giunge a Roma l’opera rock del coreografo/regista russo-belga Micha van Hoecke creata sulle canzoni della leggendaria band inglese, eseguite dal vivo dai Pink Floyd Legend ed interpretate dai ballerini dalla Compagnia Daniele Cipriani. Punto di partenza nella creazione è il celeberrimo brano Shine on You Crazy Diamond in cui i quattro Pink Floyd – al secolo Roger Waters, Nick Mason, Richard Wright e David Gilmour – rendevano omaggio al loro compagno Syd Barrett che si era perso nelle regioni sconosciute della “luna”, intesa come malattia mentale. Nello spetatcolo, Syd è interpretato da Denys Ganio, già étoile del Balletto di Marsiglia ed interprete dal famoso Pink Floyd Ballet di Roland Petit, balletto cult che debuttò nel 1973, in piena epoca pop, con la band inglese che suonava dal vivo. Un sapiente gioco di luci, laser e videoproiezioni trasforma lo spazio scenico in una surreale luna abitata da personaggi come il “doppio” di Syd, una specie di Pierrot Lunaire. Visioni oniriche che s’incrociano per creare mondi siderali, eppure molto vicini.SHINE Pink Floyd Moon”, A Roma, Teatro Olimpico, nell’ambito delle Giornate della Danza dell’Accademica Filarmonica Romana. Dal 3 all’8/3.

Marat Sade firmato da Claudio Gioè

L’opera di Peter Weiss, il cui titolo esteso è La persecuzione e l’assassinio di Jean-Paul Marat, rappresentati dai filodrammatici di Charenton, sotto la guida del Marchese di Sade, andò in scena per la prima volta allo Schiller Theater di Berlino nel 1964. L’autore, ispirandosi alla biografia del celebre e discusso Marchese de Sade, immagina che durante la sua detenzione presso il manicomio di Charenton, all’inizio dell’800, questi metta in scena un dramma ispirato alla rivoluzione francese affidandone i diversi ruoli agli internati. Da un lato c’è il personaggio di Marat, “marxista” ante-litteram, completamente immerso nella necessità dell’azione, un rivoluzionario puro, e dall’altro il borghese intellettuale Sade, che rivendica l’importanza di un individualismo soggettivo e libero che anticipa le derive solipsistiche dell’intellettuale moderno. Tesi ed antitesi sono messe in scena da una compagnia di pazzi diretta dallo stesso Sade, e il manicomio diventa un luogo dove la libertà viene evocata e agita in tutta la sua forza. Ispirandosi al teatro epico di Brecht, Claudio Gioè, regista e anche interprete, ha dato al suo Marat Sade una connotazione straniante e metateatrale, sottolineandone la dimensione di “teatro nel teatro”, anche grazie alla componente musicale dello spettacolo. «Il linguaggio scelto – spiega Gioè – è esattamente a metà strada tra il teatro oggettivo di Brecht che vuole “cambiare il mondo” e le esperienze espressioniste del teatro della crudeltà di Artaud. Mi sembra che una riflessione sul senso della rivoluzione francese che provenga dal sud d’Europa oggi possa essere utile e necessaria». Marat Sade” di Peter Weiss, diretto da Claudio Gioè con la collaborazione di Alfio Scuderi; interpreti Filippo Luna, Silvia Ajelli, Antonio Alveario, Giulia Andò, Maurizio Bologna, Giulio Della Monica, Germana Di Cara, Ermanno Dodaro, Gaia Insenga, Raffaele Pullara, Fabrizio Romano; scene e costumi Enzo Venezia, musiche originali Andrea Farri, luci Luigi Biondi, suono Pippo Alterno. Produzione Teatro Biondo di Palermo. A Palermo, Teatro Biondo dal 28/2 all’8/3.

L’epopea in versi de “La cupa” di Mimmo Borrelli

Pluripremiato e consacrato da un clamoroso successo di pubblico e di critica nel 2018, torna lì dove è nato al Teatro San Ferdinando, l’epopea in versi di Mimmo Borrelli, La cupa. “Uno spettacolo che racconta una deriva – spiega il regista e attore -: quella del vuoto delle coscienze e della memoria del nostro tempo”. La parola che dà il titolo all’opera – cupa – va intesa nella doppia accezione, di sentiero stretto che s’apre nelle cave, e di buio metaforico, perché affondata nelle tenebre è la rappresentazione della violenta faida che vede contrapposte due famiglie di scavatori: quella di Giosafatte ‘Nzamamorte, malato terminale di tumore, e del terribile Tommaso Scippasalute. La cava contesa nasconde attività illecite di smaltimento di rifiuti tossici e cadaveri di bambini per il mercato degli organi, ma nasconde soprattutto il passato dei personaggi che la abitano. Ognuno ha il suo orrore inconfessabile, un inferno di colpe e delitti – tra omicidi, pedofilia, infanticidi, stupri – rimossi nel ventre dell’inconscio ma destinati a un eterno ritorno, proprio come la paternità negata di Giosafatte. “La cupa. Fabbula di un omo che divinne un albero”, versi, canti, drammaturgia e regia Mimmo Borrelli, con Maurizio Azzurro, Dario Barbato, Mimmo Borrelli, Gaetano Colella, Veronica D’Elia, Renato De Simone, Gennaro Di Colandrea, Paolo Fabozzo, Marianna Fontana, Enzo Gaito, Geremia Longobardo, Stefano Miglio, Roberta Misticone; scene Luigi Ferrigno, costumi Enzo Pirozzi, disegno luci Cesare Accetta, musiche, ambientazioni sonore composte ed eseguite dal vivo daAntonio Della Ragione. Produzione Teatro Stabile Napoli – Teatro Nazionale. A Napoli, Teatro San Ferdinando, dal 27/2 all’8/3.

