In Scena
Pinocchio e le bugie, degli adulti
Non sarà una fiaba. Tutt’altro che ‘romanzo per bambini’, nel suo adattamento per la scena dell’opera di Collodi, il regista Antonio Latella, per la prima volta impegnato con uno spettacolo prodotto dal Piccolo Teatro di Milano, si pone davanti al burattino di legno cercando uno sguardo depurato dalle infinite interpretazioni depositatesi per 135 anni; cercando, se esiste, quel che finora non è stato visto. Il Piccolo chiama il suo talento alla sfida con una figura universale che appartiene a tutti e di cui tutti coltivano una memoria propria, quasi esclusiva. “Non so quale Pinocchio racconteremo”, ammette Latella. Ma un punto di partenza è sicuro: la menzogna e delle menzogne degli adulti, Pinocchio fu abilissimo apprendista. Il suo naso, nella favola collodiana, si allunga varie volte, ma non sempre quando mente. A volte si allunga perché vive… Anche la fame è legata al naso, perché Geppetto ha pensato bene di creare al suo burattino uno stomaco. Il naso permette a Pinocchio di sentire il respiro della vita in modo diverso rispetto a noi.”
“Pinocchio”, da Carlo Collodi, drammaturgia Antonio Latella, Federico Bellini, Linda Dalisi, regia Antonio Latella, scene Giuseppe Stellato, costumi Graziella Pepe, luci Simone De Angelis, musiche e suono Franco Visioli, con Michele Andrei, Anna Coppola, Stefano Laguni, Christian La Rosa, Fabio Pasquini, Matteo Pennese, Marta Pizzigallo, Massimiliano Speziani. a Milano, Teatro Strehler, dal 19/1 al 12/2.
Coppelia abita a Hollywood
Nell’ambito dell’impegno di Daniele Cipriani volto al recupero del repertorio italiano del balletto della seconda metà del ‘900, dopo “Lo Schiaccianoci” ecco un altro importante balletto, “Coppélia”, rivisitato dal coreografo Amedeo Amodio, con le scenografie di Emanuele Luzzati e Luca Antonucci e i costumi di Luisa Spinatelli. Nei ruoli principali una coppia collaudata in palcoscenico e anche nella vita: Anbeta Toromani e Alessandro Macario; albanese lei, napoletano lui (attualmente primo ballerino al Teatro San Carlo di Napoli). Con loro, il corpo di ballo e i solisti della Daniele Cipriani Entertainment. La versione di Amodio – creato nel 1995 per l’Aterballetto –, attualizzata e ambientata negli Studios hollywoodiani, ci viene restituita in termini di archetipi e metateatro riscoprendo le tinte fosche e sulfuree della storia della celebre bambola. Lo spettacolo è come un set dove si provano diverse scene del film. In scena entrano anche altre mitiche figure cinematografiche, Dracula, Frankenstein e Charlot, oltre a suggestioni ed atmosfere che arrivano da Ginger Rogers e Fred Astaire, Gary Cooper a Marlon Brando.
“Coppélia”, coreografia Amedeo Amodio. In tournèe a Carpi, Teatro Comunale; il 20/1, Piacenza, teatro Municipale, il 22; Pavia, Teatro Fraschini, il 3/2; Bologna, Teatro Duse, il 16; Gorizia, Teatro Comunale, il 18.
Il Macbeth di Emma Dante
Un Macbeth tragico, dominato da un enorme velo rosso sangue – sangue di delitti, sangue di parto, sangue di guerra e di morti – popolato da streghe e circondato da una natura ostile e pericolosa rappresentata da una foresta di fichi d’India. Ecco il “Macbeth” di Verdi per la regia di Emma Dante, che sabato 21 gennaio, aprirà la stagione 2017 del Teatro Massimo di Palermo. Una stagione importante, che celebra il centoventesimo anno dall’inaugurazione del Teatro e il ventesimo dalla riapertura. Il 19 gennaio, alle 20.30, è prevista la prova generale alla quale parteciperanno milletrecento under 35 dell’associazione Giovani del Teatro Massimo. Sul podio Gabriele Ferro – direttore musicale del Teatro Massimo; sulla scena un cast stellare, con Luca Salsi nel ruolo di Macbeth e Anna Pirozzi in quello di Lady Macbeth. Nuovo allestimento del Teatro Massimo di Palermo in coproduzione con il Teatro Regio di Torino e con l’Associazione Arena Sferisterio / Macerata Opera Festival.
