In scena
Mario Martone dirige la “Morte di Danton”
Uno spettacolo monumentale diretto da Mario Martone, con 28 attori in scena, per un grande affresco corale sulla scena della storia, in uno sfogliarsi continuo di corposi e sanguigni sipari, che calano o si schiudono, fra la ferocia del terrore e la conquista della libertà, nel segno dell’uguaglianza e della fraternità. Una efficace, ficcante riflessione, riverberante di attualità, sui guasti del potere d’ogni tempo e latitudine che trovano nella rivoluzione delle rivoluzioni, quella francese del 1789 che partorisce la democrazia moderna, un capitolo centrale ed emblematico della Storia del mondo e che si fa lezione per i due secoli che si sono succeduti. È pure l’occasione di un raro “duello” di bravura fra i due protagonisti, nella Storia e sulla scena, fra il Danton di Giuseppe Battiston e il Robespierre di Paolo Pierobon. Capace di esercitare ancora oggi una potente attrazione, Büchner nutre il testo di temi tutti rilevanti per il nostro tempo: la natura della rivoluzione, il rapporto tra uomini e donne, l’amicizia, la classe, il determinismo, il materialismo, il ruolo del teatro stesso.
“Morte di Danton”, di Georg Büchner, traduzione Anita Raja, regia e scene Mario Martone, costumi Ursula Patzak, luci Pasquale Mari, suono Hubert Westkempe. Produzione Teatro Stabile di Torino-Teatro nazionale. A Roma, Teatro Argentina, dal 16 al 28/5.
L’eterno Arlecchino di Ferruccio Soleri
Ha un particolare significato, nel mese in cui si celebra il Settantesimo del Piccolo, riproporre i lazzi, i duelli e le risate, ma soprattutto la poesia, il “teatro puro” di Arlecchino servitore di due padroni, creato nel luglio del 1947 da Giorgio Strehler reinterpretando la tradizione goldoniana. Arlecchino è lo spettacolo italiano più visto nel mondo. Nel ruolo del titolo, Ferruccio Soleri – che si alterna con Enrico Bonavera – porta in teatro il Guinness dei primati, per la più lunga permanenza nello stesso ruolo. Manifesto di un modo di fare teatro, palestra di attori – da sempre gli allievi della Scuola del Piccolo entrano a far parte della grande famiglia di Arlecchino, in un ideale passaggio del testimone con i loro predecessori – lo spettacolo è un atto d’amore assoluto per il teatro.
“Arlecchino servitore di due padroni”, di Carlo Goldoni, regia Giorgio Strehler, messa in scena Ferruccio Soleri, con la collaborazione di Stefano de Luca, scene Ezio Frigerio, costumi Franca Squarciapino, luci Gerardo Modica, musiche Fiorenzo Carpi, con Ferruccio Soleri, e con Enrico Bonavera, Giorgio Bongiovanni, Francesco Cordella, Davide Gasparro, Alessandra Gigli, Stefano Guizzi, Pia Lanciotti, Sergio Leone, Lucia Marinsalta, Fabrizio Martorelli, Tommaso Minniti, Stefano Onofri, Annamaria Rossano. Produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa. A Milano, Piccolo Teatro Grassi, fino al 28/5.
Elettra secondo von Hofmannsthal
Lo spettacolo vincitore dell’ottava edizione della rassegna “Salviamo i talenti – Premio Attilio Corsini”, iniziativa nata per promuovere progetti teatrali di grande qualità i cui protagonisti sono giovani registi e giovani attori, vede in scena la storia di Elettra narrata da Hugo von Hofmannsthal e diretta da Giuliano Scarpinato. Pugno nello stomaco, lama che affonda, l’autore la racchiude nel breve tempo di un atto: quasi una travolgente successione di inquadrature cinematografiche, un “thriller dell’anima” dal ritmo incalzante e forsennato. Figlia di amatissimo padre, l’eroe della guerra di Troia Agamennone, Elettra vive per vendicarne l’assassinio, ad opera della madre Clitennestra e dell’amante di lei Egisto. Nella casa degli usurpatori si aggira come cagna selvatica, Nessuno riesce a strappare Elettra al dolore muto e forsennato. A turbare i sonni della regina è il ritorno di Oreste. Ed è in un sogno, un doppio sogno, che sembra compiersi fatale la vendetta dei figli di Agamennone.
