In scena
Le vie dei Festival a Roma
La rassegna teatrale (in corso fino al 22/10), alla 24esima edizione, tiene fede, nonostante le crescenti riduzioni di budget, ai propri caratteri fondanti: uno sguardo partecipe sul contemporaneo, l’attenzione al teatro di parola – declinato quest’anno anche attraverso esempi alti della letteratura del ‘900 – il rischio della ricerca del nuovo, accanto a un “angolo della memoria”, intesa non in senso nostalgico, ma propositivo. Dopo i primi debutti con testi di Enzo Moscato e di Scimone e Sframeli, il festival prosegue in questa settimana con “Elettra o la caduta delle maschere”, di Marguerite Yourcenar (al teatro Vascello, il 26), con la regia di Mauro Avogadro che dirige il gruppo di giovani della Compagnia RDA; dal 27 al 29, “Se tu avessi parlato Desdemona. L’ultimo quarto d’ora nella camera da letto del generale Otello”, ideato e interpretato da Enrica Rosso, un monologo su un tema di bruciante attualità che, grazie agli interventi multimediali, immerge Desdemona, prima vittima di femminicidio, nei suoi incubi. Il testo invece le offre la possibilità di ribaltare la storia, dimostrando la sua innocenza all’uomo che ama; in collaborazione con I Teatri del Sacro c’è “Il desiderio segreto dei fossili” dei Maniaci d’amore (al Vascello, il 27) testo divertente, lieve e durissimo di Francesco D’Amore e Luciana Maniaci: una riflessione sulla paura del diverso, della vita e del divino, ispirato dai testi di Florenskij, di Genet e di Pirandello. Segue (il 28, al Vascello, e il 30, al Teatro del Lido di Ostia) “Giobbe storia di un uomo semplice”, adattamento e regia di Francesco Niccolini, con Roberto Anglisani, ispirato al romanzo di Joseph Roth. In “Leila della tempesta”, il 29, Alessandro Berti – anche regista – e Sara Cianfriglia danno voce e corpo alla storia vera di Padre Ignazio De Francesco che da anni segue i detenuti del carcere di Dozza a Bologna, proponendo un cammino spirituale basato sui diritti umani. Collegato tematicamente allo spettacolo, il documentario “Dustur”, di Marco Santarelli (al Cinema Greenwich il 2/10): protagonisti un gruppo di detenuti musulmani che scelgono di seguire una serie di lezioni sulla Costituzione italiana, con lo scopo finale di scrivere una nuova “costituzione dei sogni”. Il rapporto tra teatro e letteratura è rappresentato da Luigi Lo Cascio (al Vascello, il 28), con “Sul cuor della terra. Poeti siciliani del Novecento”: i versi raffinati, dolorosi, intimi, di Bufalino, Bonaviri, Basso, Ripellino, e dei più classici Pirandello e Quasimodo vengono da lui interpretati in una dimensione colloquiale quasi intima. Seguirà Sonia Bergamasco protagonista di “Ex chimico. Primo Levi e il suo secondo mestiere” (al Vascello, l’1/10).
Nel purgatorio di una coppia
Una stanza. Potrebbe essere un carcere, un manicomio, un luogo di tortura o il Purgatorio. Due personaggi: un uomo e una donna sono chiamati a confrontarsi con le loro sanguinose vite passate, per maturare consapevolezza delle azioni compiute e tentare di redimersi. Il dialogo è stretto, domande e risposte, quasi un interrogatorio. Ma chi è la vittima? E chi il carnefice? La creazione del regista Carmelo Rifici è un’opera autonoma che parte dalle vicende della “Medea”. Ariel Dorfman, scrittore da sempre impegnato nella difesa dei diritti umani, riprende il mito e gli ingredienti della tragedia classica per scrivere un’opera teatrale sulla violenza e la crudeltà. Il suo Purgatorio è un luogo astratto, uno strano ambiente da cui si può uscire, ma in cui si ritorna comunque.
