In scena
Il Gran Teatro di Calderón de la Barca
Oltre 20 artisti, tra performer dell’ensemble di Lenz e musicisti del conservatorio Arrigo Boito, daranno corpo alla riscrittura scenica delle visioni di Calderón de la Barca. Un’esperienza, letteralmente, irripetibile. «Un corpo architettonico di più parti, collegate tra loro e tra loro dipendenti, come in un abbraccio: così possiamo pensare e vedere il complesso monumentale della Pilotta», suggeriscono Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, registi e direttori artistici della Lenz Fondazione. «Se poi lo intendiamo come il mondo sul e nel quale si rappresenta una commedia o tragedia della vita, dove il regista è Dio in quanto Autore, e gli attori le allegorie della condizione umana, ecco che l’idea di questo teatro si sovrappone all’idea del Theatro di Giulio Camillo che aveva l’ambizione di mostrare in un unico luogo tutta la sapienza umana e di rivoluzionare l’idea stessa di teatro tradizionale, lo spettatore sul palco e la memoria del mondo in platea». Nella visione di Lenz, il luogo unico abitato da questa variegata umanità sarà il complesso della Pilotta stesso e in particolare lo scalone imperiale, la Galleria nazionale e il teatro Farnese.
“Il Grande teatro del mondo”, prima parte del progetto dedicato a Calderón de la Barca. A Parma, complesso monumentale della Pilotta, dal 18 al 23/6. Spettacolo per un pubblico itinerante (numero limitato). La prenotazione è obbligatoria.
Lettera di un padre ad una figlia dell’Isis
“Perché non l’ho previsto?”, si domanda un padre pensando alla scelta di sua figlia, Nour. Giovanissima, cresciuta in un milieu liberale e illuminista, la donna è fuggita in Siria per raggiungere l’uomo che ama, un combattente dell’Isis, lasciando suo padre, filosofo di fede islamica, solo a torturarsi per questa assurda decisione. È un pezzo della sua vita che se n’è andato via, a uccidere in nome del suo stesso Dio. Rachid Benzine, islamologo franco-marocchino, con questo romanzo epistolare, scritto nel 2016, riesce a trattare con delicatezza temi complessi, soprattutto in un paese colpito duramente dal terrorismo. Giorgio Sangati lo porta in scena avvalendosi di Franco Branciaroli e di Marina Occhionero, e di un eccellente trio musicale.
“Lettere a Nour”, di Rachid Benzine, traduzione di Anna Bonalume, regia Giorgio Sangati, musiche originali eseguite da Mothra, con Fabio Mina, Marco Zanotti, Peppe Frana. Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Centro Teatrale Bresciano, Teatro De Gli Incamminati, in collaborazione con Ravenna Festival. A Ravenna, Teatro Alighieri, il 14/6.
Quando non so cosa fare cosa faccio?
Camminare senza una meta precisa lungo un quartiere di Roma ascoltando un flusso ininterrotto di pensieri, racconti, piccole osservazioni, che da quel paesaggio partono e ritornano, come se fosse da fuori che arrivano i pensieri, mostrando come il nostro vissuto sia continuamente intrecciato con l’esterno. È questa l’azione performativa di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini che, per il quarto anno consecutivo, accompagneranno un piccolo gruppo di spettatori (30 a replica) dal teatro India lungo viale Marconi: negozi di ultima generazione e vecchie botteghe artigiane, panchine abitate da vecchi del quartiere e parchi popolati da bambini di tutte le etnie, antri, parcheggi e facciate nascoste degli imponenti palazzi. Gli spettatori, muniti di cuffie e guidati da Tagliarini, seguono Deflorian che, come spesso accade nel percorso di questa coppia artistica, si muove in bilico tra racconto autobiografico e restituzione di una figura. Una figura che questa volta è stata rubata al nostro migliore cinema: Adriana, la giovanissima protagonista di uno dei capolavori del cinema italiano, Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli, film del 1965.
“Quando non so cosa fare cosa faccio?”, azione performativa di e con Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, Monica Demuru/Ludovica Manzo e Francesco Alberici, collaborazione artistica di Valerio Sirna. Produzione Teatro di Roma-Teatro Nazionale. A Roma, dal 13 al 23/6, ore 18.45.
La Tempesta di Aterballetto
Con questo nuovo titolo la compagnia di Reggio Emilia affronta una sfida: mettere alla prova la capacità della danza di raccontare una narrazione teatrale, illuminandone le storie e i personaggi in modo originale, osservandoli da nuovi punti di vista, garantendo una chiara leggibilità della vicenda originale senza rinunciare ad aprire dimensioni visionarie. Lo spettacolo, ideato dal coreografo Giuseppe Spota sulle musiche, scritte appositamente per la performance, di Giuliano Sangiorgi, parte proprio da una tempesta: quella che, possiamo immaginare, ha portato Prospero e Miranda a naufragare sull’isola, per poi ripercorrere la linea degli eventi delineata da Shakespeare, evidenziando alcuni nuclei tematici di forte profondità umana.
“Tempesta”, coreografia Giuseppe Spota, musiche Giuliano Sangiorgi, drammaturgia Pasquale Plastino, scene Giacomo Andrico, consulenza critica Antonio Audino, costumi Francesca Messori; luci Carlo Cerri. Produzione Aterballetto – Fondazione nazionale della danza, coproduzione CTB – Centro Teatrale Bresciano, Teatro Stabile del Veneto. A Milano, Teatro Strehler, dal 12 al 14/6; a Vignale Danza.
Cross Festival a Verbania e dintorni
Performance di artisti nazionali e internazionali, tutte legate tra loro da focus tematici come l’Oriente con Noname Sosu e Art Project BORA; due compagnie di danza contemporanea dalla Corea del Sud; l’Ambiente con Sinfonia H20 della compagnia Tecnologia Filosofica; il Corpo attraverso “Uno sguardo al Femminile” con le performance di Silvia Gribaudi, Qui e Ora Residenze Teatrali, Riciclette, e il collaudato laboratorio di danza Over 60 “Non è mai troppo tardi”. E ancora, circo poetico contemporaneo con Les Amants du Ciel di Mattatoio Sospeso. Tutto questo e altro ancora è Cross Festival, l’evento internazionale dedicato alle Arti Performative organizzato da LIS LAB Performing Arts e giunto alla IV edizione (dal 13/6 al 1/7). Il tutto sotto la guida artistica di Antonella Cirigliano e di Tommaso Sacchi, e dislocato a Verbania e a Cannobio, sulle rive del Lago Maggiore, e da quest’anno anche a Domodossola. Ad aprire il festival è la grande performance dell’eclettico e geniale coreografo canadese Benoît Lachambre.