Così è (se vi pare)
“Così è (se vi pare)”, secondo Filippo Dini
Il signor Ponza, la sua misteriosa moglie e la suocera, signora Frola, sono i protagonisti della trama da poliziesco che Luigi Pirandello costruisce nel 1917 con Così è (se vi pare). Un gioco di enigmi sul tema, caro al drammaturgo siciliano, della dimensione sempre tragicamente soggettiva della verità, che non esclude una potente dimensione grottesca. A sfidare questo classico del teatro italiano, con il quale si sono cimentati mostri sacri e mattatori, è il pluripremiato Filippo Dini, interprete e anche regista. Egli scardina la tradizione del “pirandellismo” con un Pirandello che guarda a Buñuel: il confronto tra i personaggi si consuma come un gioco al massacro, violento e crudele, in un claustrofobico interno borghese. L’allestimento si muove in una dimensione onirica e surreale: non c’è realtà, non c’è verità, se non quella mutevole e soggettiva dell’inconscio, del sogno. “Così è (se vi pare)”, di Luigi Pirandello, regia Filippo Dini, con (in ordine alfabetico) Francesca Agostini, Giuseppe Battiston, Mauro Bernardi, Andrea Di Casa, Filippo Dini, Ilaria Falini, Mariangela Granelli, Dario Iubatti, Orietta Notari, Maria Paiato, Nicola Pannelli, Benedetta Parisi, Giampiero Rappa; scene Laura Benzi, costumi Andrea Viotti, luci Pasquale Mari, musiche Arturo Annecchino. Produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale. A Torino, Teatro Carignano, fino al 6/1/2019. In tournée a Trieste, Il Rossetti, dal 9 al 13/1; a Correggio (RE), Teatro Asioli, il 15 e 16, a Pinerolo (TO), Teatro Sociale, il 18 e 19; a Napoli, Teatro Bellini, dal 22 al 27; a Grosseto, Teatro degli Industri, il 29 e 30; a Pistoia, Teatro Manzoni, dall’1 al 3/2; a Genova, teatro Duse, dal 5 al 10/2.
Intramontabile West Side Story
Dopo il successo della scorsa stagione in occasione dell’inaugurazione della stagione teatrale del Teatro Carlo Felice di Genova, torna a grande richiesta lo spettacolo che ha rivoluzionato la storia della musica. Lo spettacolo, con la regia di Federico Bellone e le coreografie originali di Jerome Robbins riprodotte da Fabrizio Angelini, è in lingua originale con dialoghi in italiano, e si avvarrà dell’orchestra sinfonica del teatro ospitante. Una storia d’amore ma anche un action thriller, West Side Story è tutto questo, un amore sfortunato tra due giovani, Tony e Maria, la cui felicità è distrutta dall’odio tra le due bande rivali alle quali appartengono: i Jets e gli Sharks, il tutto ambientato nella giungla urbana della New York degli anni Cinquanta. Il musical conobbe un ulteriore successo anche nella sua versione per il grande schermo. Adattamento del celebre Romeo e Giulietta di Shakespeare, il capolavoro di Bernstein unisce ritmi travolgenti di mambo e samba con melodie affascinanti, quali Maria, America, I Feel Pretty e Tonight, che sono rimaste nella memoria collettiva. “West Side Story” di Leonard Bernstein, Jerome Robbins, Arthur Laurents e Stephen Sondheim. A Firenze, Teatro del Maggio Fiorentino, dal 13 al 22/12; a Genova, Teatro Carlo Felice, dall’1 al 4/1/2019.
