In scena
Giulia Lazzarini è la tata Emilia
Grande ritorno al teatro di Giulia Lazzarini, protagonista, nei panni di Emilia, del testo scritto e diretto dall’ argentino Claudio Tolcachir, che ci accompagna nel cuore torbido e commovente di una famiglia. Emilia è stata la bambinaia di Walter. Dopo vent’anni di lontananza, per puro caso, i due s’incontrano di nuovo e il ragazzo, oramai uomo in carriera, la introduce nel suo contesto familiare. Claudio Tolcachir scrive e dirige una storia di legami contrastati e di apparenze familiari che celano inquietanti segreti. Alternando dramma e commedia, Emilia è un’analisi sul rapporto tra realtà vissuta e il filtro della memoria con cui i ricordi meno piacevoli vengono cancellati o edulcorati. «Il protagonista essenziale della pièce – racconta il regista – è l’amore: un amore inteso come desiderio, possesso, ringraziamento, colpa, che nessuno dei personaggi comprende fino in fondo e interpreta alla stessa maniera».
“Emilia”, scritto e diretto da Claudio Tolcachir, con Giulia Lazzarini, Sergio Romano, Pia Lanciotti , Josafat Vagni, Paolo Mazzarelli, scene Paola Castrignanò, costumi Gianluca Sbicca, luci Luigi Biondi. Produzione Teatro di Roma, al Teatro Argentina, fino al 23/4.
Tre donne, tre culture
“CredoinunsoloDio” o “CredoinunsolOdio”: si può leggere in entrambi i modi il titolo della pièce che coniuga il talento drammaturgico di Stefano Massini e quello registico-interpretativo di Manuela Mandracchia, Sandra Toffolatti, Mariangeles Torres. Le storie procedono parallele, destinate a un epilogo comune nel grande labirinto della cosiddetta Terra Santa. Tre ritratti di donna, tre culture, tre religioni, tre percorsi di vita. Le loro storie procedono parallele, all’apparenza inconciliabili, eppure destinate fin dall’inizio a un epilogo comune, nel grande labirinto della cosiddetta Terra Santa, in cui il tritolo si infiamma con l’odio e le paure si insinuano nel sangue come virus.
“CredoinunsolOdio”, di Stefano Massini, scene Mauro De Santis, luci Claudio De Pace, costumi Gianluca Sbicca, musiche Francesco Santaluci, movimenti Marco Angelilli. Produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa. Teatro Studio Melato, fino al 13/4.
Il vento di Zerogrammi
Il titolo scelto è in dialetto salentino, e significa vento, elemento naturale e simbolico che riporta alle leggende popolari secondo cui alcuni venti fanno impazzire gli uomini, proprio come il protagonista del componimento. Riscrittura del “Don Quijote” di Miguel De Cervantes e basata sull’aforisma di Samuel Beckett secondo cui l’obiettivo dell’uomo non è evitare il fallimento, ma accoglierlo per poi ‘fallire meglio’, lo spettacolo attinge numerosi spunti letterari e cinematografici, tra cui la poesia “Don Quijote” del poeta turco Nazim Hikmet, cui il coreografo pugliese si è ispirato per la creazione del personaggio protagonista.
“Jentu”, Compagnia Zerogrammi, regia e coreografia di Stefano Mazzotta, in collaborazione con Chiara Guglielmi e Fabio Chiriatti. Ad Asti, Teatro Giraudi, il 31/3.
Albania casa mia
La vita di uno dei tanti migranti giunti in Italia dall’Albania, costretto in due diverse realtà: l’amara terra abbandonata e il paese estraneo cui è approdato. il monologo ci accompagna dentro una storia fatta di parole, immagini e sudore, attraverso le vicende di due personaggi inizialmente distinti, Alexander e Aleksandros, albanesi, che, nonostante la differenza di età e di esperienze, vivono sulla propria pelle le stesse viscerali e contrastanti emozioni. Entrambi i protagonisti della storia amano la propria terra, come figli prediletti, ma entrambi la odiano come mariti traditi. Entrambi ripongono le loro speranze nella nuova patria, come innamorati novelli, ma entrambi ne sono feriti, come chi resta senza amici. La lontananza diventa il sentimento più forte, che caratterizza fortemente le parole di questo monologo, divertente e commovente al tempo stesso.
“Albania casa mia”, scritto e interpretato da Aleksandros Memetaj, regia di Giampiero Rappa. Argot Produzioni. A Napoli, Teatro Elicantropo, dal 30/3 al 2/4.
Romeo and Juliet Concert
Proposizione della compositrice Carla Delfrate e di Lenz Fondazione per sole voci d’attrice, è un’opera tesa a esaltare l’espressività e la sonorità della parola tragica dell’opera attraverso una partitura e una resa scenica aspre ed estreme. La lingua-monumento di “Romeo and Juliet” compie il destino tragico dei due eroi, l’atto originario delle loro labbra e della loro lingua, intolleranti ad altro che alle parole funebri e canine dell’inglese antico e si innalza sul piedistallo sonoro della partitura musicale.
“Romeo and Juliet Concert”, da William Shakespeare, traduzione, drammaturgia, imagoturgia Francesco Pititto, regia, installazione, costumi Maria Federica Maestri, musica Carla Delfrate, luci Alice Scartapacchio interpreti Valentina Barbarini, Alessia Galeotti, Sandra Soncini, Elena Sorbi, Carlotta Spaggiari. Produzione Lenz Fondazione. A Parma, Lenz Fondazione, dal 29 al 31/3.
La riunificazione delle due Coree
La coatta divisione politica delle “due Coree” si presta soltanto come metafora, di platonica discendenza, per interrogarsi sulle difficoltà di ri-unione di due anime gemelle. Difatti, il flo tematico dei 18 quadri per 51 personaggi per 9 attori è l’amore come fenomeno difettoso. Amore coniugale, ma anche filiale, amore vissuto, o solo sognato, desiderato. Celebrando soprattutto le fatiche e gli inciampi dell’esperienza sentimentale, ciò che si costruisce è un caleidoscopio di situazioni, indipendenti narrativamente, che si susseguono una via l’altra, a inseguire un’ossessione, un’illusione, in un circolo più vizioso che virtuoso.
“La riunificazione delle due Coree” di Joël Pommerat, traduzione di Caterina Gozzi, con Sara Alzetta, Giandomenico Cupaiuolo, Paolo De Vita, Biagio Forestieri, Laura Graziosi, Giulia Innocenti, Gaia Insenga, Armando Iovino, Giulia Weber; scene Roberto Crea, costumi Marianna Carbone, musiche Paolo Coletta, regia Alfonso Postiglione. Produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro. A Roma, Teatro Vascello, fino al 3/4.