“Purgatorio”, di Ariel Dorfman, traduzione di Alessandra Serra, con Laura Marinoni e Danilo Nigrelli, regia Carmelo Rifici. Produzione LuganoInScena, in collaborazione con LAC Lugano Arte e Cultura, e ERT- Emilia Romagna Teatro Fondazione. A Roma, Piccolo Eliseo, dal 27/9 all’8/10.
Il Ballet de l’Opéra de Lyon a Reggio Emilia
È una prima ed esclusiva nazionale quella del 30 settembre, al Teatro Municipale Romolo Valli di Reggio Emilia, nell’àmbito del festival Aperto e della Stagione di Danza 2017 – 2018. Il Ballet de l’Opéra de Lyon, prestigiosa compagnia di formazione classica votata alla danza contemporanea, presenta “Trois Grandes Fugues”, un confronto appassionante sulla personale lettura della “Grande Fuga” di Ludwig van Beethoven di tre donne, tre figure simboliche della coreografia post-moderna e contemporanea. La serata affianca la recente versione (commissionata appositamente dalla compagnia francese) dell’americana Lucinda Childs, a quella di Maguy Marin, considerata una pietra miliare del rapporto tra musica classica e danza contemporanea, e di Anne Teresa de Keersmaeker, che si distingue per le frasi gestuali disegnate nello spazio con lo stesso rigore contrappuntistico del quartetto di Beethoven.
Introdans a Torinodanza
Un programma d’eccezione (il 29 e 30/9) quello della Compagnia olandese Introdans, che porterà in scena, in prima italiana, alle Fonderie Limone di Moncalieri, per il festival Torinodanza, quattro capolavori di alcuni tra i più famosi coreografi contemporanei: “Polish Pieces” di Hans van Manen, “Canto Ostinato” di Lucinda Childs, “Songs of a Wayfarer” di Jiří Kylián e “Rassemblement” di Nacho Duato. La storia di Introdans è la storia di un sogno. Ton Wiggers e Hans Focking creano nel 1971 ad Arnhem, nell’area ad Est del paese, lo Studio L.P. L’obiettivo è portare il balletto, nel senso più ampio del termine, al maggior numero di spettatori possibili. Gli inizi sono difficili, le sovvenzioni stentano, ma la passione dei due artisti trova subito un riscontro nel numero di persone che si avvicinano al professionismo e, nel 1979, arriva il nuovo nome: Introdans, come introduzione alla danza. Riconosciuto dalle istituzioni negli anni ’80, la compagnia si apre ai contribuiti coreografici di artisti stranieri, inaugura un importante settore legato alla formazione di bambini e ragazzi, diventa un riferimento a livello internazionale. Coi suoi 40 anni di storia, è una delle formazioni contemporanee cardine del vecchio continente con un ricchissimo carnet de bal. La serata torinese rappresenta un corposo saggio di questo patrimonio, una sapiente miscela di repertorio e novità che include quattro capolavori contemporanei. Un programma che metterà in risalto la vivacità e la forza di questo ensemble, oggi diretto da Roel Voorintholt.
Ai Quartieri dell’arte di Viterbo
Continua il viaggio fra teatro e arti figurative che il Festival Internazionale Quartieri dell’Arte propone quest’anno, con la collaborazione dell’Accademia Nazionale di San Luca, e la direzione di Gian Maria Cervo e Alberto Bassetti. Il 28 e 29/9, nel complesso monumentale di Sant’Agnese a Vitorchiano (VT), è di scena, “Tuffatori: gente di coraggio n. 1, 2, 3, 4, 5” ispirato a testi di Friedrich Schiller e Jacopo Sannazzaro, con un omaggio al pittore Massimo Rao (1950/1996), che nelle sue opere combina, sempre con una visione originale e contemporanea, lo stile rinascimentale e quello classico, ispirato alla scuola nordica, manierista e preraffaellita. La regia è di Anna Romano. Seguirà, il 30/9 e l’1/10 “Michelangelo e il pupazzo di neve”, di e con Carlo Vanoni, e la regia di Gian Marco Montesano. Il testo sembra mettere insieme una serie di aneddoti sulla vita di Michelangelo Buonarroti ma si rivela, nell’arco della sua evoluzione, un’analisi complessa della sua personalità.