“Macbeth”, musica di Giuseppe Verdi, libretto di Francesco Maria Piave, direttore Gabriele Ferro, regia Emma Dante, scene Carmine Maringola, costumi Vanessa Sannino, coreografia Manuela Lo Sicco, light designer Cristian Zucaro. Orchestra, Coro e Corpo di ballo del Teatro Massimo, Compagnia Sud Costa Occidentale di Emma Dante, maestro del Coro Piero Monti. Il 21, 24, 25, 26, 28 e 29/1.
Un’altra Locandiera
Una nuova riscrittura del capolavoro di Goldoni, firmata da Edoardo Erba. Humor nero, intrighi, crimini, infatuazioni, la commedia, disegnando il profilo di Mira, traccia con surreale leggerezza un inedito ritratto dell’Italia di oggi, un Paese amorale, spinto dal desiderio di liberarsi, una volta per tutte, del proprio passato, ingombrante e ambiguo, e ricominciare daccapo. L’autore ci porta in un’antica villa che sta per essere trasformata in albergo, dove la protagonista, Mira, si ritrova coinvolta in una strana cena organizzata dal marito con ambigui uomini d’affari. Il marito non si è presentato e tocca a lei gestire una serata di cui non capisce clima e finalità. Il suo unico punto di riferimento, il contabile della società, a metà della cena se ne va senza spiegazioni lasciandola in balia degli ospiti. Finché arriva uno sconosciuto.
“Locandiera B&B”, di Edoardo Erba, regia Roberto Andò, con Laura Morante, Giulia Andò, Bruno Armando, Eugenia Costantini, Vincenzo Ferrera, Danilo Nigrelli, Roberto Salemi, scene e luci Gianni Carluccio, costumi Alessandro Lai, suono Hubert Westkemper. Produzione Nuovo Teatro, con Fondazione Teatro della Toscana. A Pistoia, Teatro Manzoni, dal 20 al 22/1; a Roma, Teatro Ambra Jovinelli, dal 23/2 al 5/3
Conflitto d’identità in tre alberghi
Ambientato in tre hotel tra Marocco, Brasile e Isole Vergini, il testo del drammaturgo e sceneggiatore statunitense Jon Robin Baitz, è una acuta riflessione etica e politica sulla crisi del capitalismo e sulle ragioni di generazioni non più giovani che si ritrovano infine fagocitate, recluse dentro la tentacolare società dei consumi. E’ evidente l’incoerenza con l’iniziale sogno giovanile dei due protagonisti di conseguire un mondo migliore. In un doppio registro, la distorsione dell’identità si manifesta nei distinti punti di vista di Barbara e di Ken; è la crisi etica della coscienza nell’una e il cinismo opportunista e bugiardo dell’altro. In quest’ottica gli alberghi sono intesi come ambienti neutrali, metafora del non-luogo dove l’identità può non dichiararsi.
“Tre Alberghi”, di Jon Robin Baitz, traduzione di Masolino D’Amico, regia di Serena Sinigaglia, con Francesco Migliaccio e Maria Grazia Plos scene Maria Spazzi, costumi Erika Carretta, suono e luci Roberta Faiolo. Produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. A Napoli, Teatro Galleria Toledo, dal 17 al 22/1; a Prato, teatro Metastasio, dal 31/1 al 5/2.
Una coppia sgangherata di truffatori
Tom Smith e Jerry Wesson sono due personaggi che vivono di piccoli espedienti, una coppia sgangherata di truffatori che si è incontrata nel 1902 non lontano dalle cascate del Niagara. Il primo si improvvisa meteorologo mentre il il secondo pesca il corpi di chi si suicida gettandosi nelle cascate. L’incontro con Rachel, una giovane giornalista, che desidera una storia memorabile, cambia il corso degli eventi. Alessandro Baricco scrive il testo appositamente per Gabriele Vacis, disseminandolo di trabocchetti per il regista, o meglio di sfide che rendono ancora più affascinante lavorare per uno spettacolo in cui devono incrociarsi percorsi, memorie e sentimenti.
“Smith & Wesson”, di Alessandro Baricco, regia Gabriele Vacis, con Natalino Balasso, Fausto Russo Alesi, Camilla Nigro, Mariella Fabbris, scenofonia, luminismi, stile Roberto Tarasco, costumi Federica De Bona, video Indyca / Michele Fornasero. Produzione Teatro Stabile del Veneto / Teatro Stabile di Torino. A Prato, Teatro Metastasio, dal 19 al 22/1.