 Il fuoco di Prometeo oggi

Tutto inizia dal mito, da Prometeo, il titano amico dell’umanità e del progresso che sfidò il potere degli dei e fu per questo vittima dell’atroce punizione di Zeus, che gli invierà l’aquila a rodergli il fegato, lasciando che ogni notte si rigeneri senza porre fine al tormento. Sul palco quattro attori incarnano i personaggi del mito. Ma oggi qual è il fuoco che si accende nella notte, qual è il vero fuoco necessario che brucia e scava la nostra vita? Con questo nuovo lavoro Oscar De Summa prosegue la sua cifra stilistica di riferimento costituita da una contrapposizione costante tra fatti apparentemente privi di peso e tutto l’indicibile della vita che può essere avvicinato solo dalla poesia, una lente molto speciale di lettura di quegli stessi giorni e di quegli stessi gesti. Perché è la poesia, come la notte di Prometeo, a generare uno choc, che ci permette di essere presenti rivelando che fuori di noi c’è l’Altro rendendo così l’uomo un collegamento tra cielo e terra. La poesia come possibilità, una possibilità di comprendere cosa stiamo vivendo. Da Prometeo. Indomabile è la notte”, di e con Oscar De Summa, e con Marina Occhionero, Luca Carbone, Rebecca Rossetti, scene Francesco Fassone, luci Matteo Gozzi. Produzione Teatro Metastasio di Prato, Arca Azzurra produzioni, La Corte Ospitale, con il sostegno di Fondazione Luzzati Teatro della Tosse. A Prato, Teatro Fabbricone, dal 25/2 all’1/3.

 Il Pinocchio di Opus Ballet e Giardino Chiuso

Sincero e dispettoso verso l’umanità e il mondo, Pinocchio, qui è il riflesso dell’artista, scruta curioso e pieno di aspettative tutto quello che accade intorno a lui. Ma tutte le sue disavventure e la sua voglia di libertà lo porteranno, suo malgrado, ad assoggettarsi completamente al mondo terreno, scegliendo di diventare di carne e ossa e accettando l’anonimato della massificazione, praticamente annientando la sua parte “divina” in favore di quella umana. Le scene si susseguono senza tregua, vorticosamente in viaggi fantastici e perigliosi, alla scoperta delle sensazioni, degli affetti, della giustizia, dell’incerto, dell’amicizia, del tradimento, del divertimento, delle lacrime, della povertà, dell’onestà. Lo spettacolo incrocia diversi linguaggi teatrali. Danza, parola, video, musica si equilibrano nella messa in scena trasportando lo spettatore in una dimensione sospesa. Lo spettacolo conta sulla presenza straordinaria del grande interprete Virginio Gazzolo che apre lo spettacolo e recita testi da Collodi, Kleist, Rilke, Hugo, Baudelaire, Meyerchol’d. “Non un viaggio facile – affermano la coreografia Patrizia de Bari e il drammaturgo Tuccio Guicciardini – bensì pieno di tranelli, traversie varie e soprattutto bugie. Ma cerchiamo di raccontare e difendere la libertà intrinseca di Pinocchio, un Pinocchio che, come l’artista, guarda il mondo come fosse sempre la prima volta, con occhi ingenui e sempre curiosi. Un’anima pura.” “Pinocchio”, coreografia Patrizia de Bari, drammaturgia Tuccio Guicciardini, video Andrea Montagnani, costumi Santi Rinciari. Compagnia Opus Ballet e Compagnia Giardino Chiuso, danzatori: Isabella Giustina, che incarna Pinocchio, affiancata da Leonardo Diana, Lorenzo Di Rocco, Stefania Menestrina, Giulia Orlando, Riccardo Papa, Françoise Parlanti, Jennifer Rosati. A Firenze, Teatro Niccolini, sabato 29/2, doppia replica ore 17 e ore 21.

Il cerchio, metafora di reclusione e chiusura

Circle, è un progetto innovativo e originale che nasce dalla fusione di espressioni artistiche differenti. Dipinge un teatro di paure, ossessioni, desideri e passioni umane, rappresentazioni effimere con le quali la mente delinea la propria realtà. Lo spettacolo (a Roma, Teatro Golden, il 2/3) racconta il travagliato vagare del nostro io verso porti sconosciuti aspirando, in conclusione, a rappresentare i frammenti di un’anima esplosa nel tutto, sciolta nell’universo, un’anima libera dalla paura. L’ispirazione, il messaggio, è contenuto nelle composizioni originali di Riccardo Di Fiandra e Antonio D’Antò eseguite dal vivo dall’ensemble live Le Metamorfosi Musicali. L’ambiente scenico è composto dal Light e Visual Designer (03Lab) Jean Paul Carradori. Un ulteriore elemento espressivo e originale, viene sviluppato dal sound designer Simone “Zeta” Saccomandi che realizza una futuristica ricerca di “Immersive Sound 3D”, attraverso il Dolby Surround e la spazializzazione del suono. La performance che prende forma, vede protagonisti i danzatori Antonio Fiola, Francesca Schipani, Enrica Felici, Manuel Rapicano mossi dalla coreografia di Antonio Barone. La poesia, collante fra le singole parti dello spettacolo, è affidata alla voce di Simon Pieroni. L’originale ricerca del compositore di musica elettronica Mattia Di Cretico definisce quell’impronta sperimentale esaltata dalla spazializzazione acustica.

 

 

 

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