In scena

Lampedusa Way a Milano, I ragazzi del cavalcavia, Tre coreografie alla Scala, Romeo e Giulietta con il Balletto del Sud, Una rilettura del “Riccardo II”, La storia di un innocente, Omaggio al giornalista Sergio Atzeni

Lampedusa Way a Milano 

Terza, e conclusiva “stazione” della Trilogia del Naufragio – dopo “Lampedusa Beach” e “Lampedusa Snow” – di Lina Prosa, percorso doloroso nel dramma migratorio in forma quasi di teatro eroico. Racconta il viaggio di Mahama e Saif, più volte evocati nei due capitoli precedenti, che raggiungono l’isola siciliana alla ricerca dei profughi Shauba e Mohamed. La ricerca del cadavere, il suo recupero, il ritorno in patria e il rituale del lutto sono tappe del grande viaggio all’interno di una cultura mediterranea, forse irrimediabilmente disgregata, e il mistero dell’esistenza umana, sul quale la cronaca ci costringe ogni giorno tragicamente a riflettere. “Nei primi due testi – scrive l’autrice – ho lavorato con giovani attori e con loro ho vissuto un’esperienza legata proprio al sogno dell’attore, quando l’attore deve ancora trovare il suo approdo, i suoi paesaggi, la sua Lampedusa. Nel terzo, invece, ho lavorato con due attori di grande spessore artistico, già all’apice dell’esperienza attoriale, e qui la sfida è andata oltre sul piano creativo, dove la maestria dell’attore ha trasformato Lampedusa in verità poetica, quindi luogo del futuro”.

“Lampedusa Way”, testo e regia Lina Prosa, con Maddalena Crippa e Graziano Piazza, scene e luci Paolo Calafiore, costumi Mela Dell’Erba, suono Pippo Alterno. Produzione Teatro Biondo Palermo. A Milano, Piccolo Teatro Studio Melato, dal 19 al 23/4.

 I ragazzi del cavalcavia, oggi

lo spettacolo è ispirato ai fatti di cronaca avvenuti a Tortona venti anni fa quando i fratelli Furlan, lanciando un sasso dal Cavalcavia della Cavallosa, colpirono un’auto in corsa uccidendo Maria Letizia Berdini.
Durante le prime dichiarazioni si chiarì il movente, dissero che l’avevano fatto per passare il tempo, per gioco, “per scacciare la noia non sapendo come trascorrere una serata d’Inverno nel periodo di Natale”. Attraverso questi elementi la storia è stata rielaborata e il tragico evento preso come pretesto per raccontare le vicende di un gruppo di ragazzi come tanti, tra la noia e la voglia di rivalsa sulla vita, che si muovono tra eccessi e tentativi di rimanere a galla, portando a compimento quello che pare essere un atto già predestinato dalla vita.

“I ragazzi del cavalcavia”, scritto e diretto da Erika Z. Galli Martina Ruggeri, con Alberto Alemanno, Maziar Firouzi, Ciccio La Mantia, Daniele Pilli e Michael Schermi; disegno luci Gigi Martinucci, musiche originali Diego Buongiorno, costumi Livia Fulvio. Produzione Industria Indipendente in collaborazione con Carrozzerie N.O.T. Fivizzano 27. A Roma, Teatro Vascello, dal 20 al 23/4.

Tre coreografie alla Scala

Compagnia scaligera in grande spolvero per il Trittico in scena alla Scala dal 19/4 al 13/5. Sul podio, Paavo Jarvi dirige tre lussureggianti partiture: “La Valse” di Ravel, “La Sinfonia in Do” di Bizet e “Shéhérazade” di Rimskij-Korsakov per altrettanti balletti, due dei quali novità assolute create per i danzatori milanesi. “La Valse”, sulla partitura di Ravel, vede una creazione a sei mani di tre coreografi nati all’interno del Corpo di Ballo: Stefania Ballone, Matteo Gavazzi e Marco Messina in un esperimento di composizione inedito in cui fondono le loro visioni creative. “Symphony in C” di George Balanchine è esaltazione della purezza classica, di perfette geometrie, simmetrie e forme, nei quattro movimenti, che vedono protagonisti ognuno una diversa ballerina, un diverso partner e il corpo di ballo. In scena per quattro recite anche Roberto Bolle. “Shéhérezade” vede il debutto scaligero di Eugenio Scigliano, che per l’occasione sceglie di costeggiare la vicenda raccontata nel balletto di Fokine dandole però colori attuali, puntando all’essenza simbolica dei personaggi e dei loro destini.