Destinatario sconosciuto
Il romanzo di Katherine Kressmann-Taylor, scritto nel 1938 in forma di racconto epistolare, adattato per il teatro da Rosario Tedesco, esalta il sottile gioco psicologico che spinge ad un punto di non ritorno l’amicizia tra due uomini, smascherandone alla luce della Storia, ipocrisie e meschinità. Martin e Max amici e soci in affari, vivono negli Stati Uniti. Max è ebreo, Martin è un gentile. Nel 1932, Martin ritorna in Germania e partecipa alla ricostruzione postbellica della patria. In principio dubbioso, finisce con il subire il fascino della propaganda nazista. Max, invece, resta in America, lontano dagli eventi, esule. Il loro carteggio rivela il senso profondo dei cambiamenti che di lì a poco sconvolgeranno l’Europa intera. La lontananza, dapprima solo geografica, presto rende tangibile un’estraneità più profonda, e le parole si fanno armi letali. Una partita a scacchi con il passo del thriller, che riserva come epilogo un sinistro scacco matto. I brani selezionati per coro a cappella irrompono nel cuore dello spettacolo e assurgono al ruolo fondamentale di voce della Storia. “Destinatario sconosciuto”, di Katherine Kressmann-Taylor, traduzione di Ada Arduini, adattamento e regia di Rosario Tedesco, con Nicola Bortolotti e Rosario Tedesco, e con il Coro di voci bianche “F. Gaffurio” del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, direttore del coro Edoardo Cazzaniga, luci Giuliano Almerighi. Produzione Teatro dell’Elfo. A Milano, Teatro dell’Elfo, Sala Fassbinder, dall’11 al 23/12.
Shakespeare ancora e sempre “in love!”
Grande metafora scenica degli inciampi ineludibili della vecchiezza umana, grande storia familiare, grande Teatro delle limitazioni intrinseche relative comunque alla sordità naturale della nostra condizione di viventi; tutto ciò è la tragedia del Lear. Lo spettacolo della compagnia torinese Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa respira all’interno di una spazialità scenografica assai particolare, le cui contraddittorie caratteristiche strutturali (potremmo descriverne l’immagine come quella di un Sottomarino/Volante) sono esaltate e potenziate da un impegno drammaturgico che ha saputo privilegiare soprattutto la dimensione epica del racconto del Bardo. Le situazioni dello sviluppo storico vengono accompagnate in sequenza, sottolineandole e contrappuntandone le fasi climatiche, da una serie di trasformazioni di tutto il panorama scenografico, stupefacenti per effetto visivo, ma, quel che più conta, per l’estrema aderenza della loro misura iconica alle intenzioni/intuizioni generali della regia. “Lear, schiavo d’amore” una riscrittura di Marco Isidori dal “Re Lear” di William Shakespeare, regia Marco Isidori, con: Maria Luisa Abate, Paolo Oricco, Batty La Val, Francesca Rolli, Vittorio, Eduardo Botto, Nevena Vujic’; tecniche Sabina Abate, Fabio Bonfanti, Loris Spanu, luci Francesco Dell’Elba, scene e costumi Daniela Dal Cin. Coproduzione Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa e Fondazione del Teatro Stabile di Torino. A Roma, teatro Vascello, dall’11 al 16/12.
Le ho mai raccontato del vento del Nord
C’è posto per un romanzo d’amore epistolare oggi, ai tempi di internet, degli sms e degli “emoticon” con i cuoricini? Lo scrittore austriaco Daniel Glattauer dimostra che i sentimenti trasformati in parole, su carta o per email, hanno sempre un’immensa forza incantatrice, tanto che il suo testo è diventato un best-seller in diciassette paesi e ora un testo teatrale con la traduzione di Andrea Cipriani. Una favola moderna che racconta come da un errore (una mail spedita a un indirizzo sbagliato) può nascere un’amicizia giocosa e complice, e poi un sentimento ben più potente. “Le ho mai raccontato del vento del Nord” di Daniel Glattauer, traduzione Andrea Cipriani, regia Paolo Valerio, con Chiara Caselli e Paolo Valerio, immagini e scene Antonio Panzuto, montaggio video Raffaella Rivi, musiche originali Andrea Cipriani, disegno luci Enrico Berardi. Produzione Fondazione Campania dei Festival – Teatro Festival Italia e Teatro Stabile di Verona. Napoli, Teatro Nuovo, dal 12 al 16/12.