“Elettra”, di Hugo von Hofmannstha, regia, elaborazione drammaturgica, progetto scenico di Giuliano Scarpinato, con Elena Aimone , Anna Charlotte Barbera , Lorenzo Bartoli, Elio D’Alessandro, Raffaele Musella, Giulia Rupi, Eleonora Tata, Francesca Turrini , Valentina Virando, musiche Elio D’Alessandro, costumi Dora Argento, luci Danilo Facco. Produzione Attori&Tecnici in collaborazione con Wanderlust Teatro. A Roma, Teatro Vittoria, Dal 18 al 28/5.
Alice in Wonderland al San Carlo di Napoli
Dopo il grande successo del Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo a Singapore con Giselle, la Compagnia del Massimo napoletano torna ad esibirsi con un balletto in prima assoluta, “Alice in Wonderland” in una nuova produzione che si avvale delle scene di Andrea Tocchio, i coloratissimi costumi di Simona Morresi, le proiezioni di Sergio Metalli, in una nuova versione coreografica, firmata da Gianluca Schiavoni. Il balletto, in due atti, ha una genesi moderna ed è stato concepito, in questa creazione, per musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840-1893) e Aram Ilich Khachaturian (1903-1978) non destinate originariamente a questo soggetto. Nei panni della protagonista Alice si alterneranno l’étoile spagnola dello Stuttgart Ballet, Alicia Amatriain e Luisa Ieluzzi, talento della compagnia stabile. L’inafferrabile Bianconiglio è interpretato da Salvatore Manzo, il Fante di Cuori da Alessandro Staiano, Anna Chiara Amirante è la perfida Regina di Cuori, Carlo De Martino danza il ruolo del Cappellaio Matto mentre il simpatico Brucaliffo ha il volto di Edmondo Tucci.
“Alice in Wonderland”, coreografia Gianluca Schiavoni, Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro di San Carlo diretta da Alberto Nanetti, scene Andrea Tocchio, costumi Simona Morresi, projection Designer Sergio Metalli. Dal 14 al 25/5.
Sul tavolo si danzano i conflitti
La Compagnia Linga, residente al Teatro l’Octogone Pully/Lausanne, nata nel 1992 da Marco Cantalupo e Katarzyna Gdaniec festeggia 25 anni di attività. E torna a Roma a distanza di otto anni con “Tabula”. Lo spazio è condiviso, conquistato, rivendicato dagli interpreti di una danza a fior di pelle, contrastata e potente. E le regole del gioco sono costantemente modificate dal movimento di una scenografia imponente, due tavole massicce che esplorano, nelle loro variazioni spaziali, tanto l’immobilità di una ‘ultima cena’ che il movimento di un conflitto territoriale. Un teatro delle operazioni a geometria variabile, nel quale i corpi si battono per la conquista dello spazio vitale. Otto danzatori modulano così all’infinito il campo d’azione, erigono muri, torri e ponti, creando alleanze e contrasti inediti, strappandosi parti di territorio. La risonanza con un’attualità sempre più impregnata di conflitti e barriere è immediata.
“Tabula”, ideazione e coreografia Katarzyna Gdaniec e Marco Cantalupo, musiche Hildur Gudnadottir, Svarte Greiner, Raime, Koen Holtkamp, scenografia Gilbert Maire, Romaine Fauchère, costumi Katarzyna Gdaniec, luci German Schwab. A Roma al Teatro Vascello, il 17 e 18/5; A Reggio Emilia, presso la Fonderia39, il 20.
Racconti in danza tra un diavolo e un soldato
“Sono partita da “Histoire du soldat” di Stravinskij – dichiara la coreografa e danzatrice Giovanna Velardi – per concentrarmi su una partitura coreografica che mantenesse uno sguardo narrativo e che restituisse il valore salvifico e positivo della danza come linguaggio comune e terreno di confronto. Rispetto alla storia originale la mia scelta è stata quella di concentrare bene e male in unico personaggio, immaginando la dualità non più come uno scontro tra due personaggi, ma come una lotta interiore, come in una sorta di dottor Jekyll e mister Hyde. L’incontro con l’altro servirà a far riaffiorare ricordi, a riportare alla luce il bene interiore sopito ma non scomparso. Le figure antitetiche che attraversano la scena si muovono in un’atmosfera fiabesca che evoca gli archetipi e il loro incontro produce una reazione a catena che allenta i confini del perenne conflitto tra le parti”.
“Brevi racconti tra un diavolo e un soldato”, ideazione e coreografia Giovanna Velardi, con Giovanna Velardi e Simona Miraglia, scenografia video Valeria Guarcini, disegni e animazioni video “incantesimo” Mattia Pirandello, costumi Dora Argento, luci Danila Blasi. Produzione FC@PIN.D’OC. A Palermo, Teatro Biondo, nell’ambito della rassegna “Passaggio a Sud” cura di Roberto Giambrone, il 18 e 19/5.