Romeo e Giulietta con il Balletto del Sud

Prosegue la VII edizione del “Festival Internazionale della Danza di Roma” della Filarmonica Romana e Teatro Olimpico, con il salentino Balletto del Sud guidato dal coreografo Fredy Franzutti, con la celebre tragedia di Shakespeare sull’omonima partitura di Prokof’ev. Le scene tratte dai dipinti di Giotto, Piero della Francesca e Cimabue, introdurranno il pubblico in un mondo sospeso e fluttuante, mentre i costumi saranno ricostruttivi dell’età medioevale italiana, nella quale Franzutti pone l’ambientazione del balletto. Nello spettacolo gli eventi si susseguono in maniera concitata e inaspettata e Giulietta (interpretata da Martina Minniti), divenuta donna, decide lei stessa di morire due volte. La balia e la madre completano, insieme a Giulietta, un percorso attraverso la figura femminile. Mercuzio e Tebaldo portano parallelamente l’eterno conflitto tra i buoni e i cattivi. Romeo (il russo Alexander Yakovlev) è l’amore per sempre, il primo bacio, la passione estrema che lo porta al suicidio. Il dramma si strugge in un balletto dalla trama leggibile che ci fa riflettere sul valore della vita e sul senso della morte.

“Romeo e Giulietta”, coreografia di Fredy Franzutti. A Roma, Teatro Olimpico, il 20 e 21/4.

Una rilettura del “Riccardo II”

Lo spettacolo di Laura Angiulli è un adattamento dal dramma storico Riccardo II di William Shakespeare, in cui si sviluppa il tema della destituzione di un sovrano, argomento che sarà oggetto di approfondimento nel prossimo allestimento da Edoardo II di Christopher Marlowe, parte integrante di un più complessivo progetto. L’attualità del tema riporta a una necessaria riflessione sulla ciclicità dei percorsi storici così come si propongono in un cadenzato riproporsi in ambito politico e sociale. Una lettura inconsueta che restringe nel chiuso dell’illustre famiglia di regnanti – ripartita fra York e Lancaster, tutti discendenti dal prolifico Edoardo III – l’opera drammatica, le cui vicende attraversano e segnano la storia inglese dell’ultimo decennio del quattordicesimo secolo. andrà in scena in differenti e prestigiosi luoghi della città di Napoli, come di seguito.

Happy Crown” da “Riccardo II” di William Shakespeare, drammaturgia e regia Laura Angiulli, con Paolo Aguzzi, Federica Aiello, Michele Danubio, Luciano Dell’Aglio, Alessandra D’Elia, Stefano Jotti, Gennaro Maresca, disegno luci Cesare Accetta. Produzione Galleria Toledo a cura di Rosario Squillace. A Napoli, Complesso Monumentale San Domenico Maggiore – sala del Capitolo, dal 18 al 23/4; Villa Pignatelli – Veranda, 25 al 29 aprile, Succorpo della S.S. Annunziata, dal 2 al 7/5.

La storia di un innocente

La vicenda di Giuseppe Gulotta – contenuta nel libro “Alkamar-la mia vita in carcere da innocente” (ed. Chiarelettere) da lui scritta insieme a Nicola Biondo – è quella di un giovane muratore di 18 anni, con una vita come tante, che viene arrestato e costretto a confessare l’omicidio di due carabinieri ad “Alkamar”, una piccola caserma in provincia di Trapani. Il delitto nasconde un mistero indicibile: servizi segreti e uomini dello Stato che trattano con gruppi neofascisti, traffici di armi e droga. Per far calare il silenzio serve un capro espiatorio, uno qualsiasi. Gulotta ha vissuto ventidue anni in carcere da innocente e trentasei anni di calvario con la giustizia. Non è mai fuggito, ha lottato a testa alta, restando lì come un granello di sabbia all’interno di un enorme ingranaggio. Fino al processo di revisione (il decimo, di una lunga serie), ostinatamente cercato e ottenuto, che lo ha definitivamente riabilitato. La sua storia, dalle conseguenze violentemente drammatiche e non risanabili, è raccontata dall’attore Salvatore Arena. Dopo lo spettacolo è previsto l’incontro con Gulotta.

Come un granello di sabbia. Giuseppe Gulotta, storia di un innocente” testo e regia di Salvatore Arena e Massimo Barilla, con Salvatore Arena. A Reggio Calabria, Teatro Cilea, domenica 23/4, nell’ambito della prima edizione del festival MigrArtes, promosso e ideato dalla FONDAZIONE HORCYNUS ORCA e dalle associazioni Mana Chuma Teatro, Teatro di Figura Le Rane e Soledad. 

Omaggio al giornalista Sergio Atzeni

Lo spettacolo è un tributo al grande giornalista Sergio Atzeni. La storia raccontata è quella di un giovane che parte e lascia la sua terra, la Sardegna, e più precisamente il Medio Campidano. Giancarlo parte negli anni ’70 in cerca di fortuna, ma potrebbe lasciare la terra natia in ogni epoca, che sia di crisi o meno non importa: viene da una terra dove si dice sempre che “per i giovani non c’è futuro”, e chiunque consiglia di partire e di non tornare troppo presto. “Bona fortuna e bonu viaggiu fillu miu, e abarra attentu!” Un viaggio attraverso le generazioni, una brillante narrazione in cui un musicista accompagna l’attore in tutte le situazioni che compongono il grande esodo.

“Esodo. Tributo a Sergio Atzeni”, di Valentino Mannias, con Valentino Mannias e Luca Spanu, musica Luca Spanu, regia Valentino Mannias. Produzione Sardegna Teatro. A Roma, Angelo Mai, dal 20 al 22/4